Ascoltavo ieri il DVD di un concerto newyorkese del 1982 della Troyanos e Domingo.
Arrivato al duettone della Cavalleria rusticana, ho trovato molto bella e convincente la Santuzza della sfortunata cantante americana. Composta, dignitosa, non si lacera le vesti e non si lascia andare ad effettacci, gestisce con somma perizia la linea vocale e non vocifera mai, nemmeno nei momenti più "invitanti" da questo punto di vista, come le battute finali (vi ricordate cosa combina la Simionato alla Scala con Corelli? ). Ne vien fuori una Santuzza molto dura, a tratti quasi sprezzante, i cui squarci lirici non sono mai davvero pervasi da foga disperata, ma al contrario sempre rattenuti, come pudichi.
Notate anche come la Troyanos eviti di compiacersi nella frase ripetuta "No, no, Turiddu": non cede agli effetti strappacore di molte interpreti.
Bello è anche, dal punto di vista tecnico, la rinuncia a suoni aperti, prediligendo un'emissione sobria e controllata, che pare rifarsi alle Santuzze "antiche" (penso alla Bellincioni, ad esempio, ma anche alla Muzio).
Eccoli:
http://www.youtube.com/watch?v=S6ussBkH9dw
http://www.youtube.com/watch?v=RMIbB2KSI1I
Parentesi.
L'uso in Santuzza di mezzosoprani, sovente di voce vellutata e sensuale, ha in parte stravolto il carattere del personaggio. A mio avviso una Verrett, una Bumbry o una Cossotto poco o nulla c'entrano con il ruolo, al di là della bellezza vocale. Ci credete se vi dico che una delle Santuzze discografiche più convincenti che conosca è la Baltsa con Sinopoli? Scabra, aspra, ti fa percepire una macerazione interiore ma anche fisica degna della Pietà Rondanini (o, si parva licet, della Jacmèna, scultura raffigurante la Morte, appesa ad una colonna del Duomo della mia città. )