9 e 11 aprile 1972: Carnegie Hall (NY):
concerto di canto di Monsterrat Caballé, pf. Miguel Zanetti
programma:
" Nel cor più non mi sento" di Paisiello
"Da due venti" di Vivaldi
"Onde chiare" da Ercole sul Termodonte di Vivaldi
"Ah, rammenta bella Irene" di Donizetti
" Le nostre anime" da Adelia Adimari di Donizetti
" Betly" di Donizetti
" Vieni o tu" da Caterina Corsaro di Donizetti
" Sorgi o padre" da Bianca e Fernando di Bellini
" Di tanti palpiti" da Tancredi di Rossini
"Vocalise en forma de Habanera" di Ravel
"A quel sombrero de monte" di Obradors
"El cidello mas sutil" di Obradors
"El vito" di Obradors
"De donde venis amore" di Rodrigo
"De los alamos vengo" di Rodrigo.
La storica sala da concerto newyorkese, situata vicino alla V° strada alla altezza della 57°, ha avuto il grande merito di fare scoprire al mondo, nella leggendaria Lucrezia Borgia del 12 aprile 1965, l’arte suprema di Monsterrat Caballé, ma il soprano catalano con il tempo ha saputo ampiamente ricambiare tale favore regalando ai fortunati abbonati di quegli anni d’oro del belcanto alcune performance che ancora oggi risultano, grazie alle provvidenziali registrazioni pirata di chi c’era, sensazionali, e basti pensare al Roberto Devereux di Donizetti del 1965 al Pirata di Bellini del 1966, al Giulio Cesare di Handel e alla Maria Suarda di Donizetti del 1967, alla Straniera di Bellini del 1969 e alla Parisina d’Este di Donizetti del 1974 da sole in grado di contrassegnare una straordinaria carriera con pochi uguali. Ma la suprema arte di quegli anni di assoluto splendore vocale consentirono a Monsterrat Caballé di alternare ai grandi ruoli del melodramma anche alcuni concerti memorabili tra i quali quello tenutosi in duplice data il 9 e l’11 aprile del 1972 pur’esso fortunatamente conservato da quel LP amatoriale che ai tempi veniva conteso nell’indimenticato scantinato del milanese Stradivarius, ritrovo dei melomani più incalliti, ed oggi trasferito sui più moderni CD che già nella inebriante lettura dello stupefacente programma di sala induce all’ immediato acquisto.
La Caballé aveva appena trionfato al MET in quel celebre Don Carlo di all star con Corelli, MIlnes, Siepi e Bumbry del 4 aprile (CD melodram) e si apprestava ad una Norma a Filadelfia diretta da Bonynge del 18 aprile prima di fare ritorno a NY per la storica serata di addio al sovrintendente Bing del 22 aprile ove, come documentato da un meraviglioso filmato anche su youtube, avrebbe duettato con Placido Domingo in “Tu amore tu” da Manon Lescaut di Puccini, in attesa del debutto al Covent Garden con la Traviata di Verdi del 28 giugno diretta da Santi (CD GOP) a Londra, dove in quel luglio avrebbe anche inciso alcuni dei suoi dischi di opera più riusciti come Giovanna d’Arco di Verdi e Guglielmo Tell di Rossini (CD EMI) e Turandot di Puccini (CD Decca) nel ruolo di Liù con Joan Sutherland nel title-role.
Insomma il 1972 che si era aperto a gennaio con Un ballo in maschera a Nizza e che si sarebbe concluso con il suo debutto in Adriana Lecouvrer a Barcellona (LP HRE) e con quella unica e fugace Norma scaligera del 22 dicembre diretta da Gavazzeni, dove mise a tacere i tanti vedovi Callas (CD GOP), è uno degli anni d’oro della vocalità della Caballé (vedi anche video di Trovatore ad Orange), e questo concerto ne fornisce la più inoppugnabile delle prove.
Niente Strauss, Schubert o altri autori tedeschi stavolta, come solitamente la Caballé amava in quegli anni inserire in programma, quasi per una sorta di gratitudine al paese dove aveva trascorso i primi anni oscuri della sua carriera prima del grande successo internazionale, anche se non manca il classico incipit con gli autori italiani del ‘700 e quindi dopo Paisiello due brani di Vivaldi resi con la consueta maestria.
Le sorprese, anche per uno come me che possiede da tempo immemore decine e decine di concerti della Caballé di quegli anni e che sono uno più bello dell’altro, cominciano con Donizetti, giacchè credo che sia stato proprio in questa occasione che eseguì per la prima volta quella stupefacente aria tripartita da Adelia Adimari ove tocca a mio parere uno dei suoi vertici assoluti di canto donizettiano. La medesima aria verrà incisa molti anni dopo nel CD RCA “With alla my love” con le diverse sembianze della Gabriella di Vergy ma lo stato di forma della sua voce di questo concerto è da commozione pura, ed infatti il pubblico al termine della romanza (eseguita quasi con unico fiato legato con un legato ed una dinamica sfumata da fare impressione) e prima dell’inizio della cabaletta, prorompe in uno di quegli applausi che accompagnavano solo le coeve imprese operistiche della grande Caballé.
Dopo le due bellissime arie donizettiane che in seguiti inciderà nel CD di arie da concerto dei grandi autori italiani, arriva la seconda sorpresa costituita dalla grande entrata di Caterina tratta da quella Caterina Cornaro (opera scoperta in quello stesso anno da Leyla Gencer) che proprio nel luglio avrebbe debuttato anche lei a Londra in forma di concerto con Carreras (CD Frequenz) ed è altro splendore donziettiano assoluto.
La terza sorpresa arriva con Bellini perché ci regala un inedito ovvero la stupenda cantata Sorgi o padre da Bianca e Fernando opera che a differenza di Pirata, Norma e Straniera non canterà mai, e del resto di tale meravigliosa aria esistono pochissime versioni degne di nota in quanto mi sovvengono solo le incisioni in dischi recital di Mirella Freni (con Renata Scotto che fa da pertichino) e di Lella Cuberli (con Martine Dupuy). Sentire che splendore in questa Caballé d'annata please quelle miracolose "ribattute" tipicamente belliniane (cfr. i la ribattuti del Casta Diva) nel da capo della romanza, e l'accento di malinconico abbandono che pervade la intera linea melodica della sublme esecuzione.
Segue poi il consueto programma di quegli anni con la usuale Di tanti palpiti da Tancredi di Rossini in chiave sopranile che non mi ha personalmente mai troppo convinto anche se la forma vocale è da brivido, il solito pezzo di Ravel e la inevitabile chiusura spagnola con Obradors e Rodrigo.
E’ un concerto di canto incredibile e meraviglioso dal primo all’ultimo brano e non certo il gettone di professionale presenza di una diva tra una "prima" e l’altra, insomma una di quelle serate magiche che hanno fatto la storia di quella sala americana e di quello che piaccia o meno è stato oggettivamente uno dei più grandi soprani del dopoguerra, chiunque ama il canto non può fare a meno a mio parere di aggiudicarsi questo irripetibile CD di quasi 40 anni fa, tra l'altro con suono eccellente, il resto sono chiacchiere.
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