Tucidide ha scritto:
Pietro, tu che hai sentito tutto il CD in questione, mi confermi che l'emissione delle note gravi si sia fatta più accorta?
L'emissione delle note gravi è notevolissima: non c'è nemmeno un sospetto di artefazione né di risonanze uterine. Domina tutto un colore molto ambrato, che si presta benissimo a dare polpa e spessore anche alle note gravi
Tucidide ha scritto:
La coloratura era, anche allora, molto spigliata, affrontata col piglio della virtuosa autentica. Ricordo che i sostenitori della prim'ora puntavano moltissimo su questo aspetto, laddove i detrattori ne evidenziavano le tendenze "bartoliane", che in effetti sono abbastanza evidenti.
Non sono d'accordo.
E' vero che la coloratura - precisa, orgiastica, inappuntabile - ogni tanto suona un po' stucchevole, ma mi sembra diversissima da quella della Bartoli, che invece suona un po' di forza e, non so come dire, ansimante. Il buon Riccardo una volta usò il termine "caffettiera":
absit iniuria verbis, ovviamente, ma da allora se penso alla Bartoli (che amo immensamente, sia chiaro) mi viene sempre voglia di un espresso...
La Lezhneva mi sembra diversissima.
Tucidide ha scritto:Secondo me la stoffa c'è ma, non so perché, non la spenderei in un repertorio come quello che affronta nel recital, bensì in qualcosa di diverso, per esempio nel barocco, sfruttando anche la buona dizione che nota Luca.
Io invece la spenderei eccome nei ruoli Colbran! Su quelli Cinti non so, anche se la sua lettura di
Sombre foret mi sembra già di una maturità sconcertante