Mi sto guardando, in questi giorni, il Guillaume Tell di Parigi con la direzione di Campanella (che a me sembra ottima) e la regia della Zambello (che invece punta alla sopravvivenza).
Il cast è modestino, tranno per la presenza di Thomas Hampson che, come Tell, a me pare una vera e propria scossa elettrica.
Personaggio scomodissimo, sonnacchioso nel suo eroismo da acquaforte, finisce per essere quello meno in evidenza dell'opera.
Di solito è Arnoldo a trascinare l'interesse del pubblico; anche Matilde (primadonnismo oblige) suscita interesse.
A Tell in fondo siamo soliti chiedere che abbia "stile", bella vocetta, gusto "nobile" (e perché poi? che nobiltà c'è in questo popolano rissoso, generoso e agitatore?). Ma in fondo la parte non offre troppe soddisfazioni vocalistiche o psicologiche.
Ci vuole l'artista di personalità dirompente e il cui gusto si sposi idealmente col personaggio, perché qualcosa di serio venga fuori.
Hampson, che ho visto spesso a teatro, ha una grande personalità scenica, fraseggio rifinitissimo (grazie all'uso sofisticato di falsetti alla Fischer-Dieskau) e bel timbro, anche se tendenzialmente legnoso (tipico di chi privilegia i colori alla linea).
Il suo limite è quello di trovarsi ....tanto, tanto bello e tanto, tanto bravo! Ciò lo porta a cantarsi e recitarsi addosso, con una vanità che sfiora il manierismo, con un compiacimento che - talvolta, non sempre - lo allontana dalle ragioni del personaggio.
Quando però, come in questo caso, capita che un personaggio abbia (o possa avere) le sue stesse caratteristiche, allora il risultato è superbo.
E' la mia vecchia tesi (che ancora una volta si conferma essere giusta, mi spiace per chi non è d'accordo) che sia necessario un grado di affinità umana tra l'interprete e il personaggio, perché l'interpretazione abbia effetto.
In questo caso, la particolare natura umana-artistica di Hampson, la sua vanità, il suo innato senso del protagonismo, aprono spaccati incredibili nell'inamidato patriota svizzero.
Il suo assillo virtuoso per il sacrificio (e generosamente ostentato) si sposano al gusto di apparire, di restare al centro della scena, di essere sempre all'altezza dell'immagine che si vuol dare.
Le espressioni "da piacione" di Hampson, il suo muoversi protagonistico fra pastori e contadini, il suo ostentare l'affetto per figlio e moglie, ti rendono finalmente vivo il personaggio.
Meno "aulico" e più umano.
Vocalmente, poi, è vero che la parte è un po' grave per lui, è vero che - come al solito - qualche suono legnosetto rivela una formazione non propriamente belcantistica, però finalmente mi trovo di fronte a un personaggio.
Inoltre il suo essere giovanile, bellastro, disinvolto ti fa intuire che, prima di chiudersi fra i monti e declamare ai quattro venti la sua "virtuosa" svolta di vita, dovesse essere non dico un tipaccio di paese, ma uno che ha corso la cavallina.
Gli sguardi di sospetto e sufficienza che rivolge ad Arnoldo al primo atto (ben prima del duetto) ti mettono in sospetto di una tacita ...rivalità!
E' come se Tell pensasse "ma chi è questo ragazzotto che, solo perché figlio di Melchtal, vuole insidiare il mio protagonismo di modello della resistenza?"
Insomma dettagli su dettagli, aperture, ipotesi e possibilità che ti si aprono davanti, proprio come quando conosci una persona nuova (e ti interroghi su chi e su come possa essere davvero).
Ecco! Questo per me è un termometro per giudicare l'efficacia di un'interpretazione e di un personaggio: quando hai la sensazione che ci sia un mondo, una vita a latere e che quello che gli vedi fare in scena non è tutto, ma solo la punta dell'iceberg.
Non esito a dire che - almeno a mio gusto - quello di Hampson è il maggior Tell che abbia sentito, il più complesso e trascinante, anche perché è l'unico che sappia infrangere le catene di un accademismo romantico-risorgimentale e liberarsi nell'umanità.
Sarei curioso di sentire le vostre opinioni su di lui; non solo in questo Tell, ma in genere sul suo stile.
Io personalmente l'ho sentito dal vivo in Don Giovanni (molto bene), in Germont (abbastanza bene) e in Renato del Ballo in Maschera (benissimo).
Come Macbeth mi è piaciuto moltissimo in video, poco dal vivo (Londra).
Salutoni
Matteo