da beckmesser » lun 27 giu 2011, 17:03
Bellissima idea “aprire” alla musica sacra, e ottima la scelta di quella che anche per me è una delle interpretazioni più emozionanti e rivoluzionarie degli ultimi anni. Non entro nel merito delle scelte esecutive (organici, ecc.), dato che il discorso sarebbe lunghissimo: del resto, prove certe non ce ne sono e, fermi restando alcuni punti fermi, la valutazione dipende dall’intelligenza dell’interprete e dalla sensibilità dell’ascoltatore. Personalmente, non mi convincono né le esecuzioni a rigorose parti reali (alla Rifkin), né quelle con una netta distinzione fra soli e cori: le soluzioni migliori mi sembra si raggiungano con una fluida distinzione fra solisti e ripienisti, da calibrare caso per caso e battuta per battuta, cosa che appunto fa Minkowski; possiamo poi discutere se 10 voci sono poche e se forse 15 o 16 sarebbero state meglio (anche se mi sembra che i 10 fuoriclasse di Minkowski facciano tranquillamente per 16…) ma il metodo a me sembra quello corretto. Ma queste, appunto, sono opinioni…
La portata rivoluzionaria di questa incisione per me sta altrove, e precisamente nel fatto che si tratta della prima lettura che sembra dar “suono” ad una nuova visione di Bach, che si è andata definendo negli ultimi decenni. Perché Bach negli ultimissimi anni della sua vita decise di scrivere una messa che non aveva nessuna finalità pratica? E perché una messa cattolica? La visione tradizionale di Bach (cui tutte le esecuzioni più o meno inconsciamente si rifanno) vede la Grande Messa più o meno come l’ultimo soliloquio del vecchio Kantor con il buon Dio, sublime meditazione di trascendente religiosità di un uomo che con luterana passione aveva passato la vita a cantarne le lodi… Le ricerche più recenti hanno cambiato molte prospettive, fino a far ritenere che, in realtà, la produzione religiosa è per certi aspetti marginale nell’opera di Bach, che ai cicli di cantate (tre o cinque che fossero) dedicò una manciata di anni all’inizio della sua avventura a Lipsia, per poi dedicarsi ad altro e riservare alla produzione sacra i ritagli di tempo; che proprio per questo visse in costante tregua armata con le autorità di Lipsia, che mal sopportavano quell’egocentrico opportunista che non si adattava ai confini del suo ruolo; che, altro che appassionato protestante, non si sarebbe fatto problemi a passare al servizio di una corte cattolica se lo avesse pagato meglio. In questo senso, la Messa potrebbe non essere altro che il corrispettivo vocale delle summae cui Bach si dedicò negli ultimi anni, opere di carattere enciclopedico e didattico, illuministe come poche altre nel loro approccio. In questo senso, la scelta dell’ordinario cattolico si spiega (con la sua varietà di situazioni, sentimenti, emozioni) in quanto miglior “copione” (o libretto) per fare da base alla raccolta del meglio di quanto prodotto in un’intera vita. La lettura di Minkowski a me sembra la prima esecuzione a seguire un approccio del genere: non ci sento nessun approccio confessionale, nessuna trascendenza, nessuna generica “sacralità”. Al contrario, un caleidoscopio variegatissimo di sentimenti, umanità e, soprattutto, di stili: per la prima volta la Messa non mi è sembrata un mondo chiuso in se stesso, di espressività genericamente “religiosa”, ma al contrario ci ho sentito profumi di opera italiana, di certa musica francese e presagi di molto di quello che sarebbe arrivato di li a poco.
Non dico affatto che sia il modo giusto (né tantomeno l’unico) di intendere Bach, ma certo è un approccio che ribalta tutte le prospettive… È la stessa sensazione provata ascoltando i magnifici Brandeburghesi di Minkowsi. Anche lì, spazzato via l’approccio reverenziale verso il Sommo Capolavoro, quei concerti riacquistano il tono di quello che (forse) erano in origine: musica di circostanza, esperimenti, con una varietà di colori e contrasti che non avevo mai sentito prima. E ho il sospetto che quando (spero presto!) Minkowski affronterà le Passioni, potremmo scoprire allibiti che forse il soprano che medita nel Getsemani ha qualcosa in comune con la Cleopatra di Handel che piange la sua sorte…
Saluti,
Beck
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beckmesser il lun 27 giu 2011, 19:40, modificato 1 volta in totale.