Tucidide ha scritto:A parte il fatto che sembrano "voci di guerra"
verso il canto all'italiana, o per lo meno nei confronti di una sua applicabilità attuale, del tutto speculari a quelle di chi dichiara guerra al canto aperto, antitecnico e dilettantesco,
io ripeto quello che dissi tempo fa (mi pare a proposito della Traviata Dessì-Armiliato). Il fatto che attualmente manchino legioni di cantanti specializzati nel canto "sul fiato" all'italiana non significa che esso sia del tutto incompatibile con l'attuale sensibilità. Si tratta forse della crisi di questa scuola, che però non è detto che sia inattuale e inapplicabile al giorno d'oggi. Si potrà dire che è uno stile "rétro", ma non che è oramai anacronistico
Alberto e Matteo,
con tutto il rispetto per le vostre opinioni, citatemi qualche esempio di cantante con caratteristiche "all'italiana" che possa essere portato come esempio internazionale.
Come dite? Che non ce ne sono? E certo!
Sì, c'è la Pratt, va bene: ma è ancora un progetto di cantante, non un fenomeno, un fulmine di guerra.
Premesso che non esiste il canto che non sia "sul fiato" (questa espressione è una fesseria: senza fiato non c'è canto), il fatto è che oggi tutti cantano "aperto".
Citavo a Matteo l'esempio della Lezhneva: vocalista pura,anche piuttosto funambolica, ma aperta, apertissima.
Chi canta oggi usando pienamente i risuonatori facciali? Chi è che mette oggi il suono altissimo in maschera come facevano Freni, Sutherland, Kraus? Sì, ci sarà qualcuno che lo farà ancora, ma...
Tu stesso, Alberto, parli apertamente di crisi della scuola di canto all'italiana. Certo che è così: è un modo vecchio, antistorico, percepito come retorico e totalmente mancante di verità.
Preciso a scanso di equivoci: io, come chiunque altro, sono cresciuto a questa scuola. Ne ho amato i campioni, che mi hanno raccontato - e tuttora mi raccontano - storie meravigliose. Il fatto che non ci sia più nessuno a un certo livello a cantare così è dettato da questi elementi:
crisi della scuola (come diceva Alberto)
compositori che scrivono per voci diverse
evoluzione delle tecniche di canto
il pubblico che seleziona
Quest'ultimo punto è molto interessante, a mio modo di vedere.
Da convinto evoluzionista darwiniano, credo che sia l'ambiente a selezionare la specie; non viceversa.
C'è stata una mutazione anche e soprattutto nel gusto del pubblico che ha privilegiato questo modo di esprimersi. E' indiscutibile che il canto aperto sia più ricco di colori: oggi anche i vocalisti puri (e la Kermes ne è un buon esempio) fanno un uso scarsissimo dei risuonatori facciali, ma in compenso un uso esagerato di colori, sfumature, nuances.
Può darsi che alla fine salterà fuori un cantante "à l'italienne" che sbaraglierà nuovamente la concorrenza.
Non mi dispiacerebbe, in fondo, anche perché per riuscirci dovrebbe essere veramente un fuoriclasse, e io vado matto per i fuoriclasse.
Ma fino a quel momento, se volete convincermi che il canto all'italiana ha ancora qualcosa da dire, dovrete farmi esempi veri di gente che canta alta, immascherata e che riesca a produrre gli stessi colori di quelli che cantano aperto.
E non credo che il mio sia manicheismo.
Buona domenica,
Pietro