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Ferdinand Frantz

MessaggioInviato: lun 30 apr 2012, 23:51
da VGobbi
Fu vera gloria?

E' sempre stato giudicato come inteprete mediocre e voce ancor meno interessante ... sopra tutto troppo influenzati dal Ring "romano" (un live in cui onestamente e' colto non proprio in ottima forma) o "milanese" (pessimo suono per poter giudicare la prestazione) ... o l'incisione tarda del suo Wotan in studio, sempre sotto l'egida dell'immenso Furt.

Chi vuole davvero sentire cosa era capace di fare questo artista della parola, dovreste sentirlo nel Ring di Moralt ... nel suo commoventissimo Re Marke (da far impallidire i Weber od i Ridderbusch) ... nel suo Jochanaan con un cast allucinante in fatto di fama, anche per il piu' sfegatato dei melomani (tanto per citarne qualcuno, la Borkh, Klose, Lorenz ed una giovanissima Ludwig!!!), ma il meglio del meglio ... la summa della sua arte e quello che io ritengo il mio Hans Sachs per antonomasia e' il suo capolavoro dei "Maestri Cantori di Norimberga" diretto splendidamente dal Rudolf Kempe.

Ecco alcuni assaggi del suo Hans Sachs :

- il monologo dei lilla'.


- "Wahn! Wahn! Uberall Wahn!"


- il finale d'opera.


E per concludere, uscendo dal tetragono repertorio tedesco, un po' di Verdi con il duetto Aida/Amonasro, cantato in tedesco ma non disdisce sorprese ... con un Frantz trasfigurato e capace di sottigliezze che danno lustro a questo personaggio assai bistrattato. Ecco il clip audio :


Re: Ferdinand Frantz

MessaggioInviato: mar 01 mag 2012, 10:20
da pbagnoli
Quella dell'inerzia interpretativa di Ferdinand Frantz è una delle storie trasmesse dalla critica italiana. Frantz fu un fior di cantante, un interprete intelligente e sensibile, che ebbe il "torto" - se così si può definire - di trovarsi nella stagione di mezzo: cioè, per quanto riguarda la sua voce e soprattutto i personaggi da lui interpretati, fra la fine di Schorr e l'inizio di Hotter.
E' ovvio che la sua figura, schiacciata fra questi due giganti, sia stata ridimensionata; ma non al punto di spendere parole come "voce morchiosa" e "personalità piccina".
La voce - più da basso che da baritono - non era affatto morchiosa; e lui, come dimostrano molto bene questi brani di Sachs che tu hai postato, era interprete sensibile e intelligente.
Io faccio un passo oltre e spezzo una lancia anche a favore del suo Wotan, che non è affatto male nemmeno nei due Ring live di Furtwaengler di cui parli (tieni presente che l'audio - non eccellente, ne convengo - è globalmente migliore nei riversamenti pubblicati dalla Gebhardt che in qualunque altra rimasterizzazione) oltre che, ovviamente, nell'unico Wotan in studio, quello cioè della Walkure:

Sono ovviamente d'accordo con te sull'eccellenza del suo Wotan "austriaco" con Moralt; oltre a tutto lì la voce era anche più fresca e nell'atmosfera così innovativa dettata dal direttore e - sono convinto - anche dal periodo (siamo appena dopo la fine della Guerra Mondiale, 1948 o 49, non ricordo con esattezza).

Credo, come dicevo, che sia stato un eccellente cantante e un gran bravo professionista.
Ma, come ti dicevo, è stato fondamentalmente un Artista di un periodo di transizione: finivano le grandi certezze, anche e soprattutto quelle legate al repertorio wagneriano che era stato incorporato dal regime nazista; c'era la necessità forse non espressa apertis verbis, ma sicuramente sentita, di creare un linguaggio espressivo nuovo.
Quale sarebbe stato questo linguaggio, ora lo sappiamo bene: è quello della Neue Bayreuth che, recuperando il più puro spirito di Cosima, avrebbe depurato l'espressione wagneriana di tutte quelle croste che sarebbero rimaste ancora solo al Met e in pochi altri posti.
Rimanendo a Schorr e alla sua onnipotenza - che spesso suonava artefatta e falsa in ruoli come Sachs (vedi il live integrale o quasi proprio del Met) - non si sarebbe andati da nessuna parte.
Secondo me Frantz ha avuto proprio l'ingrato ruolo dell'apripista.
Non aveva l'onnipotenza e lo straordinario carisma che avrebbe infuso Hotter in questi personaggi - anche in Sachs, a mio personalissimo gusto - ma cominciò a trasmettere umanità, inquietudine e anche un po' di sano umorismo.
Per me, almeno, è così