da Milady » ven 22 gen 2010, 18:05
Carissimi amici,
la discussione su Birgit Nilsson è davvero molto piacevole e interessante, anche perché mi consente di ritornare a tempi lontani in cui "voce, voce, voce" era l'imperativo categorico vocale.
Sentivo favoleggiare , ad esempio. di antichi interpreti di Escamillo , che iniziavano la loro romanza di entrata già dal camerino o quasi ,col pubblico in visibilio, o di tenori in grado , grazie ai loro acuti ,di far tremare i lampadari.Cosa che accadeva in un flm con Mario Lanza che mandava in frantumi un bicchiere di cristallo sparando un acuto.
Erano amate soprattutto le voci potenti e torrenziali. Chi puntava invece sulle nuances , sui colori o sulle variazioni - in genere tagliate impietosamente, in barba a quanto scritto scritto nero su bianco dagli autori- era tacciato di cantarsi addosso o di inseguire la chimera dell'edonismo vocale , a tutto sfavore del realismo interpretativo o verità del personaggio che dir si voglia. Le soprano coloratura non erano considerate usignoli meccanici se disegnavano - anche dove non ci voleva e magari emessi tutti col medesimo stampino e per di più con scarsa musicalità - lunghi arabeschi vocali in zona acuta o acutissima a non finire e con fiati degni dei primati di Maiorca e di Cousteau. : l'importante era dimostrare che la voce c'era. e tanta .
er quanto mi riguarda , in quest'ultimo caso , passato il primo momento di stupore , mi annoiavo parecchio.
E , onestamente, dinanzi ad acuti o sovracuti , maschili o femminili , sicuri , baldanzosi e trascinanti, applaudivo con autentico entusiasmo, salvo poi restare come perplessa , perché, in moltissimi casi, mi accorgevo il personaggio non c'era.
Comunque sia l'atletismo vocale ,quando praticato commme il faut ossia con misura e buongusto, è un ingrediente- uno fra molti- che fa parte della fascinazione dei cantanti sul pubblico.
Non mi metto nei panni vetusti e polverosi della laudatrix temporis acti, amo anche la nuova vocalità, ma non vedo perché rinnegare giovanili pemchants, che appartengono ai miei trascorsi di ascoltatrice appassionata ,magari ingenua.Ma non mi vergogno a dire che le signore voci mi piacerebbero ancora , ovviamente accompagnate da un 'interpretrazione non di routine.
Uscita dal seminato torno in tema.
La Nilsson , voce poderosa ed emessa benissimo, capace di mezzevoci e filature, e forte di una tecnica a prova di bomba, rientra in questro contesto storico , che è durato molto di più di quanto non si pensi.
Non l'ho mai sentita dal vivo ma in disco o alla TV: valga per tutte la Turandot con Franco Corelli, che avrà pure ecceduto nei copi di glottide e nei portamenti, ma aveva quella meravigliosa voce bronzea alla quale, ascoltato dal vivo non solo si perdonava tutto , ma si richiedeva anche noi a gran voce il bis , perchè era anche un interprete di tutto rispettoppannaggio ( e pure un uomo bellissimo (E lo stesso discorso vale per Mario del Monaco in Otello ed Ernani, con buona pace del pur grande R. Celletti e dei postcellettiani).
Anche in Elektra, se si bada alla cronologia , la Nilsson ha nelle sue corde un monologo di tutto rispetto.
Che lei poi credesse che una perfetta emissione della voce coincidesse con una grande interpretazione , è certo il portato di un suo errore metodologico o dell' ego necessariamente ipertrofico di una grandissima star che ha lasciato il suo segno nella storia del teatro d'opera .E ,In questo caso, è il DNA della superstar a farla da padrone.
Per questo,Maugham e Vgobbi, non mi sento di condannare la sua Lady col pollice verso : c'è il tentativo - in gran parte non riuscito- di entrare nella psicologia del personaggio.
E la sua Amelia sul piano vocale , ma anche interperetativo, è un'ottima Amelia.
Giustamente la si vorrebbe più sottilmente sensuale e fragile, ma questo non si può richiedere alla pur grandissima Nilsson.
Mi chiedo anche quanto siano manovrabili in questo senso voci di grossa caratura come la sua.
Il mirabile fraseggio analitico della Callas o della Scotto , capaci di scavare in ogni più recondita piega dell'animo umano sono di pochissime cantanti.
E la (apparente ) naturalezza della Callas dell'aurea aetas - e non soio : anche quando la voce aveva imboccato il viale del tramonto lo scandaglio psicologico era ancora più sottile e penetrante- è solo e soltanto sua.
La stessa Scotto fornisce, sotto questo particolare aspetto , prove che hanno il sapore delle cose troppo pensate a tavolino.
Scusate il mio abbandono a lontani ricordi .
Con simpatia
Milady
Milady