Carissimo Pruun,
ho atteso la Manon e la Lakmè
Pensavo di scrivere un post unico, ma - meglio di niente - partiamo dai link a youtube.
Devo dire che sono ascolti molto interessanti: credo di aver in parte riconosciuto quella tinta nostalgica, "cinerea" che tu e Fabrizio avete indicato.
E inoltre comincio a capire cosa intendi quando parli di abilità di fraseggio.
Ma andiamo per ordine, partirò da ciò che mi è piaciuto di meno.
La Lucia.
Tu dicevi:
Questa è la Lucia nella regia di Krief, altro allestimento un po' particolare:Rispetto alla noiosa interpretazione scaligera io sento qui una Lucia crepuscolare e decadente... (senti "Alfin son tua")... impagonabile all'astratta lezione di canto milanese. Qui c'è un fraseggio sempre sfumato, attento... in una parola, personale.
Ebbene, qui non la vediamo allo stesso modo (e mi riferisco anche all'analisi di Fabrizio, di un processo "implosivo" più seducente nella sua splendida prosa di quanto non mi sia sembrato l'ascolto).
Io ovviamente parlo solo per me, ma ti confesso che ho riconosciuto in questa pagina la Devia che ero arrivato a odiare a teatro.
Certo che ci sono le sfumaturine! Certo che i filati impreziosiscono il fraseggio, ma siamo - mi pare - sempre all'interno di una scuola stantia, che poteva essere la stessa negli anni '40, assorbita e non interiorizzata come sequela di effettini prevedibili e insignificanti (mi riferisco persino alle articolazioni delle sillabe, ai rubati, alle convenzionalissime espressioni del viso).
Insomma questa è la Lucia che io non voglio più sentire; e che non avrei voluto nemmeno sentire negli anni 60.
La Lucia che ha imparato una "maniera" a scuola e la reitera con placida accuratezza.
Insomma non riesce a piacermi.
Detto questo, tutti gli altri brani mi sono piaciuti.
E in certi casi, piaciuti moltissimo.
Ora, io continuo a pensare che Traviata non sia per lei (ma per chi è Traviata? quante delle diecimila che l'hanno fatta hanno davvero lasciato il segno?)
E non di meno, ho avuto la sensazione di cogliere tutto quello di cui mi parlavate.
Nella prima registrazione (che tu chiami "convenzionale" giustamente e che invece ho trovato la più bella) ho colto frasi di abbandono sincero e appassionante in "ah fors'è lui" gestite e sostenute proprio dal fraseggio
Tu dici che la regia non l'aiuta, e invece secondo me la aiuta moltissimo: quell'immagine di lei riversa nel canapé, con quei vestiti e fiori gozzaniani, che distilla il suo fraseggio disarmato e più mesto che incredulo...
Avete proprio ragione tu e Fabrizio: quella è un'immagine "vera", carica di emozioni.
E non mi importa che sia "convenzionale".
Tu, forse, credi che per me la convenzionalità sia un grave difetto: ti sbagli!
Per me quello che conta è riuscire "veri" in ciò che si fa, cosa che spesso non riesce a chi vuole essere anti-convenzionale per forza.
Ed è questo il caso di Vick, il cui allestimento è talmente cretino che persino una consumata attrice (che la Devia non è) ci avrebbe lasciato le penne.
Avrei preferito non vedere la Devia in minigonna fingersi "puttanone". Mi pare una violenza sulla personalità dell'artista.
E tuttavia, hai ragione ancora, questo brano è interessante.
Non bello quanto il precedente (almeno a mio gusto) ma in grado di far emergere un altro lato della Devia che, probabilmente, sta venendo fuori solo in quest'ultima parte della sua carriera: la consapevolezza di esserci, il senso di responsabilità che ti deriva dall'essere - almeno per i tuoi ammiratori - un'icona.
Se non nel canto, se non nell'accento, c'è nell'impegno di questa Devia un'autorevolezza che forza la simpatia.
Per quanto riguarda l'Addio del Passato l'ho trovato (tienti forte) uno dei più belli che abbia sentito.
E non per il filato finale (così così), o i colori (pochi come sempre) e nemmeno per l'accento (generico), ma - proprio come dicevi tu - per la gestione della frase musicale, scandita in modo personalissimo e appassionante, con l'accento spostato sul tempo debole:
Addi
o del passat
o... ciò che crea una singolare e tormentata catena ritmica che imprigiona l'ascoltatore.
E' senz'altro una grande idea, splendidamente realizzata.
A conclusione?
Be' sì, devo ammettere che questi brani mi hanno convinto che la Devia non è il vuoto pneumatico!
C'è... c'è qualcosa. Forse c'è tanto.
Ora si tratta (col tuo aiuto) di capire cosa può fare emergere quel che c'è e per quale motivo (in vent'anni di ascolti dal vivo) non mi era stato rivelato?
Non sarà che (forse) tecnica a parte, il mondo belcantistico è un po' estraneo "idealmente" alla sua sensibilità?
L'argomento è interessante e l'ascolto di Manon e Lakmé credo che chiarirà molte cose.
Attendo fiducioso e sono grato del bel confronto.
Matteo[/b]