Caro omonimo, che invito a nozze!
DottorMalatesta ha scritto:Forse un po' meno in Verdi, dove le caratteristiche "significanti" derivano dall'interazione tra tipo di emissione, timbro, dizione ed accento (così in Verdi si tollera maggiormente un cantante dalla tecnica non sopraffina purché... vi sia dell'altro!!!!).
Ho capito cosa intendi dire, io direi più che in Verdi (specie in quello tardo) la scrittura può essere risolta più agevolmente puntando sull'accento anche da voci tecnicamente non dotatissime, nel belcanto romantico invece è necessaria una tecnica ancora più ferrata, ma l'accento (come l'emissione, il timbro e la dizione) sono parimenti fondamentali (pensa ai ruoli Ronzi, se non hai accento fulminante e dizione scolpita dove vai?! ma pure Norma, che la Sutherland la interpretasse divinamente non ci sono dubbi, ma solo perchè compensava la sua carenza fonetica con un dominio perfetto del fiato)... a proposito di Ronzi io alle paladine del belcanto di prima generazione aggiungerei Leyla Gencer! La rinascita donizettiana (e pure di tutto il primo Verdi) è quasi esclusivamente opera sua.
DottorMalatesta ha scritto:La mia impressione è che in questi ruoli belcantistici la Callas sia comunque strettamente legata ad una temperie interpetativa di stampo “verista” (o meglio “espressionista”): questo genio assoluto ha iniettato nel canto d´agilitá un´urgenza espressiva, un senso del dramma che (complice anche un timbro assolutamente peculiare) increspa la perfezione neoclassica della linea. È questo quello che intendevano i contemporanei della Pasta, quando lodavano il temperamento tragico (da tragedienne in coturni) della Giuditta? Non so davvero.
Se ti sentisse Maria si inca**erebbe a morte!
ma anche quì spero di interpretare correttamente il tuo pensiero... non penso che la Callas subisse un influenza verista o espressionista. Sicuramente perseguiva il suo ideale di belcanto romantico con strumenti e convincimenti che oggi chiameremmo "antifilologici". La sua Lucia, ancor di più che la sua Norma, è un falso storico bell'e buono, tanto quanto l'Otello di Vickers. Eppure c'è, non solo nel senso tragico ma pure nella purezza della linea del canto, nel peso specifico delle parole, nel senso globale dello svolgersi del dramma, nella poetica romantica di un'ideale, in quel' "unico respiro" che lei cercava, in pratica in tutte le caratteristiche che conosciamo bene, c'è una verità "d'essenza" che ci fa apparire persuasive fino a quasi il livello di identificazione certe interpretazioni.
La Sutherland più storicamente autentica della Callas? può essere, anzi sicuramente... anche se però, a mio avviso, ci avviciniamo di più alla verità per alcuni versi, e ci allontaniamo per altri.
Mi interessa capire come mai vedi Maria più Colbran (o addirittura Malibran) che Pasta... io penso invece che la Callas fosse pienamente a suo agio solo nel mondo di Felice Romani, anche se probabilmente ci avrebbe regalato (specie nei '60, non solo per mutato assetto vocale ma pure per mutati ideali e stile di vita) dei ruoli Colbran altrettanto brillanti e, forse, rivoluzionari. Vocalmente non mi pare che la Callas fosse più vicina alla Colbran o addirittura alla Malibran, che avevano un baricentro basso. La Colbran aveva un acuto difficile e la Malibran (pur riuscendo a salire) doveva comunque adattarsi i Puritani un tono e mezzo sotto (o giù di lì non ricordo di preciso). La Callas mi pare (almeno nei '50) decisamente un soprano, con un timbro scuro e un grave importante e "scoperto", ma pur sempre un soprano.