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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda DocFlipperino » mer 06 ago 2014, 12:57

DottorMalatesta ha scritto:IMHO forse l´Adriana più riuscita della discografia è la Scotto


davvero francesco ritieni che una attrice non più che discreta come Adriana sia ben rappresentata dal gran gesto pomposo e magniloquente alternato a finezze applicate "a freddo" come fa la Scotto?
e quand'anche fosse così riesci a sopportare una voce ormai clamorosamente usurata dal tempo e da un repertorio completamente sbagliato?

parafrasando walter legge, ogni registrazione della scotto in ruoli lirico spinti dovrebbe essere accompagnata da una compressa di dimenidrinato per sopportare il mal di mare........... :twisted:

bentornato collegaaaa : Chessygrin :
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda mattioli » mer 06 ago 2014, 13:24

una attrice non più che discreta come Adriana


:shock:

Questa poi non l'ho capita...
In ogni caso parte il consueto jingle: Flipperin, Flipperin, viva Flipperin!

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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda DottorMalatesta » mer 06 ago 2014, 13:25

DocFlipperino ha scritto:
DottorMalatesta ha scritto:IMHO forse l´Adriana più riuscita della discografia è la Scotto


davvero francesco ritieni che una attrice non più che discreta come Adriana sia ben rappresentata dal gran gesto pomposo e magniloquente alternato a finezze applicate "a freddo" come fa la Scotto?


Ma la Scotto è la regina del manierismo, perfetta come Adriana!!!
Su una cosa penso possiamo (forse) essere d´accordo: questa è una parte per dive e divastre. Per questo la Gheorghiu (anche se vocalmente... lasciamo perdere!!!) funzionava!!!

e quand'anche fosse così riesci a sopportare una voce ormai clamorosamente usurata dal tempo e da un repertorio completamente sbagliato?


Riesco, riesco. Non sono mica uno del clan dei Verdurin: io di voci non capisco un tubo!!! :mrgreen:

parafrasando walter legge, ogni registrazione della scotto in ruoli lirico spinti dovrebbe essere accompagnata da una compressa di dimenidrinato per sopportare il mal di mare........... :twisted:


Per la sua Abigaille o la sua Lady mi impasticco più che volentieri!!!!

Ciao collegaaaaa!!!!
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P.S.: su, ragazzi, tutti insieme: Flipperin, Flipperin, viva Flipperin!
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda mattioli » mer 06 ago 2014, 13:30

Ma la Scotto è la regina del manierismo, perfetta come Adriana!!!


Giusto!
Ma la vera domanda è: dobbiamo proprio ascoltare Adriana Lecouvreur?
Non potremmo lasciarla a teo.emme? A lui piace.
Anche perché a me, quando il tenorazzo comincia a sbraitare "Adriaaaaaaana!" viene sempre in mente Rocky... : Cowboy :

AM

PS: su, coraggio, belli intonati come fossimo i sette nani: Flipperin, Flipperin, viva Flipperin! Trallalà!
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda mattioli » mer 06 ago 2014, 13:33

Non sono mica uno del clan dei Verdurin: io di voci non capisco un tubo!!!


Dimenticavo lo strizzacervelli: si vergogni, lei, a dire queste cose! :twisted:

AM
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda DocFlipperino » mer 06 ago 2014, 13:36

mattioli ha scritto:Anche perché a me, quando il tenorazzo comincia a sbraitare "Adriaaaaaaana!" viene sempre in mente Rocky... : Cowboy :

davvero mattioli verissimo!!! però dai, il quarto atto, per quanto iperglicemico, ha momenti davvero belli.


mattioli ha scritto:PS: su, coraggio, belli intonati come fossimo i sette nani: Flipperin, Flipperin, viva Flipperin! Trallalà!

sento malatesta stonare però!!!! :shock:
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda mattioli » mer 06 ago 2014, 13:39

però dai, il quarto atto, per quanto iperglicemico, ha momenti davvero belli.


Arrivarci, al quarto atto...
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda pbagnoli » gio 07 ago 2014, 14:35

teo.emme ha scritto:
pbagnoli ha scritto:Un po' di modernariato in home!

Che dire Pietro, mi sembra un po' banale lo stereotipo della giovane scuola come robaccia decadente, ingenua, tonta, e naturalmente provinciale...

MAI DETTO NIENTE DEL GENERE!
Ho detto questo NON della Giovine Scuola, bensì del libretto di Colautti cui, peraltro, riconosco qualche tocco di genialità di area contigua alla Scapigliatura.
Io adoro la GS: se affermi il contrario vuol dire che - tanto per cambiare - di quello che si scrive qui sopra non leggi una cippa lessa.
Adriana è decadente? Certo.
E' ingenua? Certo.
Non lo dico solo io, peraltro. Lo diceva anche Rubens Tedeschi in "Addio fiorito asil" che rimane tuttora - a mio modesto avviso - il più interessante saggio (anche se un po' sorpassato) sulla GS e sulla sua eredità.
Quello che ho SEMPRE detto su questo materiale che - oggettivamente - non ha gambe per camminare da solo, è che per renderlo al meglio bisogna crederci.
Lo dico sempre anche di un'opera un po' più celebre e rappresentata come "Andrea Chènier", in cui il cattivo recede dal proposito di scoparsi la primadonna solo perché questa ricorda la mamma morta.
Devi crederci; e lo devi fare per bene.
Se non lo fai, fallisci.
E' il motivo per cui Tebaldi e Del Monaco - secondo me - fanno fiasco, mentre Simionato no.
Poi, se vogliamo fare la solita dietrologia stile altri siti, accomodati. Non c'è problema, come sai. Qui le porte sono sempre aperte per te :D

teo.emme ha scritto:Dici che il libretto non ha la "genialità" di Boito? Tanta grazia! Francamente trovo letterariamente imbarazzante il buon Arrigo: tanto ricercato quanto strampalato in roba come Gioconda, Ero e Leandro, Nerone...

Vero, spesso era esagerato e sopra le righe; almeno per i nostri gusti attuali.
Ma è stato una figura di intellettuale talmente al di fuori degli schemi, che merita di essere guardato con molto più rispetto di quello di cui tu lo accrediti.
Tu lo trovi imbarazzante, ma - perdonami - non ti considero un riferimento in tema di critica letteraria. Non lo sono nemmeno io, ovviamente.
Il tuo parere estetico quindi vale quanto il mio.
Ma la Scapigliatura - di cui Boito è stato probabilmente il massimo esponente - è stato un movimento ben più serio della tua ironia che, tanto per cambiare, guarda alle sue iperboli con l'occhio del 2014. Sei in buona compagnia, è vero, ma - trattandosi di una vecchia ciabatta passatista come te - me ne stupisco :D :D :D
Ritornando a argomentazioni più serie, ci sarà un motivo se i lavori di Boito hanno avuto più fortuna di quelli di Colautti, Civinini, Zangarini, Forzano e altri nomi ancora.
Non venirmi per piacere a dire che è colpa delle majors discografiche, o di appoggi politici.
La maggior parte dei titoli della GS sono scomparsi dalla circolazione perché erano lavori scarsi dal punto di vista drammaturgico, musicale e letterario.
Mascagni è diventato famoso per un'opera sola, al limite due (ma Fedora è rappresentata e incisa circa un decimo di Cavalleria); i Rantzau, Ratcliff, Maschere, Parisina, Zanetto, Piccolo Marat o Lodoletta sono rimaste ai margini del repertorio. E Pinotta non ha voglia di riscoprirla nessuno.
Leoncavallo è famoso per un solo titolo. Ogni tanto qualcuno pensa che la sua Bohème sia bella, ma chi cazzo la conosce fuorché Testa adorata e Mimì pinson la biondinetta?
Smareglia è noto solo a noi appassionati di strettissima osservanza, e più che altro per Nozze istriane.
Ponchielli solo per la Gioconda; e - almeno per me - con più di un sospetto che sia merito anche di un certo Tobia Gorrio. Oddio, ti dirò: ho provato anche a misurarmi con i Promessi sposi, ricavandone la ragione di un'estinzione doverosa almeno quanto quella dei dinosauri.
Vogliamo continuare?
Oppure dobbiamo pensare che sia stato Puccini a farli fuori tutti perché risaltassero solo le sue opere?
Come qui abbiamo ripetuto sino allo sfinimento, è il pubblico che decreta il successo di un compositore o di un esecutore: è questa la ragione per cui una Bohème viene ancora rappresentata in tutto il mondo, mentre l'altra non se la fila nessuno.
Ed è anche la ragione per cui nessuno canta più come De Lucia :D
Nessuno congiura, Teo.
Fattene una ragione

teo.emme ha scritto:E non che all'epoca di Verdi si scrivessero capolavori perché tra zingarelle, cari nomi, gatte in fregola...suvvia! Taccio di Donizetti, ma qualcosa si deve dire del Wagner che non è certo Goethe! Poi questa Adriana non la conosco quindi non so...certo Capuana è un routinier (battisolfa forse) che vale tanto quanto quello di Londra nel 2010: che non era Pappano ma il mediocre Elder.

Hai ragione su Elder, vo' fare ammenda: sono al mare, non ho i miei dischi, DVD e Blu Ray, per cui vado a memoria.
Non ho nessuna intenzione invece di aprire qui un contenzioso sulla drammaturgia di Francesco Maria Piave - autore di alcuni fra i più meravigliosi libretti della Storia del Teatro d'opera e autentico genio della drammaturgia - o di Cammarano, o Romani. E ovviamente, che ti sia in uggia il Wagner librettista è cosa nota almeno quanto il fatto che a Vittorio Gobbi sta sull'anima la Sutherland mentre va in fregola per la Barbieri
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda fadecas » gio 07 ago 2014, 21:06

Non lo dico solo io, peraltro. Lo diceva anche Rubens Tedeschi in "Addio fiorito asil" che rimane tuttora - a mio modesto avviso - il più interessante saggio (anche se un po' sorpassato) sulla GS e sulla sua eredità.


Scusa, ma non ti sembra che il taglio critico del libello di Rubens Tedeschi sia, alla fin fine, il solito concentrato di luogi comuni sull'opera di fine '800 come espressione di cattivo gusto della piccola borghesia italica condito in salsa paleomarxista (per Tedeschi il solo filone che conta è quello del "realismo" di lukacsiana memoria, guarda caso è un estimatore convinto dell'opera russa)? Gustoso e leggibile nel suo continuo ricorso al pedale dell'ironia, ma sinceramente qualche passo avanti dagli anni '70 lo si potrebbe fare anche in questo campo, disincagliandosi dalle secche degli ideologismi, di cui, spiace dirlo perchè è scritto bene, il saggio di Tedeschi mi sembra proprio un paradigma ...

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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda Raffaele » gio 07 ago 2014, 22:40

Io vorrei citare una piccolissima parte di un ,secondo me, prezioso e interessante intervento di Melomane di qualche anno fa (" Adriana Lecouvreur allo specchio" nella sezione Opere e autori):
..."Così la mia Adriana ideale è una silhouette trasportata dall'onda musicale e drammaturgica, che torna a torreggiare solo nei momenti di "servizio", di rappresentazione del Teatro in qualità di portavoce: la citazione di Racine in Fedra, l'identificazione con la musa Melpomene, l'invito al pubblico a servirsi del Teatro come strumento consolatorio gettandovi dentro tutte le angoscie del mondo reale ("ritorni al serraglio l'augusta sua pace") per liberarsene al duro commiato ("Scostatevi, profani!").
Lo spirito discreto e il garbo di Daniela Dessì fanno della serata scaligera del 20 novembre 2004 con la direzione di Rizzi Brignoli il mio ascolto ricorrente preferito"...

Devo dire che dopo aver letto con interesse quell'intervento mi sono apprestato a procurarmi una registrazione di quella Adriana ed ho trovato nella Dessi' davvero la mia interprete ideale(per me è perfetta,sia dal punto di vista interpretativo che vocale; e d'altra parte la trovo meravigliosa anche in altri personaggi della produzione di quel periodo, pur tenendo conto ovviamente delle differenze esistenti fra gli autori ...Penso a Iris, Manon lescaut...)
La Scotto ,devo dire, che pure adoro, pur con tutti i suoi preziosismi , in Adriana la trovo francamente insopportabile...E se qualcuno cerca del manierismo in Adriana Lecouvreur, allora preferisco di gran lunga l'interpretazione di un altra grande Adriana degli anni passati, cioè quella della Kabaivanska...
Ciao Raffaele
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda pbagnoli » ven 08 ago 2014, 14:04

fadecas ha scritto:Scusa, ma non ti sembra che il taglio critico del libello di Rubens Tedeschi sia, alla fin fine, il solito concentrato di luogi comuni sull'opera di fine '800 come espressione di cattivo gusto della piccola borghesia italica condito in salsa paleomarxista (per Tedeschi il solo filone che conta è quello del "realismo" di lukacsiana memoria, guarda caso è un estimatore convinto dell'opera russa)?

Infatti, Fabrizio (a proposito: bentornato!): io stesso avevo scritto che il saggio è sorpassato, anche perché è vero quello che tu dici, e cioè che Rubens Tedeschi - non per caso critico musicale della defunta Unità - era un vecchio rudere di una certa parte politica.
Ma un rudere colto, molto colto: e lo dico con estremo rispetto.
Quel volumetto, sorpassato sinché si vuole, è ancora un manuale fondamentale per la comprensione di un periodo fondamentale della nostra Storia culturale e anche delle ragioni per cui questa Storia è ormai purtroppo sorpassata e dimenticata.
E' inutile pensare sempre alla congiura in favore dei poteri forti.
Io ho provato ad approfondire quel periodo con ascolti mirati, ma... se i dinosauri si sono estinti, una ragione c'è stata
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda VGobbi » ven 08 ago 2014, 17:10

fadecas ha scritto:
Non lo dico solo io, peraltro. Lo diceva anche Rubens Tedeschi in "Addio fiorito asil" che rimane tuttora - a mio modesto avviso - il più interessante saggio (anche se un po' sorpassato) sulla GS e sulla sua eredità.


Scusa, ma non ti sembra che il taglio critico del libello di Rubens Tedeschi sia, alla fin fine, il solito concentrato di luogi comuni sull'opera di fine '800 come espressione di cattivo gusto della piccola borghesia italica condito in salsa paleomarxista (per Tedeschi il solo filone che conta è quello del "realismo" di lukacsiana memoria, guarda caso è un estimatore convinto dell'opera russa)? Gustoso e leggibile nel suo continuo ricorso al pedale dell'ironia, ma sinceramente qualche passo avanti dagli anni '70 lo si potrebbe fare anche in questo campo, disincagliandosi dalle secche degli ideologismi, di cui, spiace dirlo perchè è scritto bene, il saggio di Tedeschi mi sembra proprio un paradigma ...

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Bentornato carissimo! Spero davvero che ci siano più occasioni per poterti leggere su questo schermo. :wink:
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Messaggioda fadecas » ven 08 ago 2014, 21:33

fadecas ha scritto:Scusa, ma non ti sembra che il taglio critico del libello di Rubens Tedeschi sia, alla fin fine, il solito concentrato di luogi comuni sull'opera di fine '800 come espressione di cattivo gusto della piccola borghesia italica condito in salsa paleomarxista (per Tedeschi il solo filone che conta è quello del "realismo" di lukacsiana memoria, guarda caso è un estimatore convinto dell'opera russa)?


Infatti, Fabrizio (a proposito: bentornato!): io stesso avevo scritto che il saggio è sorpassato, anche perché è vero quello che tu dici, e cioè che Rubens Tedeschi - non per caso critico musicale della defunta Unità - era un vecchio rudere di una certa parte politica.
Ma un rudere colto, molto colto: e lo dico con estremo rispetto.
Quel volumetto, sorpassato sinché si vuole, è ancora un manuale fondamentale per la comprensione di un periodo fondamentale della nostra Storia culturale e anche delle ragioni per cui questa Storia è ormai purtroppo sorpassata e dimenticata.
E' inutile pensare sempre alla congiura in favore dei poteri forti.
Io ho provato ad approfondire quel periodo con ascolti mirati, ma... se i dinosauri si sono estinti, una ragione c'è stata


Non contesto certo il livello culturale di Rubens Tedeschi, che pure personalmente oggi considero, come prospettiva ideologica e metodologica, per ragioni diverse e quasi antitetiche, assai più “dinosauro” di quella giovane scuola contro cui si accanisce in “Addio fiorito asil”
Ma il punto non è questo: l’opera italiana di fine ‘800/primo ‘900 può non interessare per mille diversi e tutti legittimi motivi, molti dei quali esposti lodevolmente da Pietro e numerosi altri su questo forum in tante occasioni; così come invece può essere oggetto di interesse e rivisitazione piacevole per altrettanti differenti punti di vista, e non è mia intenzione affrontarli in questa sede.
Mi pare non troppo congruo, però, cercare un appiglio alle proprie argomentazioni in uno scritto “a tesi” il cui taglio critico affonda le radici in uno schema ideologico terribilmente invecchiato, in cui, sintetizzando al massimo senza tema di fraintendere il nocciolo, melodramma borghese fine ‘800 = irrazionalismo decadente = male assoluto, con l’assommarsi di pregiudiziali neoidealiste (crociane) a impostazioni paleo marxiste di sociologismo spicciolo, che oggi non meritano di essere citate se non come segno di una animosità che ha fatto irrimediabilmente il suo tempo.
Accetto l’affossamento, ma, almeno su un sito come questo che si è sempre caratterizzato per assenza di ideologismi, che sia motivato da ragioni più contestualizzate e circostanziate “sul pezzo” (cioè sul singolo autore e la singola opera). Rubens Tedeschi si diverte a distruggere con poche motivazioni che fanno capo sempre ai medesimi presupposti tutto un arco di produzione operistica che merita di essere analizzato (come del resto è stato fatto e si farò ancora, prima e dopo di lui) da mille altre angolazioni e sfumature. Prenderlo a modello come un “grande”, almeno per questo saggio specifico, mi sembra veramente anacronistico.
Questo, ovviamente,soltanto IMHO.
Saluti.
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Messaggioda pbagnoli » sab 09 ago 2014, 14:31

fadecas ha scritto:Non contesto certo il livello culturale di Rubens Tedeschi, che pure personalmente oggi considero, come prospettiva ideologica e metodologica, per ragioni diverse e quasi antitetiche, assai più “dinosauro” di quella giovane scuola contro cui si accanisce in “Addio fiorito asil”
...
Accetto l’affossamento, ma, almeno su un sito come questo che si è sempre caratterizzato per assenza di ideologismi, che sia motivato da ragioni più contestualizzate e circostanziate “sul pezzo” (cioè sul singolo autore e la singola opera). Rubens Tedeschi si diverte a distruggere con poche motivazioni che fanno capo sempre ai medesimi presupposti tutto un arco di produzione operistica che merita di essere analizzato (come del resto è stato fatto e si farò ancora, prima e dopo di lui) da mille altre angolazioni e sfumature. Prenderlo a modello come un “grande”, almeno per questo saggio specifico, mi sembra veramente anacronistico.

Accetto la critica e ovviamente ringrazio, segno di una lettura fedele nonostante la presenza un po' dilazionata nel tempo.
Evidentemente non mi sono spiegato, per cui sarò anche più preciso: io sono lontano anni luce dalle idee di Rubens Tedeschi, che peraltro non mi interessa né affrontare né valorizzare.
Dirò di più: come ho più volte detto, credo che sia l'Autore che il saggio siano un po' passati di cottura.
Trovo tuttavia interessante il punto di vista dell'Autore, che esce dallo stretto passaggio del giudizio estetico in cui si infognano la maggior parte dei critici, e cerca di dare una lettura un po' diversa di un fenomeno che - piaccia o no, Rubens Tedeschi o no - non ha retto alla prova del tempo.
Lo fa con acredine e partendo da una posizione di parte (ma conosci critici che non lo siano?), ma lo fa cercando di dare una spiegazione storica, anche se è una storia che sappiamo sorpassata dal tempo.
E lo fa con un tentativo unitario. Arbitrario sinché si vuole, ma unitario: una chiave di lettura unica per capire le ragioni di un'estinzione, ché tale è stata
Ripeto: non sono della parte di Tedeschi, nemmeno storicamente, ma credo che il lavoro che ha fatto in quel libriccino, pur sorpassato dalla prova del tempo, sia stato un tentativo interessante di dare una lettura storica di un momento che non ha retto alla prova del tempo.

Poi, in astratto, sono d'accordo con te: bisognerebbe valutare caso per caso.
Ma chi può farlo? E come?
E soprattutto: con quali risorse, visto che di soldi non ce ne sono per nessuno?
Anni fa il teatro di Livorno allestì tutte le opere di Mascagni; credo che il successo di tale iniziativa sia stato legato soprattutto a Cavalleria Rusticana e poco altro. Si può capire: ogni tentativo di ripresa dovrebbe avere artisti all'altezza della situazione, ma come si fa?

Va bene: ammettiamo che il punto di vista di Tedeschi sia settario e ampiamente superato. Per amore di discussione, sono d'accordo con te.
Ma mi (e ti) domando:
Perché oggi nessuno fa più Pinotta?
Perché Iris ci sembra meno proponibile di Madama Butterfly?
Perché Gastaldon ha avuto più successo con la canzone "Musica proibita" che con l'opera lirica Mala Pasqua?
In assenza della possibilità di valutare caso per caso - anche solo banalmente perché mancano i soldi per farlo - forse trovare un comune denominatore potrebbe essere un escamotage utile.
Tedeschi - a suo tempo - diede la propria interpretazione del problema.
Siamo d'accordo: è settaria e superata.
La tua qual è?
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda fadecas » sab 09 ago 2014, 18:01

Le vicende alterne della fortuna critica di un’opera, di un compositore, di un periodo storico mi inducono ad essere più cauto sulla prognosi riguardo al primo ‘900. La reversibilità nel tempo delle valutazioni può riservare, nel lungo periodo, delle sorprese inaspettate. Pensiamo, ad es., quale terra bruciata fino a pochi decenni fa fossero diventati il melodramma delle origini, il barocco, il primo ‘700 … poi divenuti miniera di riscoperte,sperimentazioni, attualizzazioni.
Restiamo quindi alla diagnosi.
A concorrere alla caduta di interesse per quella fase del melodramma italiano, credo abbiano contribuito una somma di fattori quali la difficoltà di trovare interpreti adatti ad un tipo di vocalità non delle più agevoli, il ridimensionamento complessivo delle produzioni operistiche, che porta a privilegiare inevitabilmente il repertorio, la poca disponibilità a sfidare terreni meno dissodati …oltre al fatto che, e questo va da sé ed è inconfutabile nelle linee generali, si tratta di una drammaturgia musicale che ha una presa più esile e meno assicurata di quella di lavori di altri compositori (un Puccini o uno Strauss non nascono tutti gli anni!).
Sono convinto, però, che la riproposta di non pochi titoli di quella stagione, riletti con lo spirito con cui si affrontano oggi altri lavori di altre epoche e stili teatrali e musicali, darebbe esiti interessanti.
La stessa Adriana, da cui è partito lo spunto di questa conversazione, e che è uno di quelli che sostanzialmente ha retto al tempo, si è prestata e si presta a riletture non banali (il thread “Adriana Lecouvreur allo specchio” richiamato da Raffaele ne offriva una stimolante esemplificazione!), forse sottodimensionate nella “communis opinio” del melomane-tipo di oggi, ma sicuramente vive nell’esperienza ,sia pure frammentaria e diluita nel tempo, di molti singoli spettatori o ascoltatori.
Lo stesso discorso potrei fare, per quanto riguarda grosso modo l’ultimo decennio, per le riprese di Cavalieri di Ekebù di Zandonai (Trieste e Cagliari), oltre alle numerose di Francesca da Rimini, oppure delle ricomparse sporadiche di Iris, che sicuramente non sono mai passate inosservate, o ancora della più recente ripresa a Jesi di Arlesiana, o delle varie edizioni di Wally che – su altri palcoscenici che non quelli italiani – si sono susseguite con una certa frequenza (l’ultima a Ginevra quest’anno).
Questo per dire che si tratta di un filone carsico ma non assolutamente estinto.
Gioverebbe a risollevare l’interesse per questa tranche di produzione una visione a tutto campo, volta a sottolineare ciò che lega, più che ciò che allontana, questi ed altri titoli dalla temperie musicale europea del loro tempo (nel caso di Zandonai e Smareglia, ad es., i collegamenti col mondo musicale austro-tedesco sono notevoli). Occorrerebbero, sicuramente, registi, cantanti, direttori e teatranti geniali e innovativi; perché rinunciare a priori all’idea?
Ho visto con piacere, negli ultimi anni, un rinnovato segno di interesse, nato ovviamente sotto altri lidi, per titoli un tempo quasi spariti dalla circolazione del primo ‘900 tedesco: Korngold, Schreker, Zemlinsky, fagocitati forse dal confronto con loro più grande genio coevo Richard Strauss – prima ancora che dall’ostracismo nazista – vedono una lenta ma costante rinnovata presenza su tanti palcoscenici, con cast importanti e regie illuminanti.
Non escludo che qualcosa di analogo si potrebbe fare anche per la produzione dei loro coevi italiani; probabilmente bisognerebbe creare un riferimento duraturo , quello che oggi si definisce un “evento” a scadenze (un festival ad es.), raccogliere un vivaio di idee e di nomi.

Per rispondere, poi, alla richiesta di Pietro di una visione d’insieme sul melodramma di quel periodo non inficiata dai pregiudizi di Tedeschi et al. , suggerisco il non più freschissimo ma tuttora per me alcuni capitoli dello stimolante “ Il melodramma e gli italiani “di Aldo Nicastro, Milano, Rusconi, 1982, in particolare pp. 217-244, incentrate su Mascagni ma emblematiche per l’inquadramento dell’opera italiana a cavallo del secolo.
Ma sono convinto che, meglio delle sintesi d’insieme, in questo caso siano più efficaci le analisi spinte dei singoli casi. E qui il discorso andrebbe diversificato …
Grazie dello spunto, Fabrizio
Fabrizio
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