Licenze di scrittura e questioni grammaticali

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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Enrico » dom 14 mar 2010, 13:49

Se pronome sempre senza accento in Leopardi (ed.Mondadori a cura di F.Flora); sè stesso con l'accento nella Storia della Filosofia di De Ruggiero (Laterza: sempre e solo accento grave anche su ); qual'è con apostrofo in Pirandello (ed.Newton) e nella Divina Commedia minuscola dell'Hoepli curata da Fornaciari; provincie nel Trattato di Storia Romana di G.Giannelli, etc.

Nella discussione sui tenori possiamo accettare le "licenze ortografiche" se i nostri interlocutori accettano la possibilità che anche i tenori si prendano le loro licenze "tecniche" : Chessygrin :
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Tucidide » dom 14 mar 2010, 14:56

Enrico ha scritto:sè stesso con l'accento nella Storia della Filosofia di De Ruggiero

Io scrivo sempre "sé stesso" con accento acuto, siccome ritengo che l'eccezione di "se stesso" sia una colossale bufala, che crea solo confusione. Se si è deciso che il pronome "sé" va scritto accentanto, allora lo si accenti sempre, e basta. :wink:
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Enrico » dom 14 mar 2010, 15:18

Ma ci sono persone che lo considerano errore gravissimo (una volta era errore scriverlo senza accento, poi si disse che si può perché si capisce lo stesso, poi qualcuno ha deciso che si deve scrivere senza accento...): ai miei alunni dico che in teoria possono fare come vogliono, ma se non si sa da chi verrà corretto il proprio scritto è meglio evitarlo del tutto e cercare un'altra espressione equivalente (lo so, è un ragionamento decisamente contorto!). So da valide fonti che anche "qual'è" doveva essere scritto obbligatoriamente con l'apostrofo. Ma spesso diamo troppa importanza a queste nojose quistioni: secondo me l'importante è che ci siano coerenza e comprensibilità all'interno dello stesso scritto. Ah, ho messo due volte "Ma" all'inizio del periodo: secondo una mia collega è un errore gravissimo.
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Tucidide » dom 14 mar 2010, 19:23

Enrico ha scritto:Ah, ho messo due volte "Ma" all'inizio del periodo: secondo una mia collega è un errore gravissimo.

Perfettamente conscio del fatto che non si possa operare un perfetto parallelismo fra il sed latino ed il ma italiano, non posso tuttavia fare a meno di ricordare come Sallustio, autore che adoro, cominci moltissimi periodi con "sed".
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Milady » dom 14 mar 2010, 21:24

Carissimo Tuc,
le questioni poste da te e daltri "forumisti" sono per me molto interessanti.
Sono stata allieva di Bruno Migliorini, grande storico della lingua , per niente "barone" , persona alla mano e studioso capace di mantenere un raro equilibrio tra tradizione e innovazione.
Crusca o non Crusca ,"perplimere" - si scrive così?- mi sembra un neologismo racchio assai. E come si coniuoga ? mah...
Stare attenti all'ortografia sembra roba da parucconi, ma non lo è.
E famolto bene Enrico ad "allertare " i suoi allievi: bravo Enrico!
Vedi ,Tuc, , se contano qualcosa tutti i miei anni di insegnamento,posso tranquillamente affermare che l'osservanza di una corretta ortografia non significa star dietro alle pinzillacchere , bensì darsi una sorta disciplina o una speifica "forma mentis" fin dagli inizi.
Lo scollamento ortografico, semantico, sintattico e lessicale è andato di pari passo con la diminuita capacità di razionalizzazione del discorso e dei dati.
Ho visto studenti di filosofia in apnea dinanzi a ragionamenti non certo trascendentali, anzi ,lementari o quasi.
Nulla di male se un giovane non sa cosa sia un sillogismo. Mi sentivo però cascar le braccia se, una volta spiegato con tanto di scrittura in stampatello alla lavagna, con calma e con chiarezza , la forma basilare del sillogismo, restavano con gli occhi spalancati a bottone e arrivavano a capire con molta fatica.
Un'altra faticaccia era convincere gli ignavi pargoletti della necessità di usare termini tecnici e definizioni esatte.
Per quanto mi riguarda, ho imparato, letteralmente a spese mie ,che nei negozi di "roba elettronica" bisogna andare con richieste precise al millimetro . Altrimenti conto salato, aggeggi inutili e figura da scema di guerra assicurata o "garantita al limone".
La creatività linguistica o la libertà dal giogo delle polverose regoline tradizionali , tanto in auge nei primi anni '70 e dopo,si fondava, secondo me, su un colossale fraintendimento.
I maestri di allora , primi anni '70, lasciavano beatamente le briglie sciolte ai loro allievi fin dalle elementari.
E così, chi scriveva correttamente fin dai quei banchi di scuola, scrive ancora correttamente, soprattutto se ha letto qualche buon libro. Chi , con la benedizione dei docenti, infiorava i propri temini di svarioni su svarioni, ha incrementato a livello esponenziale l'indice di erroneità e ,spesso, sul piano del ragionamento lascia alquanto a desiderare. Se ha letto poco o nulla , son dolori.
Gli scrittori veramente creativi, quelli che hanno rivoluzionato la scrittura del loro tempo, conoscevano in real tà a menadito tutti i segreti dell'officina retorica.Quando hanno scritto appunto pagine del tutto innovatrici , hanno pesato col bilancino ogni sillaba del loro discorso : non c'è nulla di casuale o di per sè naturale nella loro prosa o nella loro poesia.
Si può gettare a mare tutte la grammatiche o i dizionari del mondo solo quando li conosci talmente da poterne fare a meno e andare avanti.
Quanto al Fornaciari, lasciamo stare :acqua passta . C'è dal 1966-67 l'edizione critica dell "Commedia" curata da Giorgio Petrocchi, che fuga qualsiasi dubbio ortografico antico o moderno.
Se in Carducci leggiamo "pover'uom", mi chiedo : cosa c'è nell'autografo? O , in assenza dell' autografo, come leggono nel stampe curate da Carducci ?Fermo restando che gli errori ( o sviste ) d'autore sono pane quotidiano , e , ogni volta bisogna contestualizzare e storicizzare i dati in presenza.
E Leopardi ? Leopardi scriveva secondo le modalità del suo tempo, che non sono più le nostre. Al solito rinvio agli autografi. E quanto alle possibili licenze , Leopardi era Leopardi.
Non saltiamo , per favore, sul tram di questi grandissimi.
Che ci sia una evoluzione del parlato è bene:le lingue dell'uso, specchio dei tempi, sono ormai sottoposte a continue metamorfosi accelerate dalla globalizzazione.
Il che non ci autorizza a lasciarci dominare dall'effimero, altrimenti si dà vita a una sorta di Babele senza capo né coda.Qualche regoluccia c'è...
Emoticons? Mi sono simpatiche le vispe faccettine , che non so usare.Se qualcuno gentilmente...
In un forum poi, dove si discute liberamente e a botta calda, direi che le licenze "grammaticali" fanno parte del pacchetto.
Gli anglismi , se indispensabili , vanno benissimo.
Tutto qui: "adelante con juicio", come raccomandava un signore che conosceva molto bene l'italiano ed era venuto a riasciacquare i suoi panni in Arno.
Con simpatia
Milady
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda FRITZ KOBUS » lun 15 mar 2010, 0:10

Cara Milady,
se tu non ci fossi bisognerebbe inventarti. Hai anticipato quanto avrei desiderato scrivere io. Infatti, pur rimanendo un nanetto davanti alla indubbia conoscenza sciorinata da Tuc e da te, non mi sembrava affatto plausibile fondarsi solo sugli esempi, pur illustrissimi, indicati. Il criterio usato confonde terribilmente le acque. Richiamare autorità indiscusse che sulla stessa questione mostrano orientamenti diversi non aiuta a fugare alcun dubbio. Sarebbe stato meglio citare direttamente i trattati di grammatica. A scuola (elementare o primaria che sia) insegno matematica; dall'anno prossimo passerò all'area linguistica e di sicuro "qual è" sarà senza apostrofo e "se stesso" senza accento, anche se concordo con Tuc: scrivere "sé stesso" non sarà affatto un peccato mortale.
Scrive Tuc
Per conto mio, sono diviso fra due idee: da una parte, il conservatorismo linguistico, che vorrebbe mantenere per quanto possibile le sfumature della nostra lingua ed evitare impoverimenti semantici. Dall'altra, la mia formazione di classicista e linguista semi-dilettante mi fa capire come l'evoluzione del linguaggio non sia altro che una progressiva "violenza, come la chiama Fritz, che dopo un po' non è più stata vista come violenza, ma accettata. In sostanza, l'evoluzione non è altro che un processo per cui si comincia a ritenere giusto ciò che prima era sbagliato, e sbagliato ciò che prima era giusto, seguendo la tendenza.

Il punto è proprio questo; come nella stessa vita biologica la mutazione è normalissima: non esisterebbero le lingue neolatine se non fosse intervenuta alcuna mutazione in grdo di trasforamere il latino. Ciò che esiste è tale perché è venuto fuori da qualcos'altro. Ma in quanto tempo? L'accelerazione dei ritmi di vita, della comunicazione, dei processi generativi e trasformativi è arrivato a non farci riconoscere le nostre stesse vite di poco tempo fa. Siamo esseri che vivono in più tempi cronologici e bisogna ogni volta rifondare le nostre bussole cognitive per rimanere a galla. Il tempo ci brucia le natiche (notare la delicatezza). Ogni novità sembra irrompere in maniera travolgente e viene accolta a braccia aperte come se fosse una rivelazione divina. Ricordo quando, d'un tratto, col diffondersi della cultura informatica, si comincià ad usare il verbo "testare". Mi pareva una vera schifezza. Tutti "testavano" qui e "testavano" lì; sugli involucri delle sponette o dei deodorati si assicurava che erano fabbricati con prodotti "non testati" su animali ecc.. I tecnici informatici testavano di continuo; speravo che ogni tanto qualcuno tastasse qualcosa magari..e invece testavano e basta. Mi chiedevo che senso avesse coniugare in italiano un verbo inglese, "to test", che ha un suo immediato corrispettivo nella nostra lingua: il verbo provare. Ciò è indice di una sudditanza linguistica ormai ampiamente acclarata verso cui non solo non si trovano strategie per porvi rimedio, ma ci si adopera per subirla con maggior vigore. Questa inclinazione esterofila, anzi, anglofila, si è diffusa in modo tale che i bambini spesso vengono fuori con domande innocenti tipo: "Maestro, ma come si dice in inglese computer?".
Ciò che non amo è l'accettazione pedissequa dell'ultima ventata in termini di moda linguistica, il vezzo di cambiare scriteriatamente e senza particolare motivo espressioni codificate che rispondono perfettamente alle necessità linguistiche ma che, chissà come mai, ad un certo punto si trasformano d'imperio. Un imperio che non riguarda i neologismi colti o decisi d'autorità, come richiamava Tuc, ma imposti soprattutto dall'aggressività commerciale e della pubblicità. Sulle insegne sono stati scritti trattati. Sia come sia ancor oggi soffro a veder fuori dai negozi "paninoteca", "focacceria", "schiacciateria", ed anche "enoteca" mi rende un po' nervoso: meraviglioso sarebbe veder scritto fuori: "panini", "focacce", "schiacciate", "vini".
In ultimo l'inserimento degli ideogrammi richiamato da Tuc: non so se siano ideogrammi (le faccette servono a dare una visualizzazione immediata di stati d'animo:emoticon deriva sicuramente da emotion per la prima parte, non so "con" da dove provenga) perché, a lume di naso, gli ideogrammi sono grafemi astratti, le faccette grafemi (?) di immediato riconoscimento, cioè una sorta di coincidenza tra significante e significato che appartiene al pensiero concreto. Se è così l'introduzione di tali elementi depaupera sicuramente la comunicazione scritta che farà a meno di ricercare una adeguata espressione linguistica per ricorrere all'immediatezza e semplicità comunicativa dell'emoticon. Grazie. FRITZ
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Tucidide » lun 15 mar 2010, 0:34

Milady ha scritto:Sono stata allieva di Bruno Migliorini, grande storico della lingua , per niente "barone" , persona alla mano e studioso capace di mantenere un raro equilibrio tra tradizione e innovazione.

Cara Milady, mi viene istintivo genuflettermi di fronte ad un'allieva di un Gigante della linguistica italiana. :D
Crusca o non Crusca ,"perplimere" - si scrive così?- mi sembra un neologismo racchio assai. E come si coniuoga ? mah...

Sì, hai ragione. E' veramente orrendo. :?
Per la coniugazione, proporrei un passato remoto "perplessi, perplimesti, ecc." e un participio passato "perplesso". Però, è e resta un monstrum... mostruoso. :)
Del tuo discorso condivido gran parte, e sono d'accordo sulla necessità di preservare, nei limiti del possibile, gli usi soprattutto sintattici propri dell'italiano, per evitare un effettivo impoverimento delle potenzialità espressive della lingua. Per esempio, l'abolizione progressiva del congiuntivo, che con buona pace di Serianni è effettivamente in atto, dà luogo all'incapacità di conferire alle frasi una sfumatura di eventualità (uno dei significati primitivi di questo modo).
Diversa però mi sembra la questione dell'ortografia, che è ballerina anzi che no da tempi immemorabili.
Il buon vecchio piè sarebbe in origine pie', ma adesso tutti lo scrivono piè. Il Fra di Fra Cristoforo, per intenderci, sarebbe un Fra', ma già Manzoni scrive Fra. Forse, dico forse, verrà la volta di . Così, l'analogia porterà forse a riconsiderare corretta la grafia "qual'è". Non dico che sia giusto. Ma lo diventerà, probabilmente. E questo non mi pare che impoverisca la lingua. Non è un apostrofo a cambiare le cose. Un congiuntivo è molto più importante, direi.
Solo su una cosa mi permetto di dissentire:

E Leopardi ? Leopardi scriveva secondo le modalità del suo tempo, che non sono più le nostre. Al solito rinvio agli autografi. E quanto alle possibili licenze , Leopardi era Leopardi.
Non saltiamo , per favore, sul tram di questi grandissimi.

Beh... Sicuramente Leopardi scriveva secondo le modalità dei suoi tempi, ma il fatto che queste modalità siano mutate dimostra che appunto esse sono in trasformazione. E la trasformazione altro non è che lo "sdoganamento" di errori. Quello che per noi ora è giusto, lindo e pulito, non lo sarebbe stato trecento anni fa.
Citare forme ortografiche di Leopardi o di Manzoni, di Carducci o di Foscolo, non significa cercare malandrinamente appigli altolocati, ma documentare tali trasformazioni. :D

Emoticons? Mi sono simpatiche le vispe faccettine , che non so usare.Se qualcuno gentilmente...

Volentieri, Milady: non devi far altro che cliccare (altro bel neologismo, oramai nemmeno tanto "neo") sulle faccine che vedi sulla destra a fianco della casella dove scrivi i messaggi. Devi prima posizionare il cursore sul punto in cui vuoi che appaia, poi clicchi e il gioco è fatto. : Sig :

Buona notte!

P.S. Sto per andare a nanna, ché domani sarà una giornataccia! Ho letto al volo le parole di Fritz, sulle quali prometto di tornare domani o dopodomani.
Ri-buona notte! :D
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Milady » lun 15 mar 2010, 15:05

Carissimo Fritz e carissimi tutti,
siete sin troppo gentili con me. Io mi diverto molto a partecipare a questo forum dove si discute allegramente e appassionatamente della nostra passione della lirica: passione ormai ristretta a pochi e guardata con un filino di compassione da molti giovani. Sono infatti reduce dall'acquisto di un CD didattico - speriamo bene - per la mia nipotina. Il garzoncello imberbe deputato alla funzione di commesso, mi ha detto con aria incredula :" Ma davvero le piace la musica lirica?"
"Sì", ho replicato con l'accento fiero e disdegnoso del padre nobile verdiano.
Sì, sono stata molto fortunata ad avere un maestro come Bruno Migliorini : nei due anni di corso che ho seguito ci ha propinato prima "La questione della lingua nel Cinquecento" e poi "La disputa sulla lingua tra Graziadio Ascoli e Manzoni : onestamente due barbe da
Tutta la mia generazione e quella successiva ha avuto la fortuna di avere maestri di alto rango- da Garin a Contini- e con la passione dell'insegnamento. Il resto è silenzio.
Quanto alla lingua corrente, i miei studenti riempivano allegramente le loro "verifiche" mensili scritte- carta canta- di "orrori" ortografici - quasi mai "ha " , "hanno, bensì "a" , "anno"-"conditi da rovinosi testa-coda sintattici. Erano all'ordine del giorno 1) l' uso "inventivo" dei verbi ausiliari , con allegri iscambietti tra "essere " e "avere" ,2) il funerale e la tumulazione del miserando congiuntivo, manco ci fosse stato da pagare un tignoso dazio su ogni congiuntivo usato.
Stendo un velo pietoso sulle circolari ministeriali in burocratese puro e sintatticamente a ruota libera.
Molti anni fa arrivò dall'Urbe una lunghissima circolare dell'allora Ministro della Pubblica Istruzione, con l'iterazione ostinata di "se"+ condizionale, e il congiuntivo nella principale. Quindi " se sarebbe + fosse" (tipo " se sarebbe bel tempo, io venissi"): un generico racchio meridionalismo d'accatto. Il napoletano classico , che ho studiato da secchiona, quando sognavo una tesi su Salvatore di Giacomo, è a dir poco splendido e musicalissimo.Le circolari di allora erano scritte da cani, le ultime che ho dovuto leggere per dovere di servizio , idem, se non peggio.
Naturalmente la morte del congiuntivo o l'eventuale spostamento delle di lui spoglie a casaccio, non mi piace: è un segno di sbandamento semantico .
Se , caro Fritz,ti capitasse di girovagare per le strade del mio antico quartiere o in quelle limitrofe, penseresti inevitabilmente che è una zona popolata da ubriaconi cronici: tutti in ciampanelle, Milady compresa . Ogni due passi c'è una "vineria" -che racchiume lessicale!- e ne aprono di continuo.Il peggio è che vedi già alle prime ore del pomeriggio ragazzetti con poderosi bicchieroni in mano e vuotati in men che non si dica. Prima di stramazzare a terra, sono pure cordialoni e generosi : mi hanno offerto non so quante volte di partecipare ai loro brindisi.
Anche le "focaccerie" abbondano...
Aggiungo che il bombardamento attuale di anglicismi , tanto "à la page", non mi piace per nulla. Di recente è venuto a casa mia un ragazzolo per raccomodare un vetusto elettrodomestico in stato preagonico. Farfugliava un "Itangliano" da barzelletta , farcito di improbabili vocaboli english o american , pronunciati alla borgatara.Altro che il Verdone dei primordi!
E non parliamo del computerese! "Testare" l'ho sentito poco fa e mi sono pure cuccata una "videata" di leggi e leggine condominiali "a cascata"."Quale orror!".
Quanto agli apostrofi, ricordo che proprio il pazientissimo Prof. Bruno Migliorini ci raccomandava l'apostrofo in presenza di caduta della vocale finale dinanzi ad un vocabolo con vocale iniziale.Lo stesso per "un''" al femminile , dinanzi a vocabolo (ovviamente) femminile con vocale iniziale .Dunque : "qual'è" e "un'amica".
Va bene e non costa nulla. "De minimis non curat praetor"? Eh no! il "laissez faire" anche ortografico è il primo cedimento. Scrivere correttamente è una buona abitudine. E come tutte le buone abitudini va presa da piccoli.
E , infine HELP! per le emoticons : Ho fatto come da istruzioni e :D : questo è il corrispetivo dell'allegra faccetta "very happy" :D " arieccola!
Dove sbaglio ? Cosa debbo fare?
Con tabnta simpatia
Buon Poleriggio da Milady
che corre all'autobus come Meannea per andare ad ascoltare una bellissima conferenza.
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Enrico » lun 15 mar 2010, 15:36

:shock: Qual'è con l'apostrofo? :shock: Ipse dixit?
Va benissimo anche per me, ma come lo spiego alle mie colleghe?
Ah, dimenticavo: in un compito (su Manzoni!) ho trovato scritto dell'luogo :(
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Alberich » lun 15 mar 2010, 16:55

Enrico ha scritto::shock: Qual'è con l'apostrofo? :shock: Ipse dixit?
Va benissimo anche per me, ma come lo spiego alle mie colleghe?
Ah, dimenticavo: in un compito (su Manzoni!) ho trovato scritto dell'luogo :(


Secondo me si dovrebbe anche ammettere che la gente può sbagliare... :roll:
Io scrissi un "alcuanto" in una versione. Capita.
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Enrico » lun 15 mar 2010, 17:34

Lo so che può capitare: diventa un problema se capita troppo spesso.
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Tucidide » lun 15 mar 2010, 22:46

Enrico ha scritto::shock: Qual'è con l'apostrofo? :shock: Ipse dixit?
Va benissimo anche per me, ma come lo spiego alle mie colleghe?

Aggiungo anch'io il mio sgomento :shock: e non sono nemmeno tanto convinto, a meno che non si decida di segnare sempre anche l'apocope con l'apostrofo, e non solo l'elisione. Sarebbe più semplice, in effetti.
Ah, dimenticavo: in un compito (su Manzoni!) ho trovato scritto dell'luogo :(

Preferisci "non l'ho sapevo"? :) : Blink : :(
Carino anche uno straordinario uso del trapassato remoto, nientemeno, da parte di uno studente di cui ebbi la ventura di leggere un tema estivo sui Promessi sposi:
"A quel punto, Renzo capì che fu stato ingannato". :shock:
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Tucidide » lun 15 mar 2010, 23:13

Eccomi al tuo bell'intervento, Fritz. L'ho letto e riletto, perché è davvero interessante, e dici cose che sicuramente non vanno prese sottogamba.
La questione del tempo, innanzitutto:
FRITZ KOBUS ha scritto:Il punto è proprio questo; come nella stessa vita biologica la mutazione è normalissima: non esisterebbero le lingue neolatine se non fosse intervenuta alcuna mutazione in grdo di trasforamere il latino. Ciò che esiste è tale perché è venuto fuori da qualcos'altro. Ma in quanto tempo? L'accelerazione dei ritmi di vita, della comunicazione, dei processi generativi e trasformativi è arrivato a non farci riconoscere le nostre stesse vite di poco tempo fa. Siamo esseri che vivono in più tempi cronologici e bisogna ogni volta rifondare le nostre bussole cognitive per rimanere a galla. Il tempo ci brucia le natiche (notare la delicatezza). Ogni novità sembra irrompere in maniera travolgente e viene accolta a braccia aperte come se fosse una rivelazione divina.
[...]
Ciò che non amo è l'accettazione pedissequa dell'ultima ventata in termini di moda linguistica, il vezzo di cambiare scriteriatamente e senza particolare motivo espressioni codificate che rispondono perfettamente alle necessità linguistiche ma che, chissà come mai, ad un certo punto si trasformano d'imperio. Un imperio che non riguarda i neologismi colti o decisi d'autorità, come richiamava Tuc, ma imposti soprattutto dall'aggressività commerciale e della pubblicità. Sulle insegne sono stati scritti trattati. Sia come sia ancor oggi soffro a veder fuori dai negozi "paninoteca", "focacceria", "schiacciateria", ed anche "enoteca" mi rende un po' nervoso: meraviglioso sarebbe veder scritto fuori: "panini", "focacce", "schiacciate", "vini".

Se ho ben capito, tu critichi l'eccessiva velocità con la quale si impongono all'uso i neologisimi e anche le "mode" linguistiche. In effetti la risposta è già nel tuo scritto: la maggiore velocità delle comunicazioni ha portato ad una maggiore velocità, quasi rapace, dell'imporsi delle mode. Spesso, aggiungo io, si tratta di mode effimere, che durano poco. Ricordo l'acronimo "TVB" che ai miei tempi :mrgreen: era assai in voga, ed oggi mi risulta un po' passato di cottura. Adesso è il momento di cn, sn, cmq, ke, xkè, abbreviazioni che mi stanno bene finché si resti nell'ambito della comunicazione privata, ma che mi parrebbe delittuoso accettare nello scritto ufficiale. Con questo, per altro, rinnego la tradizione degli amanuensi e della loro cervellotica tachigrafia. Ma i tempi sono cambiati. Resta inteso, per altro, che se scrivessi un libro "alla Moccia", userei queste abbreviazioni con intento direi quasi verista. : Chessygrin :
Resta comunque il fatto che, se è senz'altro vero che il mondo attuale ha la tendenza ad accettare quasi indiscriminatamente ogni novità, altrettanto sicuramente il Tempo stabilisce cosa resta veramente.

In ultimo l'inserimento degli ideogrammi richiamato da Tuc: non so se siano ideogrammi (le faccette servono a dare una visualizzazione immediata di stati d'animo:emoticon deriva sicuramente da emotion per la prima parte, non so "con" da dove provenga) perché, a lume di naso, gli ideogrammi sono grafemi astratti, le faccette grafemi (?) di immediato riconoscimento, cioè una sorta di coincidenza tra significante e significato che appartiene al pensiero concreto. Se è così l'introduzione di tali elementi depaupera sicuramente la comunicazione scritta che farà a meno di ricercare una adeguata espressione linguistica per ricorrere all'immediatezza e semplicità comunicativa dell'emoticon.

In effetti nelle scritture ideografiche coesistono due diversi codici: uno stesso segno può avere l'originario valore rappresentato graficamente, come un(')emoticon (presumo che questa parola significhi "emotion icon"), oppure indicare un suono, perdendo il significato ideografico.
Certamente una comunicazione ideografica è più povera, ma usata in combinazione con lo scritto arricchisce la comunicazione.
Marinetti sarebbe fiero di me. :lol: :lol: :lol:
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda FRITZ KOBUS » lun 15 mar 2010, 23:37

Tucidide ha scritto:Eccomi al tuo bell'intervento, Fritz. L'ho letto e riletto, perché è davvero interessante, e dici cose che sicuramente non vanno prese sottogamba.

D'esser si grande io non pensavo (P. Mascagni, L'amico Fritz, AttoI). D'altra parte ne sai chiaramente molto più di me, per frschezza di studi e approfondimento della materia che invece, io, ho sempre preso in considerazione in seconda battuta. Gentile, ma effettivamente troppo buono. Sono riflessioni fuggevoli. Questo forum però permette di farle e mi sembra una gran cosa.
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Re: Licenze di scrittura e questioni grammaticali

Messaggioda Enrico » lun 15 mar 2010, 23:53

Qual'è - con l'apostrofo - era la regola a scuola ai tempi di mia madre. E, come ho detto, l'ho trovato in molti libri del '900 (non solo gli antichi Pirandello e Fornaciari).
Forse, dico forse, è avvenuto qualcosa di simile al caso del sè stesso/sé stesso/ se stesso:
1) Qual'è si scrive con l'apostrofo.
2) Qual è, si può scrivere senza apostrofo (Qual può essere parola tronca, si capisce lo stesso etc.)
3) Qual è si scrive senza apostrofo.
Forse...
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