tatiana ha scritto:Matteo, permettimi di dire che purtroppo nella situazione dei teatri d'oggi manca proprio la gavetta. Pensa quanti teatri "per gavetta" non funzionano più per mancanza di fondi... O fanno pochissime opere all'anno.
Cara Tatiana, se affermi che il problema è la mancanza di "gavetta" posso essere d'accordo.
Così come sono d'accordo sulla tesi che il problema di fondo, in Italia, è la crisi terrificante della "provincia" operistica (figuriamoci! Sono in crisi nera persino i grandi teatri...)
Ciò su cui non ero d'accordo era sulla tua accusa alla mentalità "giovanilista" diffusa fra agenzie e operatori teatrali.
Per me c'è molto meno giovanilismo (per fortuna) oggi che in passato.
Ad esempio la citata Isabella Colbran, i cui personaggio sono presi a esempio di chissà quali gavette, esperienze e formazioni di vita, divenne primadonna assoluta dei Reali Teatri di Napoli nel 1811: aveva ventisei anni.
E tuttavia era già una Star di prestigio internazionale fin dal trionfo nel Coriolano di Niccolini alla Scala di Milano, caduto nel 1808: la Colbran aveva ventitrè anni!!!!!!
E quando era caduto il debutto operistico della Colbran?
Nel 1806!!
Se la matematica non è un'opinione, l'interminabile gavetta della Colbran (prima di diventare una star) era stata di BEN DUE ANNI!
Va be'...
Tornando allo sfascio della periferia operistica in Italia, sono d'accordo con te sulla diagnosi, meno sulla causa che adduci:
mancanza di soldi.
La metà dovrebbero dargliene!!! La metà della metà!
Per come la vedo io, non è stato lo scarso interessamento pubblico a rovinare i nostri teatri d'opera, ma proprio il troppo interessamento, la mentalità da Stato "colto" e "assistenziale" che, con la scusa di "proteggere l'opera", ha prodotto generazioni di dirigenti-parassiti, professionalmente incapaci, legati a doppia mandata agli interessucoli politici di zona.
Se vuoi una volta ti racconto la situazione della nostra miserabile Ferrara... e di tutti gli altri teatri dell'Emilia Romagna...
Come è potuto succedere?
Secondo me, proprio grazie alla vecchia menzogna per cui l'opera sarebbe un genere di spettacolo necessariamente (?) in perdita, che va protetto, tutelato...
Quindi i soldi non bastano mai; inoltre chi li eroga (il politico) non è in grado di verificare il valore del prodotto finale; e quel che è peggio i vergognosi deficit dei teatri d'opera vengono esibiti dai dirigenti quasi come un vanto (sai, la cultura non è un'azienda... e altre idiozie simili!).
Pochi soldi dici? Anche un euro è troppo, per come la vedo io.
La salvezza dell'Opera in Italia, secondo me, deve passare per la bancarotta più umilante dei nostri teatri d'opera, grandi e piccoli.
Una volta spazzato via tutto, si potrà ricominciare a parlare seriamente del problema.
Salutoni
Matteo