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Magda Olivero

MessaggioInviato: ven 05 mar 2010, 0:26
da Triboulet
Ho cercato, ma mi sa proprio che una discussione sulla Olivero nello specifico non c'è :shock:
Rispondo in breve a Raffaele, per quel che riguarda le incisioni di Fanciulla. Credo girino almeno 3 o 4 Fanciulle con la Olivero. Io ne ho una della metà dei 60 (che peraltro non ascolto da una vita) diretta da Previtali mi pare. So per certo che ne esiste una del 57 con Lauri-Volpi! (mah), che non posseggo, ma che a quanto pare è in qualità audio piuttosto povera. La Olivero è grandissima, non c'è dubbio, però a me in Puccini proprio non mi convince. Fa forse eccezione il Tabarro (che a ben vedere è l'opera meno "pucciniana" in senso nazional-popolare, e sicuramente una delle più violente e psicologicamente intricate) e in parte Manon Lescaut (se non fosse che, almeno nella registrazione che ho io, a 70 anni suonati è difficile rendere credibile la sensualità di una fanciulla un po' svampita)... grande ultimo atto però!

Per quel che conosco io della Magda, a me piace molto in Fedora (sarà pure che è l'unico suo integrale), Risurrezione (di Alfano), e nella straordinaria Mazeppa in italiano con Bastianini e Christoff al Maggio Fiorentino. E dirò anche che pure nella Medea di Cherubini (repertorio a lei estraneo) la trovo molto persuasiva - tra l'altro a Dallas con Rescigno, non a caso!
So che ha cantato mille altre cose anche di musica contemporanea, anzi approfitto io stesso per chiedere consiglio a qualche oliveriano doc di qualche registrazione imperdibile.

Tornando a Fanciulla, il problema è che non ci sono state molte interpreti di rango... Tolte le americane (la Steber prima e la Kirsten poi), il ruolo è stato oggetto degli "esperimenti" di Caniglia, Frazzoni (che fece il botto alla Scala), Stella e Tebaldi... Beh fra queste scelgo sì l'Olivero!

PS: perchè Verdi non lo cantò in pratica per nulla? a parte Traviata (che pure era, almeno nell'immaginario, opera proto-naturalista). Secondo me una Lady, una Elena, e forse anche una Desdemona della Olivero non sarebbero state niente male...

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: lun 20 mag 2013, 17:56
da pbagnoli
E riapriamo il thread sulla Olivero!

Vi propongo l'assolo di una cantante che solitamente non amo nell'episodio della Madre dell'Orfeide di Malipiero.
Come sapete, nel fine settimana sono stato a Ferrara a trovare Matteo che mi ha proposto proprio questo ascolto per convincermi della grandezza della cantante piemontese.
Che dire? E' davvero bravissima.
C 'è uno scavo minuziosissimo sulla parola e sul suono, in modo da ottenere l'amalgama perfetto, in un'ebbrezza espressionistica che lascia davvero stupefatti.
Eccovela:

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: lun 20 mag 2013, 19:33
da Enrico
Boh, non capisco le parole, e quindi lo scavo sulla parola non lo sento.

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: lun 20 mag 2013, 19:35
da VGobbi
Enrico ha scritto:Boh, non capisco le parole, e quindi lo scavo sulla parola non lo sento.

Sarebbe assolutamente necessario il testo del brano che sta cantando. Il Bagnolo, gentilmente, potrebbe fornircelo?

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: lun 20 mag 2013, 21:05
da pbagnoli
Ragazzi, avete mai sentito parlare di quella straordinaria istituzione che si chiama Google?
Comunque, eccovi il testo (pescato da http://www.dicoseunpo.it):

O morte dispietata,
tu m’hai fatto gran torto;
tu m’hai tolto mio figlio
ch’era lo mio conforto.
Già mai non vidi giovane
di cotanto valore
quanto era lo mio figlio
che mi donò il Signore.

S’interrompe: Le balena il ricordo di un’antica canzone con la quale solea addormentare il suo bambino

Dolce sonno, dal cielo scendi e vieni
Vieni a cavallo e non venire a piedi;
Vieni a cavallo in una cavallo bianco,
Dove cavalca lo Spirito Santo:
Vieni a cavallo in un bel cavallino,
Dove cavalca anche Gesù Bambino.
Falla, la nanna, ne li dolci sonni!
Mamma ti canta, e tu, piccino, dormi!

Bruscamente il dolore la riafferra

O figlio, figlio, figlio, figlio amoroso giglio,
figlio, chi dà consiglio, al cor mio angustiato?
Figlio, occhi giocondi, figlio, co non rispondi?
figlio, perché t’ascondi dal petto ove se’ lattato?

Ha un’altra visione, le sembra di giuocare col suo
bambino


Fila, fila lunga!
La mamma si raggiunga:
Si raggiunga la badessa.
Si canterà la messa;
La messa e il mattutino.
Si farà un bello inchino.
L’inchino è bello e fatto:
Si farà la pappa al gatto.
Il gatto non la vòle:
Si darà alle gattaiole.
Le gattaiole son sotto il letto:
Ci daranno un bel confetto.

Ancora più angosciata riprende il lamento

O figlio, figlio, figlio, figlio amoroso giglio,
figlio, chi dà consiglio, al cor mio angustiato?
Figlio, occhi giocondi, figlio, co non rispondi?
figlio, perché t’ascondi dal petto ove se’ lattato?

Passano cantando alcuni giovani

Voci da fuori:
All’erta all’erta, che il tamburo suona:
i Turchi sono armati alla marina,
la povera Rosina è prigioniera.
All’erta all’erta che il tamburo suona.

Ella ascolta.
A un tratto s’apre la porta e appare il figlio, che si
precipita verso la madre. la demente indietreggia,
lo respinge quasi ed è presa da un riso convulso e
sinistro. Poi s’irrigidisce e fisso lo sguardo nel vuoto
cade pesantemente a sedere sul seggiolone.
Il figlio la guarda immobile.

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: lun 20 mag 2013, 21:21
da Enrico
Se per capire le parole devo avere il testo stampato davanti agli occhi significa o che la musica è composta male o che la cantante pronuncia male (considera che non avevo riconosciuto nemmeno il "figlio figlio figlio" di Jacopone da Todi, testo che conosco benissimo!). Ora l'ho riascoltata seguendo le parole, ma non sento niente di straordinario (o niente di diverso da ciò che la Olivero faceva sempre, qualunque cosa cantasse, con i suoi soliti suoni, il suo solito vibrato, e i suoi soliti pianissimi qua e là).

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: lun 08 set 2014, 20:02
da DottorMalatesta
Magda Olivero è morta oggi. E già si leggono un po´ ovunque affermazioni dai toni dogmatici: la più grande di sempre, un´immensa cantante a servizio dell´Arte (naturalmente con la maiuscola), l´umile ancella del genio creator...
Io, invece, non riesco a pensare a Magda Olivero senza associarla a Norma Desmond, la protagonista de “Viale del Tramonto” di Billy Wilder. Nel film, un ammiratore si rivolge alla diva del cinema muto dicendole “Siete Norma Desmond, sì!, la famosa attrice del muto. Eravate grande!”, e lei risponde “Io sono sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo!”.
Magda Olivero, la diva capace un tempo di suscitare un fascino magnetico. Un fascino che sembra essere evaporato col passare degli anni. Gli anni passano, la società cambia, evolve il gusto, cambiano i giudizi. La memoria, scrive Borges, è una moneta che non è mai la stessa. Il suo valore è soggetto allo scorrere implacabile ed inarrestabile del tempo. E così il teatro. Il teatro che vive nel tempo e del tempo. Cosa strana, il tempo. Il tempo che, come afferma la Marschallin del Rosenkavalier cercando prima di tutto di convincere se stessa, nulla muta nei fatti. Eppure tutto cambia nella sostanza.
Il teatro d´opera, questo specchio in cui riflettiamo noi e su di noi, è come noi soggetto al divenire. Così come il nostro giudizio. Insensato cercare di definire la grandezza di una cantante in senso assoluto, ponendola al di fuori delle coordinate della storia. Il valore di Magda Olivero e di qualunque altro cantante non può essere valutato se non all´interno del contesto sociale, culturale ed estetico del suo tempo. Non esiste la grandezza assoluta, eterna, sottratta alle leggi del divenire e del mutare. Tutto è relativo. Tutto scorre.





DM

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: lun 08 set 2014, 23:50
da VGobbi
Della Olivero ammiro sopra tutto le sue interpretazioni dei compositori della "Giovane Scuola", in particolare l'Adriana di Cilea che resta un must per me.

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: mar 09 set 2014, 0:20
da teo.emme
DottorMalatesta ha scritto:Il valore di Magda Olivero e di qualunque altro cantante non può essere valutato se non all´interno del contesto sociale, culturale ed estetico del suo tempo. Non esiste la grandezza assoluta, eterna, sottratta alle leggi del divenire e del mutare. Tutto è relativo. Tutto scorre.

Vero...ma vale per tutti gli interpreti credo (anche quelli a cui siamo più affezionati: e anche qui ho letto iperboli su taluni cantanti). Certo con la Olivero - per cui non ho mai avuto alcun culto o venerazione - se ne va un pezzo di storia, che è la storia della giovane scuola: un secolo di civiltà musicale che non può essere liquidato con una battuta triviale. Così come con Bohm se ne andò un pezzo ancora vivente di Strauss, o con la Nikolaeva una parte di Shostakovich...e così mi sarebbe piaciuto leggere della memoria storica di Cilea e Giordano piuttosto di una sterile polemica. Un brutto vizio italiano: all'indomani della scomparsa di chi ha vissuto la storia (e non solo nella storia) pare che si scatenino gli istinti più bassi...è accaduto con Pavarotti, la Schwarzkopf, Kleiber, Abbado e ora la Olivero. Nulla di nuovo.

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: mar 09 set 2014, 8:38
da mattioli
Ma che vuol dire?
Quali sterili polemiche, quali battute triviali?
Il Malatestino sostiene (molto bene, per inciso) argomenti che sono evidenti anche al lume del semplice buonsenso.
Sicuramente la Olivero è stata una grandissima e serissima artista. Ma è stata, COME TUTTI, una grandissima artista del suo tempo, di cui ha incarnato il gusto, il repertorio, le mode, i modi. Lo ha fatto benissimo, e per questo siamo qui a scriverne.
Resta il fatto che quel tempo era, appunto, il suo. Il nostro è diverso. E infatti il repertorio della Olivero non ci interessa più. Il che non vuol dire che sia "brutto" o non meriti studio. E', molto semplicemente, che non parla al nostro tempo, esattamente come il pubblico del tempo della Olivero non era interessato a quello che interessa a noi oggi.
Non mi sembrano concetti assurdi né irrispettosi.
Se poi pensiamo, come si fa in Italia, che il teatro d'opera sia un museo e quindi si debba fare Cilea perché rappresenta un secolo di civiltà musicale e lo si debba fare come lo faceva la Olivero "perché si fa così", benissimo. I brillanti risultati sono sotto gli occhi di tutti. Basta aprirli.
Ciao ciao

AM

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: mar 09 set 2014, 8:54
da DottorMalatesta
Io tenevo a sottolineare il fatto che il giudizio su un cantante non può che essere relativo. Così come, inevitabilmente, la valutazione sulla “storicitá” di un cantante.
Per quanto riguarda questo aspetto è indubbio che Magda (in realtà, non lo sapevo, Maria Maddalena) Olivero è stata una cantante che ha avuto un ruolo importante nella storia del canto. Non vorrei cadere nell´ingenuità di confondere popolarità con storicità, però la scelta dei titoli, il successo, le incisioni, l´apprezzamento da parte dei compositori (Cilea che la considerava la miglior interprete della sua Adriana, tanto da costringere lei – che dopo il matrimonio nel 1941 si era ritirata dalla scene - a ritornare a cantare, cosa che avvenne nel 1951 a Brescia proprio nell´Adriana Lecouvreur), l´affinità (quasi l´”identificazione”) col repertorio della “giovane scuola”… sono tutti elementi che supportano il valore storico della cantante.
Ieri sera ho passato due orate (per dirla alla Montalbano : Sailor : ) ad ascoltare selezioni di arie cantate dalla Olivero. Inevitabilmente, non tutto resiste alla prova del tempo.
Però ho trovato strepitosa l´esecuzione del “Senza mamma”. Soprattutto la prima parte: queste lamine di suono che trasformano la melodia in una ninna-nanna ipnotica, allucinata. Ho trovato questa esecuzione di una attualità davvero sorprendente.



DM

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: gio 11 set 2014, 20:13
da fadecas
Premetto che della Olivero sono stato sempre un estimatore convinto e, di più, un appassionato, anche perché, per ragioni anagrafiche, ho avuto la fortuna di seguire dal vivo a Trieste cinque sue grandi interpretazioni, più un recital vocale, nell’arco di tempo dal ’63 al ’76. Per altro, alieno per natura e per posizione da idolatrie incensatorie, e diffidente verso chi celebra genericamente la grandezza dell’arte con l’a maiuscola, spero di aggiungere delle considerazioni abbastanza equilibrate sul tema, che serpeggia negli interventi di questi giorni, sull’inattualità di questa interprete consegnata comunque alla storia.
L’ovvietà della considerazione che la “grandezza” di Magda Olivero sia legata al suo tempo, come del resto per qualunque altro artista,sottende il rischio di un certo semplicismo liquidatorio di fronte a cui mi pongo qualche interrogativo in più. Nel caso di una parabola umana così estesa, nella sua straordinaria longevità, più che mai, secondo me, bisognerebbe differenziare il discorso biografico sulla persona dalla valutazione complessiva dell’interprete
Sul primo punto, quello umano e biografico, è incontestabile che con lei sparisce la sopravvissuta testimone di una stagione storica – di una civiltà operistica – ampiamente lontana e tramontata, quella di una cantante che si era nutrita della vicinanza ad un mondo musicale che annoverava i rappresentanti più significativi, ormai maturi, della giovane scuola che nel primo quarantennio del ’90 aveva consolidato (e stava per esaurire) la sua fortuna esecutiva sulle scene italiane.
Il secondo aspetto, quello cioè della contestualizzazione di Magda Olivero come interprete, è a mio avviso molto più problematico. Proprio l’estensione della sua carriera in un arco temporale che va dagli anni ’30 a tutti gli anni ’70, e la fortuna che di tutte le sue diverse stagioni interpretative rimangano testimonianze audio, impongono di cercare di circoscrivere meglio le coordinate del suo tempo artistico, della sua “storicità”. Anche perché la carriera della Olivero è tutt’altro che un pezzo di antiquariato monolitico, ma conosce molteplici svolte e discontinuità di scelte, segnando delle tappe di una maturazione vocale e di un’evoluzione di interessi e di “colori” interpretativi che ha significato un’inesauribile ricerca del nuovo e dell’inedito, una capacità di accogliere sfide e rimettersi in discussione.
Dall’approccio in chiave belcantistica ai ruoli più lirici della giovane scuola degli anni ’30 alle scelte più spinte, dopo la lunga pausa negli anni quaranta, della seconda fase della carriera, in quegli anni ’50 che segnavano un dirottamento accentuato di gusto e di sensibilità, dominato, oltre che dal ciclone callasiano e dal revival di una cantabilità più legata ai canoni ortodossi della scuola italiana con Renata Tebaldi, dalla comparsa di cantanti/attrici di formazione e di gusto “neorealistico”meno coturnate di quelle delle generazioni precedenti, dalla gestualità icastica e di forte presa, intercettate in qualche caso efficacemente anche dal nuovo medium televisivo, facilmente prestate, e con successo, al repertorio della giovane scuola – penso, una per tutte, forse curiosamente la vera “rivale” della Olivero in alcune contemporanee ma non convergenti prese di ruolo, a Clara Petrella … - fino alle sperimentazioni, in qualche caso tutt’altro che sporadiche, della sua ultima stagione – dalla Medea del ’67 in poi – in territori apparentemente lontani dal suo substrato d’origine, da Poulenc a Janacek a von Einem …
Quale delle tante Olivero consegna alla storia dell’interpretazione vocale e teatrale il suo suggello più personale e compiuto? Nell’orizzonte delle mie scelte personali – che ovviamente sono solo una mia proposta - additerei le parti più interessanti delle sue testimonianze nelle opere complete registrate dal vivo, in particolare nel periodo ’59-’67 (dalla Francesca scaligera alla Medea di Dallas). Quindi, proprio negli anni in cui la maturazione espressiva, vocale e drammaturgica in senso più completo, la allontanavano un po’, pur senza farlo rinnegare, dagli orizzonti della sua prima formazione. Anni in cui i ruoli sopranili pucciniani e “giovane scuola” erano appannaggio, oltre che della citata Petrella, soprattutto di cantanti della generazione anni ’20-‘30, di cantanti – come Rosanna Carteri, Marcella Pobbe, Virginia Zeani - che, oltre ad esibire un’avvenenza giovanile di forte presa quasi cinematografica che costituiva una carta vincente per la loro popolarità, abbinavano un gusto musicale più sobrio ed asciutto di quello del periodo in cui la Olivero si era formata.
Spiego le ragioni della mia preferenza per le registrazioni di opere integrali. I primi dischi registrati in studio alla fine degli anni ’30 e quelle successive dell’inizio anni ’50, come pure gli innumerevoli recital ripresi nel corso della sua carriera, sono incentrati tutte sul pezzo chiuso, sul numero staccato. Questo contesto, se da un lato assicura, ameno nelle riprese in studio, un nitore vocale che dal vivo talvolta si appanna, dall’altro fa emergere quello che è l’aspetto più caduco del suo approccio, quel manierismo a cui penso il Dottor Malatesta si riferisse quando parlava di gusto oggi attardato, l’indulgenza a centellinare eccessivamente le dinamiche perdendo la quadratura della frase e a disperdersi nell’effetto fine a sé stesso. Certo, di perle espressive se ne trovano moltissime – e l’arioso bamboleggiante di Angelica citato ne è uno dei tanti esempi – ma il limite pesa, all’ascolto, oggi più che mai.
Il discorso cambia di molto, secondo me, nelle registrazioni dal vivo (o comunque realizzate nell’arco di una ripresa completa) di opere integrali nella fase mediana della sua carriera. Nei primi ’60, infatti, l’irrobustimento del tessuto vocale e l’affievolimento del vibrato stretto si accompagnano al maturare di un gusto più sorvegliato, ad un porgere la frase con un’incisività più scandita ed asciutta, rispettosa dei tempi drammaturgici della situazione operistica e senza le sbavature che la virtuosa delle dinamiche si concedeva nei recital.
Anche la scelta di affrontare certi ruoli quasi da caratterista di compositori contemporanei – come La guerra di Rossellini – contribuisce certo ad ampliare la gamma delle sue caratterizzazioni, a stimolare la sua fantasia interpretativa accentuando la scioltezza e la disinvoltura dell’attrice e la capacità di rivestire di tinteggiature sempre nuove i suoi approcci ad un ventaglio molto vasto di situazioni espressive, ben oltre i limiti di scuola di un soprano lirico.
Certo, la propulsione emotiva rimane sempre una componente essenziale della sua maniera di interprete, e a farsene un’idea completa bisognerebbe disporre anche di testimonianze video della sua presenza scenica estremamente duttile – comparata ovviamente ai tempi in cui la figura del regista era pressoché inesistente - che ovviamente non possediamo, e che farebbero capire il magnetismo ad alta temperatura che la sua presenza era in grado di sprigionare in mezzo al pubblico, attestato dalle reazioni pressoché costanti del pubblico e di buona parte della critica.
Oltre a questo, però, in molte di quelle registrazioni si possono cogliere benissimo, anche al solo ascolto, le innovazioni che l’interprete riusciva a trasmettere nello scavo del fraseggio e dell’accento, nella capacità di variare in maniera caleidoscopica la resa dei differenti momenti drammatici e musicali di una parabola operistica, inventandosi colori inediti in rapporto alle diverse situazioni teatrali.
Se dovessi scegliere un personaggio esemplare di questa ricerca inesausta, ad onta delle tante Adriane, Iris e Fedore, indicherei – con convinto azzardo - le numerose registrazioni di Fanciulla degli anni ’60 (da quella del ’62 al S. Carlo, a quella di Venezia del ’67, per tacere di quella triestina del ’65 su cui ovviamente la mia soggettività avrebbe un peso soverchiante, essendone stato spettatore …).
Nella resa di questo ruolo, che troppi soprani hanno risolto con un approccio tendenzialmente monolitico, vuoi in chiave di epica wagneriana cfr. Nilsson o altre vocalità di alto tonnellaggio, vuoi – secondo una seconda linea interpretativa - in stile da epopea western, la Olivero riusciva a far vibrare tutte le increspature nevrotiche di una partitura e di un dramma pienamente inseriti nella temperie musicale e drammaturgica del primo ‘900 europeo, apparentandola strettamente, inoltre, alle consorelle pucciniane (Tosca Butterfly Angelica) in un caleidoscopio inesauribile di cesellature psicologiche che ne mettevano in risalto , con una tavolozza variegatissima di atteggiamenti, ora l’abbandono emotivo ora la trepidazione fino alla convulsione e alll’isteria, per concludere con una sorta di problematica catarsi finale che si rifletteva nel’accento più grave ed arcano dei suoi interventi vocali nell’atto conclusivo.
La Fanciulla della Olivero è un ritratto psicologico e musicale convulso e tormentato, che riflette, per intuito, le affinità tutt’altro che sotterranee fra Puccini e il preespressionismo straussaino, rifuggendo dalla visione a tutto tondo un po’ “american way”con cui spesso tale ruolo è stata risolto; nella sua complessità di sfaccettature non è secondo, almeno a mia personale opinione, ai traguardi che la Callas in quei medesimi anni, o poco prima, aveva raggiunto in tutt’altro repertorio. Si può considerare, questa intuizione, un segno storico ben preciso, che apre la via ad altre più moderne accezioni interpretative pucciniane? Secondo me, sì.
Discorsi analoghi meriterebbero altre sue interpretazioni, come – per restare in ambito puccinaino - la Manon di Amsterdam del ’63 (lontana da disuguaglianze di emissione ed anche da eccessi nel declamato che inficiano un po’ le sue Manon dei primi ’70), o la Francesca del ’59 alla Scala, dove l’Olivero, se manca di quella cantabilità aulica che la giovane Gencer sapeva consegnare in quegli stessi anni al personaggio, restituisce al fantasma dannunziano dei risvolti crepuscolari che mai avevano trovato probabilmente fino a quel momento un così sofferto intimismo, un sapore di decadentismo come condensato di un’intera civiltà musicale – lo stesso, del resto, che è stato ampiamente riconosciuto alla sua Adriana e in particolare al disfacimento estenuato del quarto atto, un’elegia del tramonto di un’epoca oltre che della morte di un’attrice.
E qui – ma soltanto qui – trovo pertinente il richiamo alla mitologia di Gloria Swanson e di Viale del tramonto, che nel complesso mi pare decisamente restrittivo per definire la parabola di un’interprete che ha sempre guardato avanti a sé fino alle sue ultime prove.
Molte altre disamine sarebbero ancora meritevoli, sia sulle testimonianze di quel periodo citato sia negli approdi della maturità estrema, e molti ascolti riserverebbero probabilmente emozioni inedite… Ma cedo ad altri la parola ed il confronto, se ci saranno, come spero.

Un saluto Fabrizio/Fadecas

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: gio 11 set 2014, 21:15
da Enrico
Filmato del 1976

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: ven 12 set 2014, 9:23
da DottorMalatesta
Grazie a Fabrizio per l´eccellente intervento.
Quello che vorrei sottolineare è che nel mio post desideravo proporre una riflessione sul rapporto tra tempo e giudizio. In questo senso va letto il riferimento al film Sunset boulevard (che ho ricordato per la frase di Gloria Swanson, e per il fatto che affronta il tema del rapporto tra tempo e giudizio critico). Quanto al canto della Olivero mi sembra indubbio che alcuni aspetti dello stile e dell´interpretazione siano legati ad un preciso tempo storico. Ma mi sembra altrettanto indubbio che, una volta “contestualizzato”, emerge con forza la “giustezza” del canto della Olivero.
A questo proposito, mi ha molto colpito il video proposto da Enrico, che vale molto più di mille parole.
Anche da questo ectoplasma visivo, emerge una figura dalla presenza scenica (non solo vocale) assolutamente impressionante. Come dice l´amico Vittorio Gobbi: basta vedere come uno entra in scena per capire se è un “animale da palcoscenico”. E davvero qui la Olivero è impressionante. Si pensi ad un solo, semplicissimo gesto: quando canta “vola via” alla fine della prima strofa, la Olivero accompagna al trillo un tremore della mano destra. Un gesto che fatto da qualunque altra apparirebbe ridicolo appare nell´interpretazione della Olivero di una “giustezza” incredibile, la proiezione corporea di un´allucinazione. In questo trovo interessante quanto scritto da Fabrizio "in un caleidoscopio inesauribile di cesellature psicologiche che ne mettevano in risalto , con una tavolozza variegatissima di atteggiamenti, ora l’abbandono emotivo ora la trepidazione fino alla convulsione e alll’isteria, per concludere con una sorta di problematica catarsi finale che si rifletteva nel’accento più grave ed arcano dei suoi interventi vocali nell’atto conclusivo."
Non mi risulta siano molte le testimonianze video della Olivero (dovrebbe esserci, di “ufficiale”, un video della Tosca di cui vi ho proposto il “Vissi d´arte”), ma questa con l´aria di Margherita è davvero strepitosa.

DM

P.S.: Fabrizio, ti ho mandato un messaggio privato. :wink:

Re: Magda Olivero

MessaggioInviato: ven 12 set 2014, 13:56
da DottorMalatesta
Vi rimando a una pagina Web che riporta un articolo davvero molto molto interessante dedicato a Magda Olivero pubblicato nel numero di gennaio/febbraio 1969 della rivista “Discoteca”.
Inevitabilmente "parziale", considerando che la Olivero continuò a cantare fino al 1981 (ultima apparizione nella Voix humaine - penso nella traduzione italiana- a Verona nel 1981. 1981... io nascevo e lei lasciava le scene :mrgreen: . Se non erro dopo della Olivero cantarono la Voix humaine al Filarmonico di Verona solo Raina Kabaivanska e Gwyneth Jones), avendo debuttato il 2 dicembre 1932 ne I misteri dolorosi di tale Nino Cattozzo (il che significa quasi 50 anni di carriera).

http://grandivoci.jimdo.com/2012/02/16/ ... -cronache/

Ve ne consiglio caldamente la lettura.

DM