Teo ha scritto:volevo dire è che se io e te ci mettiamo a parlare di decibel, di quanto si possa o meno sentire un ppp di questo o quel cantante e tu ti riferisci ad un ascolto live di un suo Rigoletto cantato all'Operà de Paris e io te lo confronto con un ascolto live (sempre dello stesso cantante) udito al Donizetti di Bergamo, beh a mio modesto avviso, e credo ne converrai con me, la discussione partirebbe da presupposti diversi e quindi il confronto (sempre a mio modesto avviso) sarebbe falsato (passami il termine...).
E' vero! Tu dici cose giuste.
Ma io vorrei ugualmente ridimensionare la preoccupazione che una voce possa apparire tanto diverse in spazi diversi.
Il nostro orecchio riesce a distinguere l'impatto di un suono in funzione dell'ambiente in cui ci troviamo.
Per cui siamo capaci di capire che, anche se ci urla nelle orecchie, la Popp aveva una voce più piccola della Nilsson posta invece a 80 metri di distanza.
Una voce "grande" rimarrà tale sia che la sentiamo a Bergamo, sia che la sentiamo alla GrossesFestspielhaus.
E così pure una piccola.
Ti potrei fare l'esempio della Silja, solo perché è la cantante che ho sentito più spesso negli ultimi vent'anni e negli spazi più diversificati.
In generale l'effetto che fa la Silja è lo stesso, sia in teatri piccolissimi (l'ho sentita al Jeux de Paumes di Aix e alla Wigmor Hall di Londra, praticamente dei salotti) sia in spazi giganteschi come appunto l'Opéra Bastille di Parigi.
In certi teatri fa miglior figura (è vero) ma resta il fatto che tu a Bergamo e un altro a Parigi sentite la stessa voce: entrambi direte che è povera di risonanza in basso, penetrante come una spada in alto, che è di timbro chiaro, che nei fraseggi elevati la voce tende a ballare, che l'intonazione non è perfetta, che le sillabe ti trapassano come lame...
Le incisioni mantengono tutto questo, pregi e difetti.
Posso ammettere che il microfono l'aiuta in basso (zona della sua voce che a teatro rischia di disperdersi) mentre la sacrificano sugli acuti; le note alte della Silja penetrano nello spazio con un fulgore imprevedibile: ricorderai gli abbacinanti do bemolle della Jenufa alla Scala. Questo aspetto purtroppo il microfono non può coglierlo: privato dello spazio di cui si ammanta, il registro acuto della Silja sembra privato del suo metallo e resta nudo: quindi oscillante e timbricamente non bello. Questo è un caso in cui il microfono non solo non aiuta, ma anzi danneggia.
Ma tutto questo l'abbiamo detto fin dall'inizio del thread.
Secondo me quando ascoltiamo un cantante in disco dobbiamo fingere nella nostra testa di averlo davanti a noi, nel salotto di casa. Se fingiamo di essere a teatro, allora sì che rischiamo di non riconoscere la sua voce.
Oggi la tecnologia digitale fa davvero miracoli e se non ti è mai capitato di trovarti in una sala di incisione dei nostri giorni, ti assicuro che è un esperienza per certi versi "scioccante".
Ma io ti credo assolutamente.
Anzi, dirò di più: so che è così.
E' ugualmente scioccante vedere come la tecnologia è in grado "costruire" la mimica di certi attori cinematografici, correggere espressioni, cancellare rughe, far scintillare sguardi.
E non di meno siamo capaci di distinguere fra un grande attore e una mezza calza, no?
Salutoni,
Mat