Dietrich Fischer-Dieskau

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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda pbagnoli » sab 01 mar 2014, 17:32

VGobbi ha scritto:
pbagnoli ha scritto:Non canta come Galeffi e Stracciari?
Certo che no.
E meno male...

Posizione condivisibilissima la tua Pietro, ma che si perde con un finale che a mio avviso dai modo di replicare a chi pensa che DFD non sia un grande cantante.

ASSOLUTAMENTE NO, VITTORIO!
E' esattamente il contrario!
Volevo proprio dire che sono cantanti DIVERSI!
Che non canta uguale agli altri perché viene da una scuola diversa!
Che non tutti cantano alla stessa maniera perché esistono scuole diverse!
Che non c'è una tecnica unica di canto!
Insomma, ce lo siamo detti un milione di volte, no?
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda michele cesareo » sab 01 mar 2014, 18:08

Cari pbagnoli e VGobbi,
sto seguendo con attenzione le Vostre disquisizioni.
Buona continuazione.
Michele
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda Rodrigo » sab 01 mar 2014, 18:13

A mio avviso Pietro fa centro pieno quando rivendica - e veramente è un po' surreale doverlo fare al giorno d'oggi - pieno diritto di cittadinanza a tecniche di canto diverse. Insomma il canto declamatorio, il canto coloristico e il canto vocalistico sono approcci tecnici che rispondono ad esigenze musicali diverse. Ciascuna di queste tecniche esalta alcune facoltà della voce umana e trascura altri aspetti. Da ciò deriva, almeno in potenza, che un certo approccio avrà una fascia del repertorio meglio adatta ad esaltarne i pregi e, fatalmente, nel repertorio vi saranno ruoli in cui quel determinato metodo di canto darà luogo a esiti problematici o addirittura improponibili.
Seguo meno Pietro, ma forse ho capito male io, quando pare giudicare in qualche modo declinante, obsoleta la scuola (chiamiamola cosi') vocalistica. Lo seguo meno perché, appunto, vi è una fetta del repertorio che ha disperato bisogno di cantanti vocalistici, per il semplice motivo che è il metodo di canto a cui pensava il compositore. Ciò non si significa affatto che non si possa in alcun modo tentere un approccio diverso, almeno per certi ruoli. Anzi talvolta un cantante "sbagliato" ha portato nuova linfa, ha esaltato dettagli espressivi e musicali inattesi. Perchè oltre alla tecnica, occorre la personalità, l'intuito espressivo, la sensibilità drammaturgica.
Si sono dati tantissimi Conti di Luna o Carlo V declamatori, ma resta il fatto che si tratta di parti scritte con intento vocalistico. A mio avviso Del Monaco (declamatore) è stato un suggestivo don Alvaro, ma ciò non toglie che la parte è decisamente più alla portata di un vocalista. Mi basta sentire due minuti di Pertile o di Tucker per rendermene conto, salvo poi dare atto che nessuno dei due mi dà quell'immediatezza espressiva che il canto declamatorio porta con se, sia pure pagando lo scotto di obiettive difficoltà. Estremizziamo il giochino? Lo andreste ad ascoltare un Maometto II con un basso wagneriano? O un Gualtiero affidato ad un tenore che miete trionfi in Britten? O magari, come qualcuno faceva tempo fa, ci sognamo di rimpiangere che Bergonzi non ha mai fatto Tristano? :lol:
Saluti.
Rodrigo
 
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda pbagnoli » sab 01 mar 2014, 18:43

Rodrigo ha scritto:A mio avviso Pietro fa centro pieno quando rivendica - e veramente è un po' surreale doverlo fare al giorno d'oggi - pieno diritto di cittadinanza a tecniche di canto diverse.

Grazie, Rodrigo.
Questo aspetto è sempre stato fortemente caratterizzante il nostro sito, almeno in Italia.
All'estero, queste considerazioni sono considerate ovvietà, ma qui in Italia - ove, specie in pochi ambienti, vige l'idea della Tecnica Unica - tutto ciò che esula e che definiamo declamatorio, coloristico, eccetera, viene considerato solo malcanto.
Ripeto: per surreale e grottesco che possa apparire, in Italia, c'è un solo sito che parla di queste differenze, ed è Operadisc

Rodrigo ha scritto:Seguo meno Pietro, ma forse ho capito male io, quando pare giudicare in qualche modo declinante, obsoleta la scuola (chiamiamola cosi') vocalistica. Lo seguo meno perché, appunto, vi è una fetta del repertorio che ha disperato bisogno di cantatti vocalistici, per il semplice motivo che è il metodo di canto a cui pensava il compositore. Ciò non si significa affatto che non si possa in alcun modo tentere un approccio diverso, almeno per certi ruoli. Anzi talvolta un cantante "sbagliato" ha portato nuova linfa, ha esaltato dettagli espressivi e musicali inattesi. Perchè oltre alla tecnica, occorre la personalità, l'intuito espressivo, la sensibilità drammaturgica.

Di fatto, il canto aperto maturato prima in Germania negli Anni Trenta e poi trasferito in tutto il resto del mondo, ha aperto la strada al canto declamatorio e coloristico.
Perché ?
Semplice: perché piaceva.
Chi cantava aperto poteva vantare colori molto più suggestivi e proiettava il canto operistico in una dimensione molto più confidenziale. Anche questo è un discorso che su Operadisc avremo affrontato centinaia di volte.
Sentire cantanti immascheratissimi (che, per inciso, non è affatto vero che avessero maggiore longevità vocale rispetto a chi cantava aperto) produceva, da quel momento in avanti, una sensazione di antiquato che non piaceva più al pubblico cui, evidentemente, le rappresentazioni erano destinate.
E' stata - a mio modo di vedere - una sorta di adattamento all'ambiente di stampo darwiniano: i colori hanno prevalso sul disegno. I cantanti hanno profuso altre risorse. Poi, si capisce, non è che un colorista sia adatto a tutte le situazioni; in certi contesti continueremo a sentire la necessità di un vocalista old style. Ma probabilmente i nostri desideri non saranno appagati perché o non ne avremo più, oppure avremo adattamenti: penso - per esempio - a cantanti nate per ben figurare in ruoli Pasta che, per il solo fatto di essere vocaliste, si appropriano di ruoli Ronzi de Begnis. Con risultati che andranno - quella che segue è una mia valutazione personale, lo dico a scanso di equivoci - dall'elettrizzante di una Sills o di una Gruberova dei bei tempi, al modesto di una Caballé, al pessimo di una Devia.
Ripeto: valutazioni mie personali!

Per tutto il resto, ovviamente, ci saranno altre tipologie vocali che si appropriano di ruoli vocalistici.
Joyce DiDonato, per me quanto di più simile abbiamo oggi all'esempio di una Sena Jurinac, è cantante anfibia, che può fare il title-role nell'Alcina di Haendel (nominalmente soprano), Rosina del Barbiere di Siviglia (mezzosoprano) o Elisabetta nella Maria Stuarda (falcon), fino a Sister Helen nel Dead man walking di Heggie (ancora mezzosoprano). E non parliamo dei ruoli Colbran!
Questo - se vuoi - è un caso un po' limite (a mio gusto comunque assolutamente elettrizzante) di una cantante che è in grado di reinventarsi a ogni ruolo grazie a colori cangianti e baricentro abbastanza mutevole.
In epoca strettamente vocalistica, tutto ciò non sarebbe stato ammissibile.

Rodrigo ha scritto:Estremizziamo il giochino? Lo andreste ad ascoltare un Maometto II con un basso wagneriano? O un Gualtiero affidato ad un tenore che miete trionfi in Britten? O magari, come qualcuno faceva tempo fa, ci sognamo di rimpiangere che Bergonzi non ha mai fatto Tristano? :lol:

Rispondo subito alla tua domanda, con un NO grande come una casa: è un rimpianto che non ho né mai ho avuto. Ci fu uno che ne parlò qui sopra, ma i giochini di fantalirica di solito non mi appassionano.
Alle prime due domande rispondo con: boh! Dipende!
Gerald Finley, splendido Argante nel Rinaldo inciso da Hogwood, è uno straordinario Jago ma, soprattutto, il più compiuto Hans Sachs dei nostri tempi.
Ho detto il più compiuto Hans Sachs?
Scusa: dimenticavo Michael Volle. Che è anche uno straordinario... Monfort.
Sono declamatori e/o coloristi?
Sì.
E, come vedi, arrivano anche a Haendel e lo fanno benissimo...
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda michele cesareo » dom 02 mar 2014, 13:49

Bellissimo e interessantissimo l'apporto di Rogrigo, dopo quanto già espresso da pbagnoli e VGobbi.
Per il poker d'assi manca il Dottor Malatesta...
Pazienza e voglia di apprendere non mi mancano.
Starò ben attento a non perdermi nei meandri del Sito, per proseguire nel solco di questa Vostra preziosa opera di maieutica.
Buona Domenica e saluti a Voi tutti.
Michele
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda DottorMalatesta » mar 04 mar 2014, 18:36

michele cesareo ha scritto:Per il poker d'assi manca il Dottor Malatesta...


Ma, per citare la Fanciulla del West, io ho solo "tre assi e un paio" (segue risatazza sguaiata Tebaldi-style :lol: ). By the way, a poker sono una schiappa :oops:

Comunque, Pietro e Rodrigo hanno scritto cose che condivido in pieno. Tuttavia alcuni cantanti "transgender" :mrgreen: (vocalisti in ruoli declamatori e viceversa) permettono, talora, di gettare nuova luce su un personaggio. Emblematico il caso della Sutherland (vocalista inarrivabile) in Turandot (da sempre dominio di sopranoni declamatori). E tuttavia questa mi sembra più l'eccezione che la regola.
Alcuni personaggi (soprattutto verdiani, ma anche rossiniani e mozartiani) sono stati stravolti nella loro fisionomia vocale ed estetica proprio perché affidati per decenni a cantanti con tecniche vocali diverse da quelle per cui erano stati composti. Emblematico il caso di Otello, pensato e scritto per Francesco Tamagno, tenore squillante ed argenteo, e sfigurato da decenni di Del Monaco ed epigoni vari. Dico cose di un'ovvietà estrema e me ne scuso. Però a volte ascoltare un brano che da sempre si è stati abituati ad ascoltare in un certo modo eseguito da cantanti con una tecnica diversa può essere un'esperienza molto molto interessante. E a volte rivelatoria. A patto di trovarsi di fronte ad una grande esecuzione.

A questo proposito tempo addietro avevo proposto la ballata di Senta cantata dalla Sutherland. Ve la ripropongo



e vi rimando a quel thread:

viewtopic.php?f=4&t=1089&p=23509&hilit=senta+sutherland#p23509

Ciao!

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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda pbagnoli » mer 19 mar 2014, 17:40

vittoriomascherpa ha scritto:
pbagnoli ha scritto:...il suo Posa: finalmente un vero Grande di Spagna!

Credo quello di Fischer-Dieskau come Posa sia stato uno dei piú sbalorditivi esordi sur un palcoscenico d'opera: avvenne a Charlottenburg nel 1948, dirigeva in modo splendido Ferenc Fricsay e la registrazione della serata è facilmente reperibile

Ce l'ho, infatti.
E mi sono meravigliato dell'enorme differenza - un abisso, in effetti - fra lui e il resto del cast.
Lo stesso valga per un Ballo in maschera in tedesco diretto da - boh, non ricordo, mi sembra Busch o Krips - in cui spicca clamorosamente il contrasto fra il suo eloquio sobrio, raffinato, elegante, eloquente, e quello del resto del cast (in cui però c'era una Modl... abboccata a Satano).
Non so: ultimamente ne ho lette peste e corna in giro per il web, per cui penso di non capire più una cippa di canto. Ci sono i sapienti che dicono che è stato un bluff clamoroso, un cantante clamorosamente sopravvalutato, anzi forse non è stato nemmeno un cantante. :shock:
Probabilmente non capisco niente io :(
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda DottorMalatesta » gio 20 mar 2014, 10:23

vittoriomascherpa ha scritto:Quel Ballo in maschera registrato a Colonia, mi pare nel 1952, segnò il ritorno in Germania del grande direttore Fritz Busch (che, come Hermann Scherchen, era emigrato non per necessità di sicurezza personale, ma per coerenza con le proprie opinioni e solidarietà con i famigliari acquisiti). L'edizione Myto è preceduta da una breve intervista con lo stesso Busch.


Io lo sto cercando da anni. Invano...

Sulle detrazioni, i ridimensionamenti, e diciamo pure gl'insulti oggi cosí in voga a carico di grandissimi artisti, «non ti curar di lor, ma guarda e passa».


E smettila di leggere i necrologi!
:mrgreen:

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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda mattioli » gio 20 mar 2014, 10:28

Ne devo la conoscenza ad Alberto Mattioli, che tornando in treno un tardo pomeriggio da Torino a Milano (credo dopo l'Hamlet di Thomas) obiettò alla mia affermazione, che restasse tuttora quello "di" Toscanini il Ballo meglio diretto: «Busch! Busch! Fritz Busch!». Non so se lui se lo ricordi; io sí...


L'elenco dei miei peccati si allunga... Quel Ballo in particolare lo tiro fuori ogni volta che si parla del Ballo in generale; mi fa piacere averne contagiato anche Te.
Nessuno come Busch, a mio modestissimo parere, "rende" così la cornice festaiola e frivola della corte di Riccardo. Puro Offenbach. E qui DFD è semplicemente grandioso.
Grazie del ricordo (non era male, mi pare di ricordare, quell'Amlieto, no?).
Devoti ossequi (anche alla Signora).

AM

PS per DM: se farai il bravo, se ti comporterai bene, se modererai con giudizio, magari, forse, un giorno qualcuno potrà anche farti sentire quel Ballo, o magari fartene una copia. Chissà...
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda teo.emme » gio 20 mar 2014, 10:52

DottorMalatesta ha scritto:
vittoriomascherpa ha scritto:Quel Ballo in maschera registrato a Colonia, mi pare nel 1952, segnò il ritorno in Germania del grande direttore Fritz Busch (che, come Hermann Scherchen, era emigrato non per necessità di sicurezza personale, ma per coerenza con le proprie opinioni e solidarietà con i famigliari acquisiti). L'edizione Myto è preceduta da una breve intervista con lo stesso Busch.


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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda mattioli » gio 20 mar 2014, 10:55

No; cantava Lucovic Tézier, se non ricordo male.
Qualche anno dopo la messinscena fu ripresa a Trieste, e tornai a vedere l'Amlieto.


Non ricordi male. Aggiungo che era il 4 febbraio 2001, con Tézier cantavano Massis, Denize, Schneider e Surjan e sia il direttore che il regista si chiamavano Joel (vabbé, il regista è Nicolas, poi sovrintendente dell'Opéra, ma il direttore? Mistero...).
Buono spettacolo. Nulla di paragonabile però con l'ultimo Amlieto che ho visto, quello della Monnaie Minkowski-Py-Degout, che resta una delle esperienze operistiche più sconvolgenti degli ultimi tempi... : Sailor :

AM
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda DottorMalatesta » gio 20 mar 2014, 10:56

teo.emme ha scritto:
DottorMalatesta ha scritto:
vittoriomascherpa ha scritto:Quel Ballo in maschera registrato a Colonia, mi pare nel 1952, segnò il ritorno in Germania del grande direttore Fritz Busch (che, come Hermann Scherchen, era emigrato non per necessità di sicurezza personale, ma per coerenza con le proprie opinioni e solidarietà con i famigliari acquisiti). L'edizione Myto è preceduta da una breve intervista con lo stesso Busch.


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Grazie della segnalazione! : Thumbup :

...ma è più divertente conquistarselo dal Mattioli!

: Nar :

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