VGobbi ha scritto:La tua risposta la conosco. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli altri.
sono d'accordo con te.
Anche su Gobbi non si può tirar via; è un cantante di rilievo storico.
Ed è giusto riflettere anche su di lui.
Personalmente non ho in grande simpatia molte delle sue interpretazioni, per una ragione molto semplice.
Non amo le soluzioni facili.
Mi piacciono gli interpreti che si interrogano sui personaggi, e non si limitano a etichettarli.
Jago e Scarpia (per citare due personaggi nei quali Gobbi era illustre ma in cui a me non piace) mi paiono - nell'interpretazione del nostro - due monumenti all'esteriorità e all'effettismo.
Sembrano cattivi dei cartoni animati (hai presente Brutus di Popeye?).
Ringhiano... sogghignano... ammiccano come dire: "senti quanto sono cattivo? hai mai conosciuto uno più cattivo di me?"
Non c'è più dimensione psicologica, contestualizzazione, riflessione: tutto è estremizzato in una serie di effetti esteriori, facili facili, troppo facili.
Mi colpì molto quello che disse Martha Moedl in una delle sue ultime interviste, quando le chiesero se si sentiva a suo agio nei ruoli da "cattiva".
Lei rispose che non si sentiva a sua agio finché (a forza di pensarci sopra e di tentare di calarsi nella situazione) non arrivava a convincersi che in fondo anche lei - in quel contesto - avrebbe fatto le stesse cose e in perfetta convinzione che fosse giusto farle.
Se ci si fermasse un po' di più a riflettere sul perché Jago e Scarpia agiscono così, potrebbero venire fuori tante cose interessanti: ogni interprete troverebbe la sua ragione e i personaggi acquisirebbero tanti elementi di novità e interesse.
Certo... è più facile mettersi un naso gobbo (i cattivi hanno per forza il naso gobbo!) e digrignare i denti.
Esclusi i ruoli "cattivi", Gobbi potrebbe apparirmi più interessante nei ruoli "ambigui", quelli che nemmeno lui etichetta.
Ad esempio Michele del Tabarro, Jack Rance, Wozzeck, Rigoletto, Macbeth.
Qui c'è anche tanta umanità, ne convengo.
Alle volte però Gobbi tende ugualmente a strafare: e ricasca nella sua smania della sottolineatura guitta e prevedibile; è un guaio quando qualcuno si sente un "grande attore neorealista". Si concentrerà più su se stesso e sull'effetto che producono certe zampate, che sul personaggio.
Sono pochi i personaggi nei queli dico: "si, Gobbi mi piace".
Solo quelli in cui le radici un po' plebee del suo canto e del suo modo di essere si sposano alla ruvidità carismatica del ruolo.
Ad esempio Boccanegra. Anche il già citato Michele. In fondo persino Gianni Schicchi e Falstaff.
L'ideale sarebbe stato sentirlo come Principe Kovanchi o Principe Igor.
E, perché no?, come Varlaam.
Salutoni,
Matteo