Cornell Mac Neil

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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Luca » gio 02 lug 2009, 22:44

Mah, :roll: ho ascoltato il duetto Nabucco-Abigaille propostoci dall'amico Matteo e devo dire che è un duetto un pò sciancato: la direzione di Schippers è temperamentosa, ma perché tagliare tutta la ripresa finale di Abigaille ? Di tagli Schippers era prodigo un pò come Gavazzeni. Sto ascoltado un suo Lohengrin del '59 con la Della Casa e non vi dico gli scempi. Trnado al duetto in questione: Mc Neil è bravo, molto morbido, bella dizione forse un pò carente in certa grandiosità. La Rysanek proprio non mi piace: a parte la dizione abbastanza scorretta o comunque non linquida, ma certi passi vocalizzati non la vedono a suo agio (come avrà eseguito il "Salgo già del trono aurato" nel II atto proprio non me lo figuro...) e anche una linea vocale dura e teutonica. Inoltre l'acuto finale è una pallida fotocopia della temibile folgore emessa dalla Callas a Napoli 10 anni prima. Grande cantante in certo repertorio tedesco, ma l'italiano non era il suo forte.... forse perché troppo declamatrice.

Torno su un argomento menzionato da Matteo che mi stuzzica. Lui dice: "Resta poi il caso della Sutherland in Turandot; è vero che il ruolo ha debiti molto pesanti nei confronti della tradizione belcantistica, ma è anche vero che fu pensato per la Jeritza e le declamatrici vi si trovano da sempre a loro agio. La Sutherland giocò le sue carte e vinse stupendamente la partita".

C'è da dire che la Sutherland provenendo dall'Ottocento di Norma e Lucia ha realizzato una creatura astrale e misteriosa, unica nel suo genere e che per il tempo fu una rivoluzione. Norma e Turandot entrambe ad appannaggio, a volte, di declamatrici (e qui mi chiedo: la Callas non lo era ?) ricevono dalla Sutherland un carattere di mistero che le accomuna per diverse strade. Mistero che denota anche il carattere liturgico che le due opere presentano (nei rispettivi I atti: da un lato, le battute propiziatorie di Oroveso e, dall'altro, tutto il rituale della spada di Pu tin pao, della luna e della decapitazione del Principe di Persia. Ancora: il "Sediziose voci-Casta Diva-Ah bello a me ritorna" di Norma è anch'esso una forma di rito ed egualmente "In questa reggia" di Turandot e scena degli enigmi e i parallelismi potrebbero continuare). A ben guardare sono due diversissime sacerdotesse, a contatto con una sfera trascendente molto diversa: Norma che è propria della religione-nazionalismo della sua gente, Turandot con un'alienazione religiosa e sacrale ("Tua figlia è sacra", dice ad Altoum) che si è autoimposta e comunque fuori dalla sfera umana. Una trascendenza che va fatta sentire in suoni acconci e credo che qui si colloca la partita vita, come dice Matteo, dalla Sutherland. Superato questo modulo interpretativo ? Matteo una volta mi disse di si e forse non gli dò torto al 100%, ma deformato sì da epigoni (o 'epigonesse' :lol: ) molto meno dotate della signora Bonynge.

Chi si esprime in merito ?

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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Tucidide » gio 02 lug 2009, 22:56

MatMarazzi ha scritto:Poi, è chiaro, si può cantare Summertime e Memory con tecnica melodrammatica, o Wagner con tecnica belcantista, o Verdi con tecnica declamatoria...
Si può anche, da canzonettisti, cantare Puccini (come, ahimè, fecero la Streisand, Al Bano, Mina...)
In certi casi - non esistono verità nel mondo dell'arte - si può anche risultare bravi, convincenti; non lo escludo. Tutto è possibile
Dico solo che è molto più difficile...

Ovviamente ti ringrazio per il post, che mi trova d'accordo. Potremmo citare anche il Domingo wagneriano: a me piace moltissimo, più, ad esempio, di Peter Hoffmann. Poi, la Bumbry come Venus del Tannhäuser.
Poi, come vogliamo definire, da un punto di tecnico, la Nilsson e la Flagstad? Anche se hanno cantato soprattutto un certo tipo di ruoli, la loro tecnica era improntata a suoni altissimi, immascheratissimi (con le logiche conseguenze nei passi più scopertamente declmatorî). La Nilsson in particolare faceva gli acuti come la Sutherland faceva i sovracuti, con lo stesso approccio. Sembrava un soprano drammatico con la tecnica del sopranino leggero.

Mi trovo poi in sintonia con il passo citato, anzi sono persino più possibilista di te sull'ipotesi di risultare convincenti "fuori repertorio". L'importante è il "come".
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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda MatMarazzi » gio 02 lug 2009, 23:11

Luca ha scritto:La Rysanek proprio non mi piace:


Eh.. de gustibus. :)
A me invece piace molto.

certi passi vocalizzati non la vedono a suo agio (come avrà eseguito il "Salgo già del trono aurato" nel II atto proprio non me lo figuro...)


D'accordo, ma qui non stiamo sentendo il "Salgo già"; inoltre avevo già sottilineato a mia volta le manchevolezze tecniche della Rysanek in questo repertorio.
Che non fosse un soprano virtuoso e belcantista lo sapevamo già tutti. Che la Rysanek funzioni poco nella ritmica e nel fraseggio italiano era talmente ovvio e scontato che ci si poteva arrivare anche prima di ascoltare il brano in questione.
Lei stessa lo sapeva, visto che dopo il 62 non ha più cantato nè Lady, nè Abigaille.

Piuttosto io speravo che, superato questo aspetto, potessimo concentrarci sul resto, ad esempio sullo sbalzo psicologico che il personaggio ricava dal suo canto.
La Rysanek appare qui come una giovane leonessa, aggressiva e col sangue che avvampa, persino seducente in questo slancio incontrollato di rivalsa e di ribellione al padre.
Insomma non è la solita matura e distinta "contessa" che gioca a fare la "cattivona verdiana", che si "indigna" in punta di forchetta, agitando manti e che pare frequentare i salotti intellettuali ben più dei campi di battaglia,
...e che di Nabucco pare la cognata o la zia, ma certo non la figlia (mi riferisco, lo avrete capito, alla tanto osannata Scotto di Muti).

La stessa Callas (che resta l'Abigaille migliore del mondo) cede alla tentazione di "matronizzarsi" in questo ruolo.
Non parliamo della splendida Cerquetti, altra Abigaille meravigliosa, ma a sua volta più monumento che personaggio.
Nonostante tutto, questa della Rysanek a me pare un personaggio che vive e brucia nella sua gioventù e nella sua ribollente femminilità.
E poi i suoi acuti, mi spiace Luca, a me paiono folgori vere e proprie (e non vedo cosa c'entri la Callas, che interpola un mi bemolle sopracuto e che la Rysanek sicuramente non aveva mai potuto sentire nel 1960).

Concordo invece col carattere liturgico della Turandot della Sutherland e sul fatto che nessuna dopo di lei ha offerto una raffigurazione altrettano convincente di questo singolare e suggestivo punto di vista.

Salutoni,
Mat

PS: vi metto una foto che ho trovato della Rysanek in Abigaille. A parte il cappello assurdo (in stile colossal-mesopotamico di serie B), ha un'espressione che ti costringe a crederle! :)

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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Tucidide » gio 02 lug 2009, 23:35

MatMarazzi ha scritto:Piuttosto io speravo che, superato questo aspetto, potessimo concentrarci sul resto, ad esempio sullo sbalzo psicologico che il personaggio ricava dal suo canto.
La Rysanek appare qui come una giovane leonessa, aggressiva e col sangue che avvampa, persino seducente in questo slancio incontrollato di rivalsa e di ribellione al padre.
Insomma non è la solita matura e distinta "contessa" che gioca a fare la "cattivona verdiana", che si "indigna" in punta di forchetta, agitando manti e che pare frequentare i salotti intellettuali ben più dei campi di battaglia,
...e che di Nabucco pare la cognata o la zia, ma certo non la figlia (mi riferisco, lo avrete capito, alla tanto osannata Scotto di Muti).

Sto ascoltando: concordo con Matteo sugli acuti della Rysanek, che anche se un po' fissi hanno una presenza ed un volume consistenti, ma in effetti la mia valutazione su questa Abigaille non è molto diversa da quella di Luca. Ciò che non mi piace sono, a parte la difficoltà nei passi vocalizzati, i suoni dell'ottava bassa, un po' sordi e privi di vibrazioni (soprattutto a fronte di acuti tanto svettanti), e in certi punti la stessa intonazione non è proprio adamantina - ed era in effetti un suo problema.
Che poi il carattere del personaggio sia molto chiaro e definito è vero, e certe sottolineature espressive, citate da Mat, sono sicuramente interessanti: io però non ne avverto una particolare originalità, soprattutto, da ammiratore incondizionato dell'Abigaille della Scotto (cantante che di norma non mi piace molto), non mi trovo d'accordo nel definirla una "cattivona verdiana in punta di forchetta".

Piuttosto, per tornare in tema, MacNeil è davvero grandissimo. Mi pare che questo duetto dimostri che la sua espressività conseguisse i risultati migliori alle prese con le lunghe frasi legate, magari di tessitura altissima come spesso in Verdi, dove poteva fare della nobiltà e della morbidezza dell'emissione carte vincenti. Invece, nelle prime frasi più "declamate", il baritono mi sembra più anonimo, a volte non proprio a suo agio.
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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda VGobbi » ven 03 lug 2009, 0:29

MatMarazzi ha scritto:In genere è meglio che un tedesco reciti in tedesco e un italiano in italiano... No?

Allora mi spieghi, mi spiegate, com'e' possibile apprezzare il Boris Godunov cantato in tedesco da Hotter, tanto per citare l'esempio piu' preclaro ?

Quanto alle vocaliste che hanno lasciato un segno imponderabile nei ruoli declamatori, purtroppo devo ammettere che la Sutherland in Turandot abbia davvero stupito. E continuo a ritenere il suo miglior ruolo nel repertorio italiano, altro che Bellini o Donizetti ...

La Ludwig, ne convengo, e' una falsa declamatrice come scrive giustamente Marazzi. Sara' per questo che l'apprezzo poco in Wagner ?
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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda VGobbi » ven 03 lug 2009, 0:47

Tucidide ha scritto:Potremmo citare anche il Domingo wagneriano: a me piace moltissimo, più, ad esempio, di Peter Hoffmann.

Scusami Tucidide, ma non mi sembra che Domingo possa andare orgoglioso del tuo commento. :lol:

Saro' ripetitivo, e vi chiedo scusa, ma come potra' mai essere credibile un ruolo cosi' altamente "declamatorio" come quello di Norma, pieno zeppo di monologhi d'incisivita' non meno superiore a certi dettami wagneriani. Com'e' credibile un personaggio, astratto e lunare come quello tratteggiato dalla Sutherland, in "Sediziose voci", lei cosi' latente e tutt'altro che autoritaria ? E' in quel punto, a mio modesto avviso, che fallisce il ruolo di Norma cantato dalla Sutherland. Passi per la sua Lucia, per la sua Elvira o per il suo repertorio barocco, ma in Norma proprio non ci siamo (e poi, scusami Luca, ti soffermi sulla dizione "poco liquida" della Rysanek in Abigaille e sorvoli su quella della cantante australiana in Norma ? Non ti sembra di ricorrere a "due pesi, due misure" ?).

Sul duetto propostoci da Marazzi, a me e' garbato parecchio. A partire proprio dall'Abigaille originale della Rysanek, in palese difficolta' nei passaggi vocalistici (d'altronde, le stesse difficolta' mostrate nella sua bellissima Lady nella scena del "Brindisi"), quanto ferina ed incisiva nell'esprimere il personaggio di Verdi. Tra le grandi, annovero pure la Souliotis, la quale vocalmente strabilia oltre ogni dire !!!
Su Mc Neil e' il classico baritono d'antan, dotato di mezzi vocali ragguardevolissimi e timbro fascinoso, carnale. Ma Thibbett e Warren hanno la zampata del classico leone da palcoscenico, l'originalita' delle loro scelte interpretative che Mc Neil lontanamente poteva guardare. Su un altro pianeta ed ancor piu' distante, Robert Merrill, grossolano ad ogni modo. Mentre mi ha sempre lasciato perplesso le interpretazioni di Milnes, ancora al giorno d'oggi non sono riuscito ad inquadrarlo per bene.
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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Tucidide » ven 03 lug 2009, 7:57

VGobbi ha scritto:
Tucidide ha scritto:Potremmo citare anche il Domingo wagneriano: a me piace moltissimo, più, ad esempio, di Peter Hoffmann.

Scusami Tucidide, ma non mi sembra che Domingo possa andare orgoglioso del tuo commento. :lol:

Eh, vabbè, :lol: citavo uno specialista (che nemmeno a me piace) a fronte di un non specialista.

Saro' ripetitivo, e vi chiedo scusa, ma come potra' mai essere credibile un ruolo cosi' altamente "declamatorio" come quello di Norma, pieno zeppo di monologhi d'incisivita' non meno superiore a certi dettami wagneriani. Com'e' credibile un personaggio, astratto e lunare come quello tratteggiato dalla Sutherland, in "Sediziose voci", lei cosi' latente e tutt'altro che autoritaria ? E' in quel punto, a mio modesto avviso, che fallisce il ruolo di Norma cantato dalla Sutherland. Passi per la sua Lucia, per la sua Elvira o per il suo repertorio barocco, ma in Norma proprio non ci siamo (e poi, scusami Luca, ti soffermi sulla dizione "poco liquida" della Rysanek in Abigaille e sorvoli su quella della cantante australiana in Norma ? Non ti sembra di ricorrere a "due pesi, due misure" ?).

Se devo essere sincero, anch'io trovo la Sutherland piuttosto dimessa nel recitativo d'entrata di Norma, dove la dizione confusa contribuisce ad un effetto poco incisivo. Anche se Mat non sarà d'accordo :wink: , trovo che il ruolo della sacerdotessa gallica non sia il migliore della galleria-Pasta della cantante australiana: come Amina mi piace moltissimo, più della Callas, ad esempio, mentre come Norma è vero l'esatto contrario. Qualche mese fa è stato affrontato il tema su questo forum.
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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Maugham » ven 03 lug 2009, 11:17

Tucidide ha scritto: Potremmo citare anche il Domingo wagneriano: a me piace moltissimo, più, ad esempio, di Peter Hoffmann.


Per quel che mi riguarda Domingo l'ho escluso subito.
Anche se, ammetto, è il primo nome che mi è venuto in mente.
Ho ascoltato dal vivo Domingo in Wagner solo in tre occasioni: Lohengrin a Vienna in un allestimento veterotestamentario con Abbado (Studer formidabile), a Bay per il Ring di Sinopoli e sempre a Milano nel Parsifal.
In disco ho invece praticamente tutto.
In tutte le occasioni (sia dal vivo che sul divano) ho trovato il suo Wagner deludente.
Tanto di cappello a un artista che al top della carriera, con la possibilità di fare come Pavarotti ritagliandosi soldi a palate con cinque ruoli fotocopiati in giro per il mondo, ha scelto invece una strada in salita.
Ugualmente però ne constato tutti i limiti.
Una tipo di vocalità -quella di Domingo- che vampirizza il declamato wagneriano trasformandolo in una sorta di fascinosa e mediterranea purea sonora senza dubbio convincente per i wagneriani occasionali (non mi riferisco a te, ovvio) ma letale per chi ha dimestichezza con questo repertorio.
Il Terzo Atto del Tristano della Emi è quanto di più inerte, superficiale ed emotivamente piatto abbia mai ascoltato.
Naturalmente, visto il successo planetario del Wagner di Domingo, è un problema mio.

Ciao
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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Luca » ven 03 lug 2009, 11:50

In tutte le occasioni (sia dal vivo che sul divano) ho trovato il suo Wagner deludente.
(...)
Ugualmente però ne constato tutti i limiti.
Una tipo di vocalità - quella di Domingo - che vampirizza il declamato wagneriano trasformandolo in una sorta di fascinosa e mediterranea purea sonora senza dubbio convincente per i wagneriani occasionali (non mi riferisco a te, ovvio) ma letale per chi ha dimestichezza con questo repertorio.
Il Terzo Atto del Tristano della Emi è quanto di più inerte, superficiale ed emotivamente piatto abbia mai ascoltato.
Naturalmente, visto il successo planetario del Wagner di Domingo, è un problema mio.
===============================================================================
Parole sante caro Maugham anche se OT rispetto a Mc Neil ! Anche il tanto conclamato Lohengrin di Domingo in disco con Solti non è che sia eccelso (ma un pò tutta quell'edizione è discutibile per l'infelice scelta del cast), specie se paragonato ad artisti come Wolker e Anders che avevano anch'essi un suono corposo e brunito, ma con acuti svettanti. Aggiungo che se, un tempo, si accusava di monotonia Pavarotti si è un pò sorvolato su questo lato negativo presente anche in Domingo che non avrà fatto i concerti con i rockettari, che è anche direttore d'orchestra, ma che i suoi limiti vocali ed interpretativi li ha, ma forse troppo spesso perdonati.
E' un'idea mia, ma non solo se solo mia..... :roll:

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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Tucidide » ven 03 lug 2009, 11:56

Maugham ha scritto:Una tipo di vocalità -quella di Domingo- che vampirizza il declamato wagneriano trasformandolo in una sorta di fascinosa e mediterranea purea sonora senza dubbio convincente per i wagneriani occasionali (non mi riferisco a te, ovvio) ma letale per chi ha dimestichezza con questo repertorio.
Il Terzo Atto del Tristano della Emi è quanto di più inerte, superficiale ed emotivamente piatto abbia mai ascoltato.

Io conosco solo Lohengrin, Tannhäuser e Tristano: mi mancano sia Walther von Stolzing sia Parsifal, nonché Siegmund.
In Tannhäuser non mi dice molto, nonostante la tessitura baritonale faccia percepire meno che in altre circostanze gli acuti faticosi. In Lohengrin a me personalmente piace molto, anche se io ho un'idea quasi angelicata e ultramondana di Lohengrin, e non amo voci brunite alle prese con questo ruolo. Nemmeno Melchior, che di solito adoro, mi convince, mentre amo Anders e Völker, e non mi dispiace Kollo.
Ma nel Tristan... Per me è una meraviglia! Anche se sono d'accordo che il terzo atto non sia il vertice interpretativo. Ma il secondo mi fa sciogliere, letteralmente. :oops:
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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Maugham » ven 03 lug 2009, 12:04

Tucidide ha scritto: Ti vengono in mente esempi opposti, ossia di vocalisti che si sono fatti onore in ruoli declamatorî?


Vorrei a questo proposito esprimere una mia idea sulle incursioni di vocalisti nei ruoli declamatori e viceversa.
Penso che un passaggio, anche temporaneo, dei cantanti di tecnica e stile declamatorio in ruoli prettamente vocalistici sia sotto certi aspetti più "semplice" che il contrario.
Con la conseguenza che i risultati, tutto sommato, alla fine mi sembrano meno disastrosi.
La ragione secondo me sta principalmente nel fatto che il repertorio operistico più noto e più popolare è prettamente vocalistico.
Lo dimostra il fatto che, per certi appassionati, la stile "declamatorio" -e la tecnica che ne sta alla base- non esiste ed è definito malcanto.
Questa popolarità del repertorio vocalistico, in un certo senso "costringe" anche chi per indole e impostazione ne è del tutto estraneo ad impratichirsi comunque dei ferri del mestiere per affrontare certi spartiti.
Secondo me anche il più convinto e convincente dei declamatori, il più integralista, quando ha cominciato a studiare canto, senza dubbio ha appreso i principi del vocalismo. Poi li ha trasformati/abbandonati/rifiutati. Ma li conosce. Magari non riesce più a padroneggiarli come si deve, ma sa dove stanno di casa.
Il vocalista tout-court no. Assolutamente.
La Stemme sa bene come affrontare il "Deh, non mi abbandonar" o "Alvaro io t'amo".
Forse non sarà fluida come la Freni, forse comincerà a spingere come una matta per evitare di rompere la linea, forse si avvertirà qualche incrinatura nel legato. Ma sa bene quando passare di registro, ovvero quando passare dalla seconda alla terza poi alla quarta senza "grattare".
Se alla Freni fai cantare "Die Manner Sippe" penso che non ne abbia un'idea. Già si accartoccerebbe alla prime battute. Con quella valanga di consonanti da rendere misteriose, incisive, come scritte su un tronco umido di una nebbiosa foresta nordica.
Der Männer Sippe
sass hier im Saal,
von Hunding zur Hochzeit geladen:
er freite ein Weib,
das ungefragt
Schächer ihm schenkten zur Frau.


E non perchè sia una cattiva cantante (figuriamoci), ma perchè non ha mai sentito il bisogno di studiare una tecnica che, per Mimì e Micaela, non serve.
E il caso di Domingo che raggiunge momenti di assoluto panico nel primo atto di Walkiria.

Der Erschlagnen Sippen
stürmten daher;
übermächtig
ächzten nach Rache sie;
rings um die Stätte
ragten mir Feinde.


Cosa ne dite?
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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Tucidide » ven 03 lug 2009, 12:40

E' proprio qui, Maugham: che volevo arrivare. :D
Su questo punto (siamo OT, ma il bello di un forum è anche questo :wink: ) vorrei dire come la penso io.
Secondo me, una distinzione netta, chiara, a volte un po' manichea, :) fra vocalisti-belcantisti da una parte, e declamatori dall'altra, mi sembra un po' problematica, e rischia anzi di cadere in un errore speculare a quello dei fautori della tecnica unica, che definiscono malcantisti i declamatori, dalla Varnay, alla Silja, alla recente Stemme.
Io penso che non esista una sola tecnica di canto... ma nemmeno due sole. :D
Il canto non ha una logica binaria come un interruttore ON/OFF: vocalista/declamatore. Ogni artista raggiunge un certo dominio sul proprio strumento (buono, perfetto, mediocre, pessimo a seconda dei casi) per ottenere un certo tipo di suono ed un certo tipo di fraseggio, ossia di gestione del modellato della frase. Questo fa sì che il cantante ottenga una sorta di ritratto vocale di sé stesso, della sua psicologia, del suo carattere, o di quello che egli o ella ha in mente quando si rapporta ad un personaggio.
Secondo me, la distinzione vocalisti/declamatori non riesce ad incasellare perfettamente tutte le varianti. Paradossalmente, ci riesce meglio, ma con un arbitrio inaccettabile, la "tecnica unica", mettendo fuori dalla porta tutti quelli che non si rifanno ai dettami del Garcia.
Ci sono cantanti che presentano caratteristiche da cosiddetti declamatori pur essendo sotto molti altri aspetti vocalisti. Questo perché ogni cantante punta a gestire al proprio meglio la scrittura vocale e la psicologia del personaggio che si trova ad affrontare, e può adottare diverse risorse tecniche e musicali per farlo.
Terfel, nel disco DGG diretto da Abbado dedicato a Wagner, ha momenti da vocalista in certe frasi legate (pur con un'emissione tendenzialmente aperta), è però colorista e declamatore in altri scorci, specialmente nel registro centrale, ma quando deve lanciare fiondate in acuto il suono manca della grandiosa forza di un declamatore come Hotter. Nel complesso, il Wagner di Terfel mi piace ma non mi entusiasma, ma questo è un altro discorso.
Il punto è che, se volessi rispondere alla domanda: "Bryn Terfel è un vocalista o un declamatore?" non saprei rispondere. Direi un po' l'uno un po' l'altro, a seconda delle frasi.
Ma la risposta più giusta sarebbe: Bryn Terfel ha una tecnica... alla Bryn Terfel! :D Tautologia, portami via! :lol: :D
Insomma, a costo di sembrare eretico, io riconosco che esista una tecnica "belcanitistica" o vocalistica che dir si voglia, così come una tecnica declamatoria, e con essa anche altre tecniche. Sono meno convinto del fatto che i cantanti possano venire classificati in base ad esse.
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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Maugham » ven 03 lug 2009, 13:33

Tucidide ha scritto:E' proprio qui, Maugham: che volevo arrivare. :D
Su questo punto (siamo OT, ma il bello di un forum è anche questo :wink: ) vorrei dire come la penso io.
Secondo me, una distinzione netta, chiara, a volte un po' manichea, :) fra vocalisti-belcantisti da una parte, e declamatori dall'altra, mi sembra un po' problematica, e rischia anzi di cadere in un errore speculare a quello dei fautori della tecnica unica, che definiscono malcantisti i declamatori, dalla Varnay, alla Silja, alla recente Stemme.
Io penso che non esista una sola tecnica di canto... ma nemmeno due sole. :D


Scusami, ma non so a cosa tu volessi arrivare. Io... non ci sono arrivato. :D
Perchè, se tu hai dedotto questo dal mio scritto, allora vuol dire che mi sono espresso male.
Volevo solo dire -e lo ribadisco per semplicità- questo:
Repertorio vocalistico - Fioretto
Repertorio declamatorio - Spadone medioevale a doppio taglio.
Dal momento che gran parte del repertorio operistico (il più popolare) è vocalistico, quando cominci a studiare presumo (forse presumo male) ti insegnano i rudimenti del fioretto.
Di conseguenza, anche se diventerai maestro dello spadone medioevale, sicuramente qualchecosa del fioretto lo sai. Avrai senza dubbio le tue belle difficoltà e magari il fioretto non lo userai mai in tutta la tua vita. Ma almeno l'hai tenuto in mano. La Varnay è il primo esempio che mi viene in mente.
Chi studia solo il fioretto invece non sa nemmeno come ci si bilancia con uno spadone da dieci chili.
A volte anche perchè è cresciuto nella convinzione, dura a morire, che se sai usare bene il fioretto puoi combattere tutte le battaglie.

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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda Tucidide » ven 03 lug 2009, 14:06

Maugham ha scritto:Scusami, ma non so a cosa tu volessi arrivare. Io... non ci sono arrivato. :D
Perchè, se tu hai dedotto questo dal mio scritto, allora vuol dire che mi sono espresso male.

No, no, anzi, ti sei spiegato meglio di un paracadute. :D Infatti, quello che ho detto è la mia opinione, non la parafrasi della tua. :)
Stringi stringi, il discorso che fai tu è: puoi essere discreto vocalista anche se sei declamatore, mentre difficilmente sarai bravo declamatore se sei vocalista di formazione.
Come a dire: i declamatori possono essere ambivalenti, più o meno, mentre i vocalisti no, o per lo meno è molto più difficile.
Giusto l'opposto della linea cellettiana. :wink:
Il rischio è che questa posizione sembri appunto un ribaltamento, quasi per ripicca, della scuola critica di zio Rodolfo: "Ah, sì? Solo un vocalista può cantare Wagner? E io ti dico invece che una declamatrice wagneriana può fare anche Norma, al limite, mentre una vocalista belliniana non potrà mai fare Kundry!" :D
Esagero, ovviamente, e ne sono conscio. :D
E poi, devo dire che trovo le tue motivazioni logiche e del tutto rispettabili.
Semplicemente, ribadisco, faccio un po' fatica a ritrovarmi nello "smistamento" binario dei cantanti. Secondo me è riduttivo. E quindi tutto il ragionamento per me è un po' falsato ab origine.
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Re: Cornell Mac Neil

Messaggioda VGobbi » ven 03 lug 2009, 15:51

Davvero interessante la questione e direi piuttosto sorprendente la soluzione finale, se si puo' definire soluzione da quel ne esce fuori dal discorso fatto da Maugham e Tucidide, ovverossia : chi e' vocalista non potra' mai fare o quasi mai fare certo repertorio (e la fortuna del vocalista sembra essere che il mondo dell'opera richiede nella maggior parte l'utilzzo del "fioretto"), e il declamatore che invece puo' benissimo affrontare il repertorio vocalista, pur con i vari poblemi di sorta che possono inficiare sul risultato finale ma che possono comunque dare una linea interpretativa del tutto innovativa.

In effetti a pensarci bene, si fa molta fatica a trovare esempi di vocalisti che hanno affrontato un Wagner od un Strauss ... mentre si contano ad iosa i declamatori che hanno affrontato il repertorio vocalista, ad esempio si pensi alla Lady Macbeth verdiana (Varnay, Modl, Rysanek ... per citare le piu' note !!!).

Poi ci sono cantanti ambigui, come dice Tucidide, dove nello stessa opera mostrano due linguaggi vocali differenti (vocalista e declamatore), a seconda della situazione , come ad esempio Terfele da lui citato (e che io non ho mai ascoltato in Wagner).

Cosa ne pensate? Che stiamo vivendo un periodo di anti cellettismo? :mrgreen:
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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