MatMarazzi ha scritto:Sarà infatti di ritorno da Parigi, dove avrò visto le Fate di Wagner dirette da Minkowski. L'aereo dovrebbe arrivare a Bologna alle 16.40, per cui (scapicollandomi in auto) dovrei farcela... Sono quasi sicuro che ci sarà anche Maugham con gentile Signora. Non credo molti di più... Ci si potrebbe vedere? No? salutoni, Mat
io cercherò di prendere un'ingresso in piedi, quindi stazionerò nei pressi del teatro prima dell'apertura
Ma secondo voi è così brava? L'avevo ascoltata anni fa come Eva nei Mesitersinger e non mi aveva lasciato un particolare ricordo. Ma l'altra sera nel primo atto della Valchiria alla Scala mi è sembrata veramente anonima. Voi che ne dite?
Riccardo
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen. Astrid Varnay
Riccardo ha scritto:Ma secondo voi è così brava? L'avevo ascoltata anni fa come Eva nei Mesitersinger e non mi aveva lasciato un particolare ricordo. Ma l'altra sera nel primo atto della Valchiria alla Scala mi è sembrata veramente anonima. Voi che ne dite?
Riccardo
Caro Ric redivivo, la Stemme è una cantante d'altri tempi, una diva molto diversa dalle attuali. Non ha la disinvoltura sbarazzina e discotecara delle dive di oggi: ha il tono, lo "chic", l'allure di un'autentica Signora dell'Opera di qualche decennio fa. E' sobria e maestosa, ironica e intellettuale e soprattutto ...tanto distinta e tanto solenne. Se fa Salome, la fa in modo matronale, come un soprano drammatico d'antan (in modo pre-Silja, pre-Stratas, pre-Malfitano). Se canta Wagner, vuole cantare anche il Verdi maturo (come facevano le signorone dell'opera di una volta). NOn si scompone, non si getta a capofitto, non affronta la recitazione con il gusto moderno e cinematografico delle colleghe attuali, non si preoccupa di avere un'età anagrafica (e un formato fisico) superiore a quello delle eroine. Vive con serenità il suo essere "antica". Questo alle volte può sconcertare: perchè oggi ad esempio da Eva ci si aspetta una "espièglerie" maliziosa da teenager metropolitana. NOn certo una distinta matrona dallo sguardo colto e ironico. Anche da Sieglinde e Senta ci si aspetta oggi un senso di rivolta, di disperazione esplicita e di potenza sessuale che non rientra, nemmeno per sbaglio, fra le caratteristiche della nostra. Bisogna prenderla per quello che è, magari ascoltarla in un ruolo dove la sua natura psicologica e vocale possa essere in sintonia col nostro sentire. E allora, solo allora, si ha la rivelazione di una delle artiste più profonde, più spaventosamente intelligenti che sia dato sentire. Una che dal passato eredita quel respiro di infinitezza, di profondità composta, di consuetudine alla grandiosità che solo lei, oggi, può esprimere.
Io non sarei andato nemmeno per sbaglio a sentirla in Aida. Ma nella Forza del destino sì. E lì, nello spettacolo miracoloso di Pountney a Vienna, la sua Leonora si sublimava in una ieraticità di tale potenza, che mi pareva di non aver mai sentito cantare la parte.
Isolde resta al momento l'incontro ideale: tanto che anche Guth, nella folgorante ricontestualizzazione ottocentesca di cui ci ha parlato Maugham, ha pensato bene di esaltare in lei il tato "antico" "ottocentesco" che la sua voce, la sua grandezza emana. Io, pur rimanendo devoto all'Isolde di Waltraut Meier (una delle incarnazioni Wagneriane della Storia), ammetto di non aver mai sentito, MAI, un Liebestod in grado di evocare, quanto il finale di quello della Stemme, l'esplodere e lo scomporsi di forze cosmiche, universali, assolute. Ti lascia senza fiato, ad occhi sgranati, eppure tutto quegli spazi galattici sembrano sprigionarsi da lei con la semplicità serena, soddisfatta, di chi trova in questi abissi il suo normale, "quotidiano" elemento.
Altro che Nilsson! Una Isolde così è da annali dell'opera.
MatMarazzi ha scritto:Io, pur rimanendo devoto all'Isolde di Waltraut Meier (una delle incarnazioni Wagneriane della Storia), ammetto di non aver mai sentito, MAI, un Liebestod in grado di evocare, quanto il finale di quello della Stemme, l'esplodere e lo scomporsi di forze cosmiche, universali, assolute. Ti lascia senza fiato, ad occhi sgranati, eppure tutto quegli spazi galattici sembrano sprigionarsi da lei con la semplicità serena, soddisfatta, di chi trova in questi abissi il suo normale, "quotidiano" elemento.
Altro che Nilsson! Una Isolde così è da annali dell'opera.
Il Liebestod che hai postato è davvero bellissimo, direi quasi migliore di quello inciso con Pappano.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
Grazie Matteo! Grandissima, anzi maestosa interpretazione della Stemme: non l'ho mai sentita dal vivo, ma attraverso registrazioni e mi ha sempre colpito positivamente!
Faccio un'altra riflessione: gIacché si parlava de Il Trittico, la Stemme davvero potrebbe essere, in un ipotetico allestimento, l'unico soprano per i tre ruoli femminili: oltre ad essere drammatica per Giorgetta e Angelica (in diverso modo, è chiaro), potrebbe senz'altro 'inventarsi' una sua Lauretta e non credo che sfigurerebbe!
MatMarazzi ha scritto:Io, pur rimanendo devoto all'Isolde di Waltraut Meier (una delle incarnazioni Wagneriane della Storia), ammetto di non aver mai sentito, MAI, un Liebestod in grado di evocare, quanto il finale di quello della Stemme, l'esplodere e lo scomporsi di forze cosmiche, universali, assolute. Ti lascia senza fiato, ad occhi sgranati, eppure tutto quegli spazi galattici sembrano sprigionarsi da lei con la semplicità serena, soddisfatta, di chi trova in questi abissi il suo normale, "quotidiano" elemento.
Sottoscrivo anche le virgole e, al solito, complimenti per la capacità di sintesi. Stanco di sentire versioni sempre contraddittorie, ad ottobre ero andato a Londra appositamente per la sua Isolde, ed è stata persino al di sopra delle aspettative. E il carattere del personaggio è esattamente quello che descrivi: un'umanità talmente grande e intensa da diventare cosmica ed universale. Il tutto, per inciso, reso da una vocalità che neppure dal vivo e in un teatro come il Covent Garden conosce incertezze, fatica, sbandamenti. Sicuramente una delle più grandi artiste in circolazione...
beckmesser ha scritto: Stanco di sentire versioni sempre contraddittorie, ad ottobre ero andato a Londra appositamente per la sua Isolde, ed è stata persino al di sopra delle aspettative. E il carattere del personaggio è esattamente quello che descrivi: un'umanità talmente grande e intensa da diventare cosmica ed universale. Il tutto, per inciso, reso da una vocalità che neppure dal vivo e in un teatro come il Covent Garden conosce incertezze, fatica, sbandamenti. Sicuramente una delle più grandi artiste in circolazione...
Beck
Mi permetto...Beck...ma, visto che anche tu sei un simpatico giramondo , non ti pare il caso di raccontarci un po' di quel Tristano, che se non sbaglio ha visto anche Marco? Io ho ancora la folgorazione di quello di Zurigo, tra l'altro con uno Storey irriconoscibile rispetto all'afonia scaligera. Ciao WSM
Mae West: We're intellectual opposites. Ivan: What do you mean? Mae West: I'm intellectual and you are the opposite.
Fra poco la cantante svedese affronterà la sua prima Minnie della Fanciulla del West a Stoccolma. In teoria la sua faccia da gran-borghese ironica e materna e la sua voce ampia e (ormai) mezzosopranile non sembrano convenire molto al personaggio. In pratica, la foto che campeggia in copertina su Opera Magazine colpisce e non poco. Anche solo per la profondità ironica del suo occhio azzurro e quella fierezza solare che, più che svedese, sembra americana.
Nella lunga intervista che le dedicano nella rivista, dice cose molto interessanti sull'opera, ammettendo lei stessa di essere rimasta sorpresa quando le hanno proposto la parte. "Occorre dimenticarsi - dice - tutta la parte western, con i banditi e gli sceriffi, gli indiani e i minatori, e concentrarsi sul fatto che questa donna e gli altri personaggi sono dispersi al centro del nulla. Il loro coraggio, la loro solitudine, il loro smarrimento esistenziale sono senza tempo".
Sempre nell'intervista la cantante annuncia le sue prossime mete, pur specificando di non avere alcuna fretta di raggiungerle. Prima in lista è (per la nostra felicità) Kundry. Ammette persino che un progetto è in ballo. Ruolo fortunato, ai nostri tempi: non si è ancora esaurita la lunga e gloriosa lezione della Meier, siamo allo zenith dell'epoca Denoke, ed ecco che già si profila all'orizzonte un'ipotesi per il peresonaggio che si preannuncia epocale.
Ammette inoltre di avere fra i propri progetti Elektra. Certo... la sua lettura ci riporterà a certe Elektra sacerdotali e grandiose, quasi virili, che sembravano un po' superate dai tempi. Inoltre c'è da temere un po' sul fronte degli acuti, gli spericolatissimi do e si bemolle. E tuttavia un'Elektra della nostra sarà un avvenimento.
Ma soprattutto, e qui sarà contento il nostro Luca da Roma, la Stemme non nega la possibilità di una Turandot. A questo proposito la cantante ammette le sue preoccupazioni per la difficoltà del ruolo ("alto e drammatico" lo definisce), ma ritiene col tempo di potercisi avventurare.
Tutta l'intervista comunica la solarità e la pienezza di una donna che, intorno ai 50, ha raggiunto tutti i suoi obbiettivi umani e professionali. Molto tenera l'ultima risposta. "Come pensa che riempirà i suoi prossimi dieci anni?" "Cantando o godendo della vita". Beata lei! Un bacione dai suoi fans di Operadisc