Mariella Devia

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Messaggioda fadecas » sab 08 dic 2007, 17:03

MatMarazzi ha scritto:
fadecas ha scritto:Sarà per la sua personalità schiva, alinea dall'ostensione, che la rende così adatta, secondo me, a rivestire personaggi o valorizzare momenti psicologici improntati al vittimismo e alla sconfitta, sarà per quel colore cinereo, assolutamente "non giovanile" che è stato già sottolineata in altri interventi, e che per me costituisce semplicemente una sua peculiarità, più che un limite, però sentendola cantare non avverto quel piacere fisico di sprigionare emozioni attraverso la voce che è un tratto tipico delle virtuose, grandi e "meno grandi" - e a quest'ultime si riferiva l'allusione al coccodè.


Scusami, non avevo capito.
In questi termini il discorso sta effettivamente diventando interessante.

Speriamo che negli esempi che Pruun ci posterà (DOPO DOMENICA!!! ;)) si conceda un po' di spazio anche a questa Violetta "cinerea" e sconfitta.
Nell'eventualità che brano suggeriresti? "Dite alla giovane"?

Salutoni,
Matteo


Sì, oppure "Alfredo, Alfredo ...". Ma il finale atto I da "Follie ..." rimane, secondo me, un pezzo da antologia della particolarità espressività deviesca!

Salutoni, Fabrizio
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Messaggioda Pruun » sab 08 dic 2007, 17:09

MatMarazzi ha scritto:Speriamo che negli esempi che Pruun ci posterà (DOPO DOMENICA!!! ;)) si conceda un po' di spazio anche a questa Violetta "cinerea" e sconfitta.
Nell'eventualità che brano suggeriresti? "Dite alla giovane"?
Salutoni,
Matteo


Violetta non l'ho qui con me, ho il disco Bongiovanni a casa dei miei... c'è da attendere, ahimé.
Però rimedio con questi:
http://www.youtube.com/watch?v=B3yCMmT8vzg
Qui senti come accenta con discrezione e, quasi, con pudore. Mi sembra una Violetta molto convenzionale, ma non priva di originalità... come vedi l'allestimento non l'aiuta molto nella definizione del personaggio, che è un po' anonimo (ma non puoi dirmi che non fraseggia... senti come accenta "A quell'amor...")
Vedi, caro Mat, io sono il primo a dire che la Devia non abbia una spiccata capacità interpretativa, non di quelle che lasciano il segno da sole. In questo capisco ciò che ti "sfastidia" di lei: l'estrema importanza data sempre al suono, in certi casi solo al suono. Mi sta bene. Ciò non toglie che, in determinati personaggi o in determinate situazioni, la Devia abbia saputo regalare interpretazioni molto particolari.
Senti che differenza qua:
http://video.libero.it/app/play?id=84e6 ... f0bdcee37f
La regia è di Graham Vick e a me pare che la Devia riesca a impostare il fraseggio in una maniera straordinariamente idonea alla pacchianeria volgare (volgarità voluta, ovvio) di uno spettacolo che unisce l'icona di Violetta alle icone laiche dei nostri tempi. Nell'"amor ch'è palpito" c'è una lieve sfumatura di ironia (data anche dal momento scenico, vero, però c'è) mista a un lieve smarrimento (nella seconda strofa).
(Ps - c'è un problema nella prima strofa del "Sempre Libero.. il video salta un poco per un secondo)
Il "Sempre libera", poi, a me sembra molto disincantato e ironico, da "viveuse" (come suona male l'orchestra, però...)

Qui l'Addio del passato, che a me pare ancora più bello nella devastazione offerta dalla visione della malattia e nella scala di grigi offerta da un fraseggio calibrato e sussurrato, sfinito e stanco (basta la prima frase dell'aria, l'abbandono di "L'amore d'Alfredo"... la tristezza infinitra di "Conforto, sostegno", oppure ancora come accenta "La tomba ai mortali" o "Non croce col nome"):
http://video.libero.it/app/play/index.h ... 980489b46f
Ci sarebbe da spendere parole anche sull'incredibile tenuta dei fiati, dettaglio, a mio avviso, tutt'altro che trascurabile in quest'aria.

Questa è la Lucia nella regia di Krief, altro allestimento un po' particolare:
http://video.libero.it/app/play?id=65fd ... 598b7deddd
Rispetto alla noiosa interpretazione scaligera io sento qui una Lucia crepuscolare e decadente... (senti "Alfin son tua")... impagonabile all'astratta lezione di canto milanese. Qui c'è un fraseggio sempre sfumato, attento... in una parola, personale.

Dissento, in parte, sulla questione del timbro vecchio: ho sempre trovato la voce della Devia molto giovanile, ma perfetta nel descrivere una gioventù malata, oppressa da un'ombra, grazie proprio a quella tinta cinerea. Questo specialmente nell'ultima fase della carriera. In un certo senso mi dà l'impressione della gioventù "invecchiata", il tutto in un timbro sicuramente non bellissimo e "normale", ma che sia "vecchio" tout court non direi.

Poi, se dopo questo ancora non ti convinco... vorrà dire che io mi terrò la Devia... e tu no! 8) (Ma domani arrivano Lakmé e Manon)
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Messaggioda Teo » sab 08 dic 2007, 17:31

Matt chiedeva un duetto...che ne dite di questo?

http://it.youtube.com/watch?v=oUFM12lNc ... re=related

http://it.youtube.com/watch?v=ZSlpUQDdA ... re=related

Si tratta di un concerto quindi forse non è propriamente una performance da prendere ad esempio per l'interpretazione della Devia, ma a mio avviso in quanto a bellezza lo è, eccome...conosco bene le difficoltà esecutive di questo brano e francamente non posso che inchinarmi a siffatta facilità e splendore vocale (a mio avviso ovv.).

Salutissimi.

Teo
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Messaggioda PQYD » sab 08 dic 2007, 22:33

MatMarazzi ha scritto:Perché non ha messo qualche duetto


Infatti avevo chiesto: "continua...?"

Ebbene sì, continua! :D

http://www.youtube.com/watch?v=d1KOgAEILug

Ascoltate la lucentezza che assume una voce non certo privilegiata dalla Natura, lo splendore del legato, la malinconia mai leziosa. E questo vale tanto per Mariellissima quanto per la sua collega.
Naturalmente il video è dedicato alle future interpreti parigine di questo titolo... In bocca al lupo, ragazze. 8)
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Messaggioda fadecas » sab 08 dic 2007, 22:53

Ringrazio Pruun per gli inserti che rendono piena giustizia al versante interpretativo migliore della Devia, nei suoi ruoli forse più centrati e personali.
Certo, la pazzia di Lucia, per la Devia, non è il momento del riscatto del personaggio dalle catene della sua oppressione di donna attraverso lo sprigionarsi liberatorio dell'allucinazione vocale, come è dato scorgere in altri modelli interpretativi (Sutherland ad es.).
L'omogeneità o financo la montonia senza scosse della tinteggiatura, pur nelle escursioni abissali del brano, e quell'impronta di crepuscolarità di cui si parlava, nella voluta fissità ed assenza di ogni minima puntatura che sottolinei l'appagamento fisico del canto, suggerisce una "follia" come deragliamento lento e dolce verso una condizione di sempre maggiore implosione, come se l'atto conclusivo della parabola di Lucia non potesse che confermare la condizione di ripiegamento e di passività che costituisce da principio la sigla del personaggio.
Parlare di inerzia o di mancanza di interpretazione, di fronte ad un risultato di questo tipo, mi sembra veramente eccessivo!

Saluti, Fabrizio
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Messaggioda MatMarazzi » lun 10 dic 2007, 0:23

Carissimo Pruun,
ho atteso la Manon e la Lakmè :) Pensavo di scrivere un post unico, ma - meglio di niente - partiamo dai link a youtube.

Devo dire che sono ascolti molto interessanti: credo di aver in parte riconosciuto quella tinta nostalgica, "cinerea" che tu e Fabrizio avete indicato.
E inoltre comincio a capire cosa intendi quando parli di abilità di fraseggio.

Ma andiamo per ordine, partirò da ciò che mi è piaciuto di meno.
La Lucia.
Tu dicevi:
Questa è la Lucia nella regia di Krief, altro allestimento un po' particolare:Rispetto alla noiosa interpretazione scaligera io sento qui una Lucia crepuscolare e decadente... (senti "Alfin son tua")... impagonabile all'astratta lezione di canto milanese. Qui c'è un fraseggio sempre sfumato, attento... in una parola, personale.


Ebbene, qui non la vediamo allo stesso modo (e mi riferisco anche all'analisi di Fabrizio, di un processo "implosivo" più seducente nella sua splendida prosa di quanto non mi sia sembrato l'ascolto). :)
Io ovviamente parlo solo per me, ma ti confesso che ho riconosciuto in questa pagina la Devia che ero arrivato a odiare a teatro.
Certo che ci sono le sfumaturine! Certo che i filati impreziosiscono il fraseggio, ma siamo - mi pare - sempre all'interno di una scuola stantia, che poteva essere la stessa negli anni '40, assorbita e non interiorizzata come sequela di effettini prevedibili e insignificanti (mi riferisco persino alle articolazioni delle sillabe, ai rubati, alle convenzionalissime espressioni del viso).
Insomma questa è la Lucia che io non voglio più sentire; e che non avrei voluto nemmeno sentire negli anni 60.
La Lucia che ha imparato una "maniera" a scuola e la reitera con placida accuratezza.
Insomma non riesce a piacermi.

Detto questo, tutti gli altri brani mi sono piaciuti.
E in certi casi, piaciuti moltissimo.

Ora, io continuo a pensare che Traviata non sia per lei (ma per chi è Traviata? quante delle diecimila che l'hanno fatta hanno davvero lasciato il segno?)
E non di meno, ho avuto la sensazione di cogliere tutto quello di cui mi parlavate.
Nella prima registrazione (che tu chiami "convenzionale" giustamente e che invece ho trovato la più bella) ho colto frasi di abbandono sincero e appassionante in "ah fors'è lui" gestite e sostenute proprio dal fraseggio
Tu dici che la regia non l'aiuta, e invece secondo me la aiuta moltissimo: quell'immagine di lei riversa nel canapé, con quei vestiti e fiori gozzaniani, che distilla il suo fraseggio disarmato e più mesto che incredulo...
Avete proprio ragione tu e Fabrizio: quella è un'immagine "vera", carica di emozioni.
E non mi importa che sia "convenzionale".
Tu, forse, credi che per me la convenzionalità sia un grave difetto: ti sbagli!
Per me quello che conta è riuscire "veri" in ciò che si fa, cosa che spesso non riesce a chi vuole essere anti-convenzionale per forza.

Ed è questo il caso di Vick, il cui allestimento è talmente cretino che persino una consumata attrice (che la Devia non è) ci avrebbe lasciato le penne.
Avrei preferito non vedere la Devia in minigonna fingersi "puttanone". Mi pare una violenza sulla personalità dell'artista.
E tuttavia, hai ragione ancora, questo brano è interessante.
Non bello quanto il precedente (almeno a mio gusto) ma in grado di far emergere un altro lato della Devia che, probabilmente, sta venendo fuori solo in quest'ultima parte della sua carriera: la consapevolezza di esserci, il senso di responsabilità che ti deriva dall'essere - almeno per i tuoi ammiratori - un'icona.
Se non nel canto, se non nell'accento, c'è nell'impegno di questa Devia un'autorevolezza che forza la simpatia.

Per quanto riguarda l'Addio del Passato l'ho trovato (tienti forte) uno dei più belli che abbia sentito.
E non per il filato finale (così così), o i colori (pochi come sempre) e nemmeno per l'accento (generico), ma - proprio come dicevi tu - per la gestione della frase musicale, scandita in modo personalissimo e appassionante, con l'accento spostato sul tempo debole:
Addio del passato... ciò che crea una singolare e tormentata catena ritmica che imprigiona l'ascoltatore.
E' senz'altro una grande idea, splendidamente realizzata.

A conclusione?
Be' sì, devo ammettere che questi brani mi hanno convinto che la Devia non è il vuoto pneumatico! :) C'è... c'è qualcosa. Forse c'è tanto.
Ora si tratta (col tuo aiuto) di capire cosa può fare emergere quel che c'è e per quale motivo (in vent'anni di ascolti dal vivo) non mi era stato rivelato?
Non sarà che (forse) tecnica a parte, il mondo belcantistico è un po' estraneo "idealmente" alla sua sensibilità?

L'argomento è interessante e l'ascolto di Manon e Lakmé credo che chiarirà molte cose.

Attendo fiducioso e sono grato del bel confronto.

Matteo[/b]
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Messaggioda Pruun » lun 10 dic 2007, 0:54

Dai Mat, non odiarmi, già mi odia rapidshare che mi carica lento lento gli uploads....
Comunque intanto ecco la Manon:
http://rapidshare.com/files/75416825/Au ... r.001.html
http://rapidshare.com/files/75350149/Au ... r.002.html

L'audio non è il massimo, eppure io la trovo un'incarnazione davvero notevolissima nella tinta del fraseggio (che sa essere spumeggiante e malinconico al tempo stesso) e nella qualità del virtuosismo.

Le copertine incluse sono mie... spero che piacciano e mi facciano perdonare del lieve ritardo 8)
Spero di postar Lakmé per stasera.
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Messaggioda Pruun » lun 10 dic 2007, 11:40

MatMarazzi ha scritto:Insomma questa è la Lucia che io non voglio più sentire; e che non avrei voluto nemmeno sentire negli anni 60.
La Lucia che ha imparato una "maniera" a scuola e la reitera con placida accuratezza.
Insomma non riesce a piacermi.


E vabbé, amen! Tanto la ha tolta dal repertorio!

MatMarazzi ha scritto:Tu dici che la regia non l'aiuta, e invece secondo me la aiuta moltissimo: quell'immagine di lei riversa nel canapé, con quei vestiti e fiori gozzaniani, che distilla il suo fraseggio disarmato e più mesto che incredulo...
Avete proprio ragione tu e Fabrizio: quella è un'immagine "vera", carica di emozioni.


Come ti ho detto fraseggia, e molto. A me piace. Dico che la regia non l'aiuta perché non la stimola molto nella ricerca di un colore personale-

MatMarazzi ha scritto:E non mi importa che sia "convenzionale".
Tu, forse, credi che per me la convenzionalità sia un grave difetto: ti sbagli!


Mai pensato questo. Però con la Violetta veronese trovo un fraseggio molto più originale e intrigante: insomma a me piace di più... però io son di parte... 8)

MatMarazzi ha scritto:Per quanto riguarda l'Addio del Passato l'ho trovato (tienti forte) uno dei più belli che abbia sentito.


Oh là là ... troppa grazia a Sant'Antonio!! 8) 8)

Tutto bene con i downloads Mat?
Sta arrivando Lakmé... 8) :wink:
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Messaggioda beckmesser » lun 10 dic 2007, 13:01

fadecas ha scritto:Mi trovo abbastanza in linea con le opinioni di Pruun e di Walpurgys a proposito della Devia. Acquisita pacificamente l’idea che non sarà da lei che possano giungere interpretazioni fulminanti ed esplosive, vorrei soffermarmi su un’unica occasione in cui sicuramente l’ho stimata senza mezze misure, ossia quella Traviata di Parma diretta da Palumbo già richiamata nel thread, a cui ho assistito dal vivo- e, devo aggiungere, in partenza piuttosto prevenuto negativamente.
Il contenimento espressivo della sua Violetta scarna e rastremata solo ingannevolmente può essere scambiato per freddezza E’ invece una scelta intepretativa mediatata e coerente, quella di rinunciare ad ogni esibizione di bellurie di accento o di espressività esibita –sia chiaro che io non ce l’ho con la “maniera” che può portare altre interpreti a risultati altissimi – e di interiorizzare al massimo il personaggio rendendolo tutto e solo attraverso le linee della vocalità.


Sottoscrivo e credo sia una considerazione molto importante. Premesso che non sono un fan sfegatato della Devia, che in molte occasioni mi ha lasciato negativamente sbigottito per il vuoto spinto di certe sue interpretazioni (ricordo una sua regina della notte insopportabile nella placida normalità di fraseggio e vocalità), ma in linea generale non condivido l’idea che quel tipo di impostazione, che tende a privilegiare il dato tecnico ed “estetico” del canto, si traduca necessariamente in vuoto teatrale. E proprio la Traviata della Devia (mi riferisco anch’io a Parma) o la sua Lucia scaligera dell’anno scorso me lo hanno confermato. Voglio dire che un personaggio teatralmente vivo e vitale lo si può costruire lavorando di cesello sul fraseggio, sul colore di ogni sillaba, sul calibrato rapporto fra vocali e consonanti; ma anche (almeno in certo repertorio) lavorando principalmente su legato, emissione, virtuosismo tecnico (sia ben chiaro, non sto dicendo che questi elementi sempre e automaticamente sono sufficienti a fare un personaggio, ma che può avvenire in bocca ad autentici artisti che volutamente decidono di esprimersi in quel modo, allo stesso modo per cui non necessariamente scansione declamatoria si trasforma in fraseggio…).

È quello che mi viene sempre da pensare quando leggo certi commenti su gente come Freni o Bergonzi, a volte accusati di essere buoni, finanche superbi esecutori, ma teatralmente inconsistenti. Voglio dire: se ascolto il Radames di Bergonzi (più il live con Solti che in studio con Karajan…) e mi viene da emozionarmi nel duetto finale, non è solo per ammirazione di fronte ad un cantante (ed uno dei pochissimi…) che riesce a rispettare alla lettera ogni segno prescritto dall’autore (cosa che, se pur non deve diventare un feticcio, non può neppure diventare un capo d’accusa…), ma perché quell’impostazione interpretativa delinea per mio conto un personaggio che ha una sua fisionomia ben definita, romantica ed aristocratica, fiera ed indifesa allo stesso tempo. E discorso analogo mi viene da fare in merito a molti personaggi della Freni e ad alcuni (molti meno, in verità…) della Devia.
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Messaggioda Pruun » lun 10 dic 2007, 15:48

Ed ecco Lakmé... un vecchio disco live ormai da molto tempo fuori catalogo:

http://rapidshare.com/files/75597207/De ... r.001.html
http://rapidshare.com/files/75519169/De ... r.002.html

Oltretutto la Lakmé vale anche per un anziano ma ancora agguerritissimo Gedda... 8)
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Messaggioda Teo » lun 10 dic 2007, 17:19

beckmesser ha scritto:Premesso che non sono un fan sfegatato della Devia, in linea generale non condivido l’idea che quel tipo di impostazione, che tende a privilegiare il dato tecnico ed “estetico” del canto, si traduca necessariamente in vuoto teatrale.


beckmesser ha scritto:Voglio dire che un personaggio teatralmente vivo e vitale lo si può costruire lavorando di cesello sul fraseggio, sul colore di ogni sillaba, sul calibrato rapporto fra vocali e consonanti; ma anche (almeno in certo repertorio) lavorando principalmente su legato, emissione, virtuosismo tecnico (sia ben chiaro, non sto dicendo che questi elementi sempre e automaticamente sono sufficienti a fare un personaggio, ma che può avvenire in bocca ad autentici artisti che volutamente decidono di esprimersi in quel modo, allo stesso modo per cui non necessariamente scansione declamatoria si trasforma in fraseggio…).


Caro beckmesser, in quello che scrivi e che sopra ho quotato io mi ci ritrovo in toto. Detto ciò, l'elemento fondamentale che mi pare però sia davvero difficile ottenere è che unitamente a quanto da te scritto vi debba essere la condizione della "credibilità ed autenticità del personaggio", e questo lo si possa forse ottenere solo e grazie al fatto che quello che vivi dentro viene fuori e che ciò che viene fuori sia maggiormente compreso-sentito da chi ascolta (e la scelta tecnica a mio avviso ne è appunto lo strumento).

Penso però, che la prima cosa da te esposta (e che incotra il mio pieno consenso), valga sopratutto per un certo tipo di repertorio, mentre la questione dell'essere "credibile e autentico", valga sempre e comunque (IMHO).

Ti ringrazio per aver scritto cose che personalmente mi hanno colpito per immagine e aderenza di visione.

Salutissimi.

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Messaggioda fadecas » mar 11 dic 2007, 0:49

MatMarazzi ha scritto:[
Ebbene, qui non la vediamo allo stesso modo (e mi riferisco anche all'analisi di Fabrizio, di un processo "implosivo" più seducente nella sua splendida prosa di quanto non mi sia sembrato l'ascolto). :)
Io ovviamente parlo solo per me, ma ti confesso che ho riconosciuto in questa pagina la Devia che ero arrivato a odiare a teatro.
Certo che ci sono le sfumaturine! Certo che i filati impreziosiscono il fraseggio, ma siamo - mi pare - sempre all'interno di una scuola stantia, che poteva essere la stessa negli anni '40, assorbita e non interiorizzata come sequela di effettini prevedibili e insignificanti (mi riferisco persino alle articolazioni delle sillabe, ai rubati, alle convenzionalissime espressioni del viso).
Insomma questa è la Lucia che io non voglio più sentire; e che non avrei voluto nemmeno sentire negli anni 60.
La Lucia che ha imparato una "maniera" a scuola e la reitera con placida accuratezza.
Insomma non riesce a piacermi.
Matteo[/b]


Come Pruun, anch’io plaudo con un respiro di sollievo a queste “concessioni” di Matteo sulla Devia come un risultato non da poco di un confronto capillare e centrato, oltre che serio.
Una sola osservazione, ancora su Lucia. Alla mia personale memoria di ascoltatore, le accuse di convenzionalismo stile leggero anni ’40 puntualmente richiamate da Matteo evocano immagini di ben altre Lucie che la Devia, quelle appartenenti ad un filone carsico che negli anni ’60 resisteva tenacemente nei circuiti di provincia – le Lucie “minori” di quei tempi esistevano eccome, e si chiamavano Gianna D’Angelo, Maddalena Bonifaccio … - ma che nel corso dei ’70 riemerse alla grande in almeno un’altra conclamata cantante italiana generazionalmente un po’ più anziana della Devia, su cui non mi soffermo perché introdurrebbe motivi polemici estranei all’oggetto di questo thread, ma che tutti possono facilmente identificare.
In quel caso, lo sbiancamento del timbro, la tendenza all’accento querulo e bamboleggiante, alternati all’esibizione a girandola delle puntature e dei gorgheggi nei momenti di più sbrigliata acrobazia vocale erano effettivamente il portato di una convenzione da cui non ci si voleva liberare.
La Devia, quando pure si ispira a quella tradizione da cui indubbiamente proviene, la rinnova dall’interno e le ridà un senso espressivo, trovando quella calibratura fra accento e respiro sulla frase melodica cui si accennava e che, almeno nel sottoscritto, produce quelle impressioni che mai e poi mai altre Lucie “pagliugesche” avrebbero potuto suscitare …

Un saluto, Fabrizio
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Messaggioda pbagnoli » mer 12 dic 2007, 13:39

lucavi58 ha scritto:
lucavi58 ha scritto:" cabaletta coccodè" è un termine che sinceramente non mi aspettavo di trovare su un forum operistico.

CENSURATO

RICENSURATA

trovo molto più censurabile la presunzione di chi censura.

Parere assolutamente soggettivo, ciccio.
E comunque, qui siamo a casa nostra, nel caso tu non te ne sia accorto. Le regole che valgono, qui come altrove, sono quelle della buona educazione, di cui non sembri particolarmente dotato; oppure ce l'hai, ma fai di tutto per tenerla nascosta.

lucavi58 ha scritto:Chiudo qui la mia partecipazione a questo forum.

au revoir les enfants.

Per il tipo di collaborazione che hai dato, credo in tutta coscienza che riusciremo a sopravvivere en absence.
Però volevo sottolineare un aspetto: il termine "Au revoir" implica un ritorno.
Promessa o minaccia?...
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Messaggioda Riccardo » mar 18 dic 2007, 16:58

La Devia in concerto a Venezia cantò un paio di anni fa un "D'Oreste d'Aiace" elettrizzante ( :P ).
Lì finalmente, dopo tanti ruoli in cui la sentivo, è venuto fuori qualcosa.
Gelida e terribile.

Qualcuno l'ha sentita in un Idomeneo integrale?

Attendo con ben poche aspettative la Stuarda scaligera.

Salutoni,
Riccardo
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Messaggioda stecca » mar 18 dic 2007, 17:27

Riccardo ha scritto:Attendo con ben poche aspettative la Stuarda scaligera.

Salutoni,
Riccardo



"Grandi aspettative scaligere" che viceversa in questi ultimi tempi grami hai atteso da................... ??????? (giusto per capire eh non è che io sia un gran fan della Devia ma è una delle poche che sa cantare come Dio comanda)
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