bigandalu ha scritto:...e allora dimmi, dimmi. dimmi se hai ascoltato (sono sicuro che Renee te l'aveva già inviato!
) il nuovo cd con i Vier Letze Lieder e le scene operistiche straussiane. Io l'ho ascoltato stamane, ho letto qualche critica italiana che ne evidenzia - sarà così ? - certo stridore nel registro acuto, la mancanza di malinconia a vantaggio dell'edonismo sonoro nei Lieder... Non so. Riascolterò, perchè - ma te lo dico a bassa, bassissima voce - a me la Fleming fa impazzire. Tranne quando canta Haendel (quando è troppo, è troppo!). Allora, da buon connoisseur della vocalità della Mrs., che te ne pare di questo disco ?
Sergio
Caro Sergio,
mi sposto qui per rispondere alla tua domanda
Il nuovo CD straussiano è molto diverso dal primo RCA che fece nel 1995.
Quando la Fleming incise quel disco, tredici anni fa, non aveva ancora cantato i VLL dal vivo, e da allora li ha fatti un'infinità di volte. Io ho otto versioni dal vivo, di cui cinque in video, per un periodo di dieci anni dal 1997 al 2006. Si potrebbe dunque pensare che questa seconda incisione sia la summa della sua esperienza maturata in questi pezzi. In realtà, secondo me non è così. Credo che con questo disco, la Fleming sia tornata alle origini. L'incisione RCA l'ho sempre trovata piuttosto neutra: sì, canta bene, Eschenbach le fa fare quello che le pare, ma arriva un'interpretazione non particolarmente personale. Le prime versioni dal vivo che conosco sono già diverse, e prediligono il turgore sonoro: in un'incisione diretta da Previn del 1997, la Fleming preme molto sul suono, allarga i centri, fa il vocione, e sotto di lei Previn spinge, carica i suoni orchestrali. Invece, le ultime versioni evidenziano una maggiore intimizzazione, una ricerca di colori soft, pastello: i VLL di Lucerna con Abbado (2004) sono per me di una bellezza sconvolgente, con una sensibilità anche da parte del direttore assolutamente magnifica. Ma in generale, in quei due o tre anni, la Fleming ha impostato le sue letture dei VLL su questa falsariga.
Invece, con Thielemann ritorna all'antico. La direzione non mi piace granché: è veloce, innanzitutto, e punta ad una lettura molto drammatica. La Fleming, il cui merito maggiore sta secondo me proprio nell'adeguarsi alle circostanze, sta al gioco, e inchiostra il timbro (ecco spiegato anche qualche problema in alto), rinuncia a molti dei suoi effetti "sospirosi" e arriva ad una vera e propria
declamazione: le sillabe escono colorite in modo del tutto inusitato in lei.
Questo si nota anche nelle pagine operistiche dell'
Ariadne: "Es gibt ein Reich" ha intuizioni molto interessanti, come il suono fisso con cui risolve "Totenreich", alucinato e molto azzeccato.
Non so ancora se sono entusiasta di questo disco: l'ho già ascoltato più volte, ma forse preferisco l'approccio liricizzato stile Abbado.
Ti posso però dire che un mio carissimo amico grande straussiano e thielemanniano D.O.C. (che sto cercando di convincere ad iscriversi ad Operadisc
) ha trovato splendido questo disco, dicendo addirittura che per la prima volta trova la Fleming veramente significativa. Segno che qualcosa di bello in questo disco c'è.
P.S. Non ti piace la Fleming in Handel? Il disco DECCA non è il suo meglio riuscito, d'accordo, e nemmeno le recite di
Rodelinda del Met sono esaltanti, ma secondo me la sua Alcina è un capolavoro.
P.S. 2: in realtà, lei è Ms., essendo divorziata da dieci anni.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...