Vera e propria dannazione di molti artisti odierni, puntualmente stroncati ad ogni loro esibizione ed a prescindere dal “nome”, quanto prezioso spazio di critica serrata per i molti incontentabili di turno, il corriere della Grisi, peraltro molto ben impaginato e strutturato, rappresenta oggi una importante voce dalla quale checchè se ne dica in ben pochi oggi sanno davvero prescindere, anche perché è indubbio che si tratti di una voce davvero “fuori dal coro” giacchè non si perita di censurare la maggior parte degli spettacoli dell’oggi troppo spesso osannati senza corrispondente merito.
Ma sei così sicuro che sia davvero imprescindibile? Che sia una voce fuori dal coro, poi, può essere vero, ma a patto di considerare solo la carta stampata. Sui forum e sui blog, per non parlare delle chiacchiere da foyer, si sentono pareri consimili. Vieni a Ravenna in loggione: troverai almeno una decina di appassionati che si dichiarano dediti ai 78 rpm, che lasciano lo spettacolo a metà, che buano, che cioè fanno o dicono cose molto simili a quelle dei tuoi amici GG e DD.
I pregi di questo blog sono molti, primo fra tutti il sempre estremo interesse con cui si leggono gli interventi dei due fondatori che non solo scrivono in modo strepitoso ma impreziosiscono di riferimenti culturali molto spesso del tutto inediti i loro interventi che peraltro accompagnano sempre con link di ascolti di assoluta validità, ed utilissimi all’immediata diretta verifica di quanto affermato, ma anche la loro lodevole battaglia anche culturale volta al mantenimento della memoria storica del meno recente passato.
Concordo sull'interesse degli ascolti, e da queste pagine rivolgo loro un sentito grazie. Altrettanto interessanti sono certe disamine storiche, mentre non concordo sullo stile, spesso ampolloso, infarcito di paroloni desueti che sanno di Paolo Bonolis, scorretto grammaticalmente ed estenuante alla lettura. Niente di male, sia chiaro, visto che almeno non avocano a sé il compito di tutelare l'antica lingua di Dante. La battaglia culturale poi, è orientata in direzione a mio avviso errata. Non alla memoria storica tende il CdG, ma all'indottrinamento. Non si analizza un dato ponendolo nella sua temperie culturale e storica, ed ammettendo l'evoluzione della forma d'arte, bensì si vuol dimostrare che c'è una maniera "giusta" ed una maniera "scorretta", che viene truffaldinamente spacciata per giusta. D'altronde, un "corista" (per usare una tua espressione, Stecca) ha dichiarato che l'evoluzionismo non consente una perfetta interpretazione di un fenomeno storico. Io non concordo nemmeno un po', ma mentre io, da evoluzionista, posso sostenere la mia posizione (che per altro è personale, e passibile di critica), chi nega il divenire storico deve fissarsi su un dogma, giacché vede il mondo andare in una direzione diversa. Ovviamente, l'accusa all'evoluzionismo è la solita: il giustificazionismo. Sarà anche un'accusa fondata, ma è la sola che spieghi i fenomeni, senza arroccarsi su un fiordo a rimirare il mondo in disfacimento.
I difetti a mio parere sono più che difetti dei limiti, e sono sostanzialmente due ed entrambi di chiara ed evidente matrice cellettiana, vero e proprio nume tutelare dei due fondatori e dei loro principali adepti.
Il primo è quello di mettere troppo spesso a confronto voci attuali di cui è stato dato a tutti o a molti la possibilità della diretta verifica vuoi a Teatro vuoi in disco, a voci troppo distanti nel tempo e magari conservate solo da vecchissime registrazioni fatte con metodologia troppo diversa da quella utilizzata per i cantanti del dopo-guerra, ed il secondo è quello di affidare troppo il finale giudizio di un Artista alla minuziosa e parcellizzata analisi delle singole note quasi non si rendessero conto che la statura di un interprete, se è ben vero che non può prescindere dai rudimenti tecnici di base e ci mancherebbe, non può certo essere limitata ad una corretta e certamente pregevole esecuzione dello spartito.
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Dici cose condivisibili, anche se non noto, a dire il vero, molta differenza fra i cori e le arie (per usare il tuo traslato). Mi pare invece che i curatori siano molto lusingati dal successo che riscuotono, e siano ben felici che i propri adepti indulgano al dileggio. Non ravviso ironia o salacità nemmeno in loro, così come, al di là di alcuni casi, non c'era in Celletti. Il grande R.C. è stato una delle penne più brillanti del '900, e ben avrebbe meritato di trovare spazio nelle antologie di storia letteraria del XX secolo, come il critico d'arte Roberto Longhi. Ma spesso quella penna magica era intinta nel curaro (bella l'immagine, di Milady se non erro). E di curaro si trattava, non di innocuo spirito o mordace ironia.
A parte poi ci sarebbe la questione del cosiddetto "consenso", ma ora è troppo tardi per parlarne. Ho alcune cose da dire al riguardo, e mi riprometto di farlo nei prossimi giorni.
Buonanotte!