Premetto, com’è doveroso, che non sono stato né a Modena né a Piacenza. Vidi però la Devia alla sua seconda Stuarda, dopo quella di Roma, quando la cantò sempre con Fogliani alla Scala (e la folgorante regia di Pizzi, naturalmente).
Detto questo io mi chiedo a quale stadio di disperazione sia giunta la situazione teatrale italiana quando si arriva ad incappare in blog che, pure in quella fetta di repertorio operistico che è il belcanto, si riducono ad osannare artisti in modo del tutto astorico e immemore dei fasti di quello stesso passato che loro vorrebbero tutelare.
Ma come si fa a parlare della
Stuarda della Devia come la vetta assoluta dell'interpretazione operistica odierna?
Come ci si può ridurre al punto di giustificarne i meriti (che vocalisticamente parlando nessuno discute) con argomentazioni del tipo "alla cavatina canta in modo talmente naturale che il pubblico è indotto a ritenerla innocente nonostante la colpevolezza". Ma come si fa per un ruolo del genere degno confratello di quell'Elisabetta Tudor su cui Donizetti compie uno di quei più straordinari lavori di cesello ed indagine psicologica? E lasciamo pure stare tutto il discorso sui ruoli creati dalla Ronzi...
Come possiamo sottostimare tanto le doti di un'artista al punto di arrivare a giustificarne il canto monocorde e perennemente mezzo-forte buttando lì dal nulla l'aggettivo "coerente" (con cosa?? il mezzo-forte coerente col piglio battagliero forse?? il risaputo piglio battagliero della Devia???
) aggiungendo, come se non bastasse, un giudizio sull'intonazione "spavalda" (come fa ad essere spavalda un'intonazione? Nella cavatina di Stuarda poi? Perché invece nel finale non era spavalda l'intonazione??). Secondo me la Devia, leggesse queste cose, potrebbe anche rischiare di offendersi...
E poi ancora: come possiamo parlare, con tono da esperti, per la Devia, di "sfoggio ampio e inedito di un registro grave morbido e dal colore freschissimo"??
Per la Devia??? Che, tra tutti i meriti che ha sempre avuto, il colore freschissimo non l'aveva in fotografia nemmeno negli anni Ottanta? E per giunta nel registro GRAVE??? ???
L'affermazione, poi, che il ruolo di Elisabetta della
Stuarda sarebbe un ruolo centrale (come vocalità) è il segnale che l'imperdibile sparata finale deve ancora arrivare. Ed è tanto divertente che non posso fare a meno di quotarla integralmente:
Al termine applausi cortesi per tutti, molto calore per tenore e direttore e trionfo assoluto per la Devia: trionfo, vero, autentico, rumoroso di quelli con le mani battute sulle balaustre dei palchi; di quelli con i piedi che battono prepotenti sul legno del pavimento; di quelli che accennano ad essere ritmati; di quelli con il pubblico in delirio che chiama ripetutamente e a gran voce la sua beniamina per ringraziarla delle emozioni che ha saputo trasmettere. Di fronte a questo i “trenta secondi” di clap-clap che a fine recita accoglie gli artisti nei teatri italiani ed esteri, ultimamente scambiati per successi epifanici e difesi strenuamente quanto comicamente, diventano solo materiale per barzellette.
Qui si arriva al punto di non capire nemmeno che le barzellette migliori le si sta scrivendo in prima persona, perché semplicemente si dimostra di non sapere di quel che si sta parlando.
E io non dico che si debba perennemente trottare per il mondo al seguito degli spettacoli che stanno, ad insaputa dell'orticello italiano, facendo la storia dell’opera. Ognuno ha i propri impegni e sacrosanti vincoli personali di spostamento.
Non dico nemmeno che ci si debba arrischiare fuori dal proprio terreno di elezione, come potrebbe essere un Janacek a Bruxelles piuttosto che uno Strawinsky a Lione o un Wagner a Monaco di Baviera.
Niente di tutto questo... Basterebbe a Monaco di Baviera aver sentito - senza scomodare mostri sacri del passato e anche solo passando per sbaglio nella piazza antistante il teatro - i boati e poi i minuti interminabili di applausi forsennati, poi ritmati e chiamate al proscenio alla fine di un qualsiasi Devereux con la Gruberova (altro che applausi "che
accennano ad essere ritmati"
), o in radio da Barcellona l'uragano di ovazioni dopo la
Stuarda in concerto di alcuni anni fa, per accorgersi che magnificare la Devia in quest'opera con misere giustificazioni del tipo "perché l’intonazione è spavalda" o "perché canta così bene che la gente ci crede davvero che la regina di Scozia non può dire le bugie" (la
Stuarda di DONIZETTI ridotta a una favoletta di terz'ordine??? ma stiamo scherzando???
) non è rendere omaggio ad una grande cantante.
E' semplicemente raccontare una magnifica barzelletta che prende in giro un pubblico - altroché se assetato, anzi disperato, se deve accontentarsi di così poco - dalle pagine di un sito che rispecchia purtroppo tutta la tristezza che incombe sulle scene nostrane.
E poi di barzellettieri è già piena l'Italia, no?