Enrico ha scritto:Infatti nelle Nozze live alla Scala accanto agli italiani Panerai e Petri ci sono le solite Seefried-Schwarzkopf-Jurinac a far Sussanna Contessa e Cherubino:
Però sono notevoli le presenze italiane nelle parti di Don Giovanni e di Figaro già negli anni 50: Ezio Pinza, Tito Gobbi, Cesare Siepi, anche loro spesso con direttori di tradizione tedesca come Walter e Furtwaengler e Krips.
Il Mozart Viennese non si dedicòad alcuni personaggi : quando psicologicamente e teatralmente certi ruoli non interessavano, venivano lasciati volentieri alle tradizioni esecutive pre-belliche. Ad esempio i ruoli da basso profondo (commendatore e Sarastro) o i personaggi maschili considerati - un po' superficialmente, l'abbiamo capito dopo - semplici cattivi.
In quest'ultimo gruppo rientravano, ad esempio, Don Giovanni e il Conte. Non che in Viennesi fossero semplicemente buonisti; semmai il fatto di essere per loro omogeneamente cattivi non faceva sembrare questi personaggi adatti a rientrare nella loro rivoluzione (di astrattezza, luminosità, colorismo vocale).
Per questi ruoli andavano benissimo i vecchi italianoni beffardi (Gobbi e Siepi furono entrambi investiti a Salisburgo, cattivi senza speranza e in calzamaglia) o tradizionalissimi bass-baritoni di area wagneriana (Schoffler o London: alla stessa categoria appartiene pure Wachter, seppur più giovane).
Ci volle diverso tempo perché i viennesi si accorgessero che anche fra le crepe di Giovanni e Conte si poteva applicare la formula viennese (Fischer-Dieskau fu un prototipo ahimé tardivo di questa scoperta).
Tornando a noi, la scelta di Gobbi e Siepi come Don Giovanni non è anti-viennese, anzi, furono proprio i viennesi a sdoganare gli Italiani in Don Giovanni e Conte, accogliendoli nella loro rivoluzione.
In fondo ai viennesi interessavano soprattutto le aristocratiche liriche (Elvira, Contessa, Fiordiligi, Dorabella, Ilia) e i cavallereschi tenori (Don Ottavio, Idamante, Ferrando) e - in parte - le servette (Despina, Susanna, Zerlina). Col tempo si allargarono anche ai ruoli considerati drammatici (Anna e Elettra) sottraendoli alle antiche wagneriane.
Interessante il discorso delle servette che, prima eccezionalmente poi sempre più spesso, vennero passate alle cantanti da commedia italiane.
probabilmente dopo le trecento splendide Susanne della Seefried in teatro e in disco sarà sembrata rivoluzionaria anche la Susanna di Anna Moffo...
Più che altro sarà stata dura, dopo le Susanna di puro genio della Seefried, passare alla robetta moffiana!
E tuttavia questa è proprio una delle "concessioni" viennesi.
Gli italiani e le italiane venivano ammessi nella corte asburgica... ma quasi esclusivamente nelle parti di serve e servi.
Così le tre sorelline di bassa estrazione (Susanna-Zerlina-Despina) o i tre buffi (Figaro-Leporello-Alfonso) potevano occasionalmente essere affidati a italiani (la Sciutti, ad esempio, oppure la giovanissima Freni e naturalmente Panerai).
Io personalmente, in quanto italiano, non andrei fiero di questa "concessione"
"Venite pure; vi permettiamo di fare i servi, i buffi e le contadine... Darete una nota di colore! Noi viennesi intanto ci teniamo le cose serie: contesse, cavalieri e aristocratiche" (appunto i ruoli su cui la loro rivoluzione si concentrava).
Scherzi a parte... Comunque la giriamo, se si voleva cantare Mozart ad alti livelli negli anni '50 si doveva passare obbligatoriamente per Vienna e il suo "modo".
Personalmente non ci vedo nulla di male: è un'egemonia che i viennesi si erano guadagnati, se non altro dedicandosi a Mozart più di chiunque altro e per primi con tanta assiduità, investendovi idee, soldi ed energie per divulgarlo nel mondo.
Ed evidentemente il mondo non ne fu così insoddisfatto, visto che per la prima volta Mozart divenne "grande repertorio".
Ma qui dovevamo parlare della Lipp!
eheheh... è vero.
Ma in fondo la questione la riguarda da vicino: lei era un simbolo dell'Ottetto di Vienna.
Salutoni,
Mat