Leyla Gencer

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Re: E' morta Leyla Gencer

Messaggioda melomane » gio 10 lug 2008, 12:27

Busso timidamente alle porte di Operadisc per unirmi a Voi nel ricordo di Leyla Gencer: la mia anima segue la sua arte in ogni dimensione.

Un caro saluto, a presto

Francesco Carzedda
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Re: E' morta Leyla Gencer

Messaggioda pbagnoli » gio 10 lug 2008, 12:28

Bentornato! :D
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Leyla Gencer

Messaggioda Triboulet » mer 30 dic 2009, 11:17

Mi riallaccio a quanto scrivevo nel thread sul Don Carlo a proposito del rapporto Verdi-Callas e Verdi-Gencer...
Mi è tornata in mente questa gustosa intervista, che penso ben conoscerete... si parla del Macbeth ma il discorso può essere esteso a quasi tutto Verdi (Traviata esclusa)... immodesta ma sincera : Chessygrin : :

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Re: Leyla Gencer

Messaggioda Milady » mer 30 dic 2009, 21:31

Magnifico il ricordo di Matteo.
Ho sentito purtroppo solo due volte dal vivo questa cantante dalla grandissima personalità:in Lucrezia Borgia- voce in declino, ma intuizioni sottilissime nel fraseggio- e in un recital elettrizzante.
Ma ho alcuni suoi dischi (soprattutto pirata).
Ricordo in particolare un'antologia, una mélée che , pur raccogliendo alla buona e velocemente le più note interpretazioni della grande Leyla , riusciva tuttavia a dare un "portrait" più che esauriente di una cantante che si era cimentata con successo in un repertorio sconfinato: ogni personaggio , infatti, emergeva immediatamente , con la zampata leonina , originale e indelebile dell'interprete di altissimo rango, che riusciva a piegare la sua voce a tutte le esigenze di una lettura eccezionalmente penetrante dello spartito.
Anche certi toni sopra le righe o altre soluzioni censurate dai vociomani rispondevano ad una intima coerenza esecutiva e facevano spellare le mani al pubblico.
Naturalmente una personalità di questa caratura veniva accettata o rifiutata in blocco.
Acquistai una tardiva selezione dell'esordio italiano nella Lucia di Lammermoor (Trieste ? Non ci metterei la mano sul fuoco): comunque una esecuzione entusiasmante . Al solito, nessuna casa discografica dell'epoca si degnò di consegnare quella preziosa testimonianza al disco.
Per fortuna esistevano i nastri raccolti dai fan.
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Re: Leyla Gencer

Messaggioda Pruun » ven 01 gen 2010, 12:44

Si, quella Lucia è di Trieste! E dovrebbe anche esistere il nastro completo! : Chessygrin :
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Re: Leyla Gencer

Messaggioda Triboulet » mer 24 feb 2010, 19:26

Propongo, per chi ancora non la conoscesse, una interessante intervista con Celletti e Gualerzi del 1970 (già postata per la verità da Teo in un'altra sezione).
Penso che sia estremamente interessante analizzarne i punti salienti:

:arrow: la mancata carriera discografica della Gencer, sulla quale intervistatore e intervistata continuano retoricamente a chiedersi il perchè ("si vede che non l'avranno trovata interessante [la voce]" apostrofa la Sultana con la sua solita ironia). La Gencer era davvero così poco fonogenica? è possibile non ci fosse posto per lei nel mercato discografico? (la Callas, tolta la Carmen e una seconda Tosca registrata come colonna sonora di un abortito film è fuori dal mercato degli integrali dal 1960). Il suo repertorio era, discograficamente parlando, ancora troppo impraticabile, o fu una questione di "moda" e di restauro del belcanto (pseudo)tradizionale di Sutherland e co. che cominciava a rimpiazzare la visione callasiana alla quale la Gencer guardava?

:arrow: il repertorio della Gencer che, come già detto, si spinse quasi da subito verso la riproposizione di titoli per l'epoca desueti non solo di Donizetti, ma pure del giovane Verdi, senza tacere interessanti incursioni nel repertorio del 900. Ci tiene a sottolineare che fu la seconda (dopo la Callas) alla quale si sono succedute "illustri colleghe" (vedi Sutherland, Caballè, Sills), sulle quali più in là dirà qualcos'altro.

:arrow: comincia quindi il discorso interessante: la tecnica. Che lo stesso Celletti si lasci scappare un "SUO tipo di tecnica e di stile" è emblematico...
La Gencer quindi parla del "nuovo modo di intendere il belcanto" introdotto dalla Callas, con il quale si è dovuta confrontare
- "quando qualche anno dopo ho visto che nessun teatro si interessava al mio modo di cantare ho dovuto cambiare anche io non solo la voce ma anche la tecnica vocale".
La Gencer parla di "belcantismo pre-toscaniniano" o "alla Toti dal Monte" (che sottolinea essere, nel 1970, tornato in voga) e di "belcantismo d'espressione" o "alla Maria Callas". La Gencer ammette che all'inizio della carriera fu ritenuta anche "noiosa" e quindi dovette puntare sull'espressione a scapito dell'omogeneità dei registri. Ad un certo punto parla di "tecnica di base" (sulla quale sia Celletti che Gualerzi esultano entusiasti), usata come punto di partenza per l'evoluzione da una fonazione naturale (quella che lei stessa definisce "lirico d'agilità") a una fonazione artificiale (la voce "costruita" di Lady Macbeth, anno-girodiboa 1960).

:arrow: il discorso torna sulle "illustri colleghe" fautrici di una tecnica che, a detta loro, non rinuncia quasi mai al bel suono in favore dell'espressione e dell'accento; Il privilegiare l'aspetto vocale rispetto a quello teatrale (e dei movimenti registici), e quindi il canto edonistico rispetto al canto aderente al testo.... e il discorso delle mode, sulla quale la Gencer torna sovente (fino ad esclamare, quasi interdetta dalla non compresa ovvietà: "non si può resare mica fermi nel tempo!"). Non è forse che, per colpa di queste mode, la Gencer rimase quasi in controtendenza per l'epoca in cui visse, mentre il gusto cominciava ad andare altrove già nei primi anni 60?

:arrow: Celletti avanza, in maniera abbastanza ingenua, l'argomento "temperamento", ovvero "personaggi buoni" VS "personaggi cattivi". La Gencer l'apostrofa dicendo che si possono cantare entrambi i personaggi (e sottolinea che Lucia è dolcissima ma non virginale). Anzi, più in là ammetterà che la Medea, ad esempio (personaggio "cattivo") non era adatta alla sua voce, oltre che al suo temperamento. Si tocca, putroppo troppo poco, il problema delle tessiture, vocalità e repertorio (che implica che è impossibile cantare tutto con la "sacra italica tecnica").

Se qualcuno ha voglia di fare qualche riflessione, c'è parecchia carne al fuoco (sono curioso di sentire Mat, che so essere genceriano doc, sicuramente più preparato di me in materia).



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Re: Leyla Gencer

Messaggioda MatMarazzi » sab 06 mar 2010, 15:36

Intanto Triboulet grazie di averci costretti a riflettere ancora sul caso "Gencer" a cui personalmente sono molto legato.
Provo a dire la mia sugli argomenti che avanzi.

Triboulet ha scritto::arrow: la mancata carriera discografica della Gencer, sulla quale intervistatore e intervistata continuano retoricamente a chiedersi il perchè ("si vede che non l'avranno trovata interessante [la voce]" apostrofa la Sultana con la sua solita ironia). La Gencer era davvero così poco fonogenica? è possibile non ci fosse posto per lei nel mercato discografico? (la Callas, tolta la Carmen e una seconda Tosca registrata come colonna sonora di un abortito film è fuori dal mercato degli integrali dal 1960). Il suo repertorio era, discograficamente parlando, ancora troppo impraticabile, o fu una questione di "moda" e di restauro del belcanto (pseudo)tradizionale di Sutherland e co. che cominciava a rimpiazzare la visione callasiana alla quale la Gencer guardava?


Io credo che la questione della mancata carriera discografica della Gencer dipenda da due fattori.
Anzitutto la pratica delle case discografiche - per questioni di risparmio - di vincolarsi ad artisti in "esclusiva". Questo chiudeva la porte a tanti colleghi. Inoltre una volta che esistevano delle registrazioni di determinate opere, esse restavano in catalogo per tantissimo tempo. Poi c'è da dire che la Gencer, negli anni d'oro della sua vocalità, era nota ma non notissima. La notorietà planetaria le arrivò abbastanza tardi e quando la voce cominciava a indurirsi (e il gusto a compromettersi). Va detto infine che la critica più autorevole del mondo (quella inglese) ce l'aveva a morte con lei.
Nonostante i primi successi (mozartiani: Donna Anna a Londra e Contessa a Glyndebourne), gli inglesi demolirono bellamente tutte le sue regine (Bolena a Glyndebourne, Stuarda ed Elisabetta di Rossini a Edimburgo).
Che in questa ostilità ci fosse di mezzo la non troppo celata competizione con la Sutherland (all'epoca tenuta distante dall'Italia ma idolatrata dagli anglosassoni) mi pare più che un sospetto.
E la Sutherland era allora la più potente dominatrice della discografia.

Celletti avanza, in maniera abbastanza ingenua, l'argomento "temperamento", ovvero "personaggi buoni" VS "personaggi cattivi". La Gencer l'apostrofa dicendo che si possono cantare entrambi i personaggi (e sottolinea che Lucia è dolcissima ma non virginale). Anzi, più in là ammetterà che la Medea, ad esempio (personaggio "cattivo") non era adatta alla sua voce, oltre che al suo temperamento. Si tocca, putroppo troppo poco, il problema delle tessiture, vocalità e repertorio (che implica che è impossibile cantare tutto con la "sacra italica tecnica").


Complimenti, Triboulet.
Cogli il problema meravigliosamente.
In un'altra intervista la Gencer affermò che l'Angelo di Fuoco (che cantò due volte nel 59 e per altro splendidamente) le causò una crisi vocale da cui le ci vollero mesi per riprendersi... e che dopo quell'angelo di Fuoco perse definitivamente la possibilità di filare il do sopracuto (lei che pochi mesi prima filava anche i re naturali).
Questa ammissione di impotenza (l'impotenza del canto "belcantista" rispetto alle ragioni declamatorie di un'opera di Prokof'ev) detta da una "icona" della "vera tecnica belcantista" - come appunto è oggi considerata la giovane Gencer - dovrebbe essere sbattuta in faccia a tutti i poveretti che ancora sognano che la tecnica sia una sola.
Discendere dalla Arangi Lombardi, immascherare tutto, essere agile virtuosa e abilissima nella dinamica "sul fiato" (come era la Gencer del '59) non è sufficiente quando si canta un repertorio concepito per altra tecnica, altra respirazione, altra proiezione del suono.

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Re: Leyla Gencer

Messaggioda Triboulet » sab 06 mar 2010, 19:19

MatMarazzi ha scritto:In un'altra intervista la Gencer affermò che l'Angelo di Fuoco (che cantò due volte nel 59 e per altro splendidamente) le causò una crisi vocale da cui le ci vollero mesi per riprendersi... e che dopo quell'angelo di Fuoco perse definitivamente la possibilità di filare il do sopracuto (lei che pochi mesi prima filava anche i re naturali).Questa ammissione di impotenza (l'impotenza del canto "belcantista" rispetto alle ragioni declamatorie di un'opera di Prokof'ev) detta da una "icona" della "vera tecnica belcantista" - come appunto è oggi considerata la giovane Gencer - dovrebbe essere sbattuta in faccia a tutti i poveretti che ancora sognano che la tecnica sia una sola.Discendere dalla Arangi Lombardi, immascherare tutto, essere agile virtuosa e abilissima nella dinamica "sul fiato" (come era la Gencer del '59) non è sufficiente quando si canta un repertorio concepito per altra tecnica, altra respirazione, altra proiezione del suono.


A beneficio di chi non la conoscesse, eccola quì l'intervista integrale (50 min)... a parte l'atteggiamento un po' "da nonnina" (della serie "eeeh ai tempi miei... mentre oggi.."), è sempre interessante sentire parlare la Gencer, una di quelle che non certo si teneva qualcosa per se nè la mandava a dire :mrgreen:

http://video.google.it/videoplay?docid=4789623165541565665&ei=AY6SS5T6JoKf-AaF2_28Ag&q=gencer+leyla&hl=it&view=3&dur=3&client=opera

(il link è Google Video, non so se è possibile integrarlo nella pagina)
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LE BUFALE DI YOUTUBE

Messaggioda MatMarazzi » gio 29 lug 2010, 18:36

Saltabeccando su Youtube mi trovo di fronte a questo brano della Gencer (Tu che le Vanità - Don Carlos).
Vi è riprodotta una foto famosissima della Gencer nella produzione scaligera del 63.
Nella presentazione si dice che è la registrazione PROPRIO di una recita milanese del 63.

Ovviamente mi precipito ad ascoltarla anche perché come è noto manca una Elisabetta di Valois registrata quando la Gencer era veramente la Gencer (ossia 1959 San Francisco, 1961 o 1963 Milano, 1962 Londra o Vienna).
Gli unici Don Carlos con la Gencer sono dalla fine del '64 (Chicago) in poi (68 Roma, 70 Milano) quando la voce era già indurita e poco adatta alla scrittura, e soprattutto con i gravi incerti e i filati in acuto un poco compromessi, proprio quelli che la rendevano fenomenale in questa pagina.

Naturalmente fin dalla prima nota... si capisce che questa non può essere la Gencer del 63. La voce è in tutto e per tutto quella della sua fase "matura"; i pianissimi non sono affatto speciali, ecc... (fermo restando che l'interpretazione colpisce per la sua evidenza).
Quello che mi secca è che se uno non conosce la Gencer può pensare che questa fosse la sua celebrata Elisabetta nei suoi anni migliori... e non è giusto.



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Re: Leyla Gencer

Messaggioda Riccardo » ven 30 lug 2010, 0:29

Sì Youtube può essere insidioso per questo genere di cose... Un gran strumento ma da usare, nel nostro caso, con le orecchie ben aperte!

In ogni caso direi che si lascia più che ascoltare anche qui la Gencer...
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
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Re: Leyla Gencer

Messaggioda MatMarazzi » ven 30 lug 2010, 14:29

Riccardo ha scritto:Sì Youtube può essere insidioso per questo genere di cose... Un gran strumento ma da usare, nel nostro caso, con le orecchie ben aperte!

In ogni caso direi che si lascia più che ascoltare anche qui la Gencer...


Certo che si lascia ascoltare! :)
Infatti io propendo per le recite milanesi del 1970 (io conosco sia Chicago 64, sia Roma 68... e di sicuro non si tratta della prima, ma direi nemmeno la seconda).
E leggende "genceriane" vogliono che a Milano nel 70 la Gencer (scritturata solo per alcune repliche) sia risultata straordinariamente brava: e questo spiega tutto sommato la buona resa di questo pezzo.
Però chi conosce il Verdi maturo della Gencer negli anni d'oro (che so... il Boccanegra di Salisburgo del 61 o il Ballo in Maschera di Bologna dello stesso anno) ha ben presente l'incredibile facilità e splendore vocale che poteva esibire.



Beccatevi questo miracolo (notate l'intesa sonora coi Wiener...) e noterete l'incommensurabile differenza col brano del Don Carlo.
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Re: LE BUFALE DI YOUTUBE

Messaggioda Tucidide » ven 30 lug 2010, 18:04

MatMarazzi ha scritto:Naturalmente fin dalla prima nota... si capisce che questa non può essere la Gencer del 63. La voce è in tutto e per tutto quella della sua fase "matura"; i pianissimi non sono affatto speciali, ecc... (fermo restando che l'interpretazione colpisce per la sua evidenza).

MatMarazzi ha scritto:Infatti io propendo per le recite milanesi del 1970 (io conosco sia Chicago 64, sia Roma 68... e di sicuro non si tratta della prima, ma direi nemmeno la seconda).
E leggende "genceriane" vogliono che a Milano nel 70 la Gencer (scritturata solo per alcune repliche) sia risultata straordinariamente brava: e questo spiega tutto sommato la buona resa di questo pezzo.

Credo che tu abbia ragione. La voce è proprio quella della fase anche abbastanza matura della Gencer, direi oltre la seconda metà degli anni Sessanta. Autorevole, regale fin dalle prime note, magistrale nei trapassi emotivi, si avvertono però i colpi di glottide molto pronunciati, gli acuti un po' induriti...
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Leyla Gencer

Messaggioda VGobbi » ven 30 lug 2010, 23:10

MatMarazzi ha scritto:

Beccatevi questo miracolo (notate l'intesa sonora coi Wiener...) e noterete l'incommensurabile differenza col brano del Don Carlo.

Uhhhhhh, ma chi vedo ... Tito Gobbi ... : Love :
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: LE BUFALE DI YOUTUBE

Messaggioda Triboulet » sab 14 ago 2010, 12:47

MatMarazzi ha scritto:Naturalmente fin dalla prima nota... si capisce che questa non può essere la Gencer del 63. La voce è in tutto e per tutto quella della sua fase "matura"; i pianissimi non sono affatto speciali, ecc... (fermo restando che l'interpretazione colpisce per la sua evidenza).
Quello che mi secca è che se uno non conosce la Gencer può pensare che questa fosse la sua celebrata Elisabetta nei suoi anni migliori... e non è giusto.


Io ho (anzi dovrei dire "avevo" prima dei danni al mio pc) solo il Don Carlo del 64, che reputo complessivamente uno dei più belli, almeno per il cast.
E' vero, è indubbiamente la Gencer dei '70, però cavoli... questa donna con la voce così conciata è capace di tessere un capolavoro simile! Fa niente che non è la Gencer impeccabile dei primi anni 60, c'è da andarne fieri comunque, forse anche di più (quando la voce non risponde più è tutto più complicato).
Sarà pure fanatismo, ma secondo me anche in queste esecuzioni ormai abbastanza senili e sgangherate (patetiche dirà qualcuno) la Gencer ha sempre qualcosa da insegnare:



Semplicemente una delle più grandi cantanti della storia moderna.
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Leyla Gencer

Messaggioda melomane » mar 14 set 2010, 12:03

La Gerusalemme del 1964: sul cofanetto risulta registrazione live del 11/6/1964, l'edizione è MondoMusica mfoh 10608 (acquistata a Milano in occasione del pranzo di inaugurazione di OperaClick, Pietro e Ric ricorderanno).
La stimo la migliore creazione della Gencer dopo il Devereux di Napoli, ricca dei crismi che avevano reso storica quella serata al San Carlo.
Sto scrivendo una breve recensione, che presto porterò alla vostra attenzione, anticipo - in risposta alla domanda di Matteo circa la forma vocale - che la ritmica è sostenuta egregiamente dall'estremo abbandono della mezza voce estatica alla "cavalcata" più sfrenata.
Sento la voce più omogenea, l'intuito contrappuntistico in gran forma, ma ciò che più sorprende è il senso di opportunità di ogni attacco, ognuno vale un ingresso in scena dei suoi, gli acuti appena (appena) scoloriti, ma epici e a piena voce (per ciascuno un'ovazione).

Le Gencer declamatrice: penso che il declamato come categoria elaborata in questo thread non sia "la parola", ma quel recitar cantando dell'ideale degli antichi trattati.
Sono convinto che il Roberto Devereux di Napoli sia una vetta: "Alma infida, ingrato core" può esserne la sintesi.

"Alma infida, ingrato core,
ti raggiunse il mio furore."

è quasi parlato.

"Pria che ardesse fiamma rea
nel tuo petto a me nemico,
pria d'offender chi nascea"

è già cantabile.

"dal trem*e*ndo ottavo Enrico,
scender vivo nel sepolcro
tu dovevi, o traditor."

contiene un arpeggio su (penso) almeno due ottave e un'accorata arringa in musica.

Il motivo viene ripreso dall'orchestra e dal coro e il soprano vi ricama sopra una melodia astratta.

C'è poi la "sentenza":
"Tutti udite. Il giudizio de' Pari
di costui la condanna mi porse.
Io la segno. Ciascuno la impari.
Come il sole, che parte già sorse
[a Cecil porgendogli la senteza]
del suo giro, al meriggio sia giunto,
s'oda un tuono der bronzo guerrier:
lo percuota la scure in quel punto."

tutta declamata, ma non semplice parola, la voce è impostata sul canto, con tanto di acuti,

e poi la corsa cavalleresca

"Va'; la morte sul capo ti pende,
sul tuo nome l'infamia discende...
Tal sepolcro t'appresta il mio sdegno,
che non fia chi di pianto lo scaldi:
con la polve di vili ribaldi
la tua polve confusa ne andrà."

L'artista "padroneggia" tutto ciò con arte somma, in questo senso la vedo completa e preparata.
Ultima modifica di melomane il mar 14 set 2010, 23:02, modificato 1 volta in totale.
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